Bozza:Donatello Stefanucci: differenze tra le versioni

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A questo periodo, tra i suoi più felici, data l’avvio delle partecipazioni a importanti esposizioni e concorsi: [[Roma]], [[Milano]], [[Firenze]], [[Fiume]], [[Rovigo]], [[Bologna]]. L’Esposizione Nazionale della Reale Accademia di Brera, l’Esposizione Internazione d’Arte di Fiume, l’Esposizione nazionale degli artisti a [[Palazzo Pitti]] in [[Firenze]], in [[Roma]] varie edizioni della Biennale Internazionale d’Arte e dell’Esposizione Nazionale “Amatori e Cultori” e sempre nella capitale la I Mostra Nazionale del Paesaggio italiano, la I Mostra d’arte pura di [[Rovigo]], a [[Bologna]] la II Mostra Nazionale del Paesaggio italiano e molte altre.
[[File:Donatello Stefanucci - Montagne picene.jpg|thumb|Donatello Stefanucci, ''“Montagne Picene”'' (1924); tempera su tela, 197×96 cm, collezione privata, Roma]]
Da ricordare la partecipazione nel 1924 alla II Biennale Internazionale d’Arte, dove una sua opera dal titolo ''“Montagne Picene”'' fu definita dal pittore e critico [[Onorato Carlandi]] ''«la più bella di quante ne ospitasse la mostra»''<ref name = LP2/>.
 
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Di tale ciclo pittorico si conserva, esposto nella Pinacoteca comunale di Cingoli, il modello in scala su sopporto ligneo che il pittore presentò alla committenza <ref name = LP3/>.
 
[[File:Donatello Stefanucci - Panorama.jpg|thumb|Donatello Stefanucci, ''Cingoli Balcone delle Marche Stazione Climatica Estiva Posizione Incantevole Panorami Sconfinati'' (1934); olio su tela, 74×204 cm, Pinacoteca Comunale, Cingoli]]Gli anni ‘20 e ‘30 vedono Cingoli impegnata in un’ambiziosa politica di promozione turistica<ref name = LP4>{{cita| Luca Pernici, ''Cingoli - Gli anni del fascismo: infrastrutture, valorizzazione turistica, fermenti culturali'' in: Atlante storico delle città italiane – Marche - Cingoli, a cura di Francesca Bartolacci, Macerata, EUM, 2024. pp.15-27}}</ref>. Condividendo il fervore dilagante in città, egli mette a disposizione la sua arte. Ne usciranno tra le sue opere più iconiche, tra cui il manifesto per la stagione estiva 1934: "''Cingoli Balcone delle Marche Stazione Climatica Estiva Posizione Incantevole Panorami Sconfinati''"<ref name = LP3/>.
 
(inserire qui immagine dell'opera)
 
=== Trasferimento a Fano ===
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== Giudizi critici ==
*Remigio Strinati in: "''Giovane Arte Picena Contemporanea''", Roma - Edizioni E. Pinci, [1927], pp. 80-82: «Ci sono, nella pittura dello Stefanucci, rivolta quasi esclusivamente al paese, benché egli sappia far non men bene la figura ne’ rari casi in cui s' induce a trattarla, delle qualità che debbono dirsi istintive perché non solo costanti in ogni suo quadro, anche dall’anteguerra, ma perché in continuo incremento attraverso l'esercizio e l'esperienza: alludiamo alla cristallina purezza dell'impasto, alla levità aerata delle ombre, all'equilibrio dei rapporti, alla consistenza del chiaroscuro, al taglio decorativo, e specialmente all'irradiazione prepotente della luce: frutto, oltre che di un temperamento come nato ad hoc, del dipingere, senza eccezione, all'aria aperta, a valle e a monte, in ogni stagione, in ogni ora del giorno.»
 
*Valerio Volpini in: "''Donatello Stefanucci, Fano 19 luglio-14 agosto 1987''", brochure della mostra: «Stefanucci appartiene a quella categoria di creatori che non lasciano indifferenti perché nella coerenza della costruzione, nella giustezza della luce coloristica, nell’immediatezza dei segni trasmette vigorose suggestioni. Quella di Stefanucci forse non è una “ bella pittura” nel senso dell’amabilità che spesso fa colpo ma è una “forte pittura” che si lega alla non ancora completamente valorizzata tradizione ottocentesca italiana. Quello che egli ci ha dato è una continuità del linguaggio espresso senza finzioni e senza tentennamenti. Ha mantenuto nei suoi lunghi anni di lavoro una giovinezza perenne: la giovinezza che è propria della poesia.»
 
*Marcello Francolini in: "''L’ultima mostra di Donatello Stefanucci prima della morte''" : «La sua è una pittura ancora legata a certi valori dell’ottocento italiano, dove si ritrova il gusto del paesaggio, del colore, del rigore nella costruzione, dell’immediatezza dell’immagine. Nulla è lasciato al caso, nulla v’è di soprappiù: sia nei paesaggi. sia nella figure umane, sia negli squarci di strade e vicoli. Forse i colori usati, con il passare degli anni, hanno cambiato contenuto e significato; ci sono differenze, infatti, tra le opere dipinte prima del secondo conflitto mondiale e quelle degli ultimi tempi: essi si sono fatti più caldi, più morbidi, più pastosi, più lucenti e brillanti come nelle nevicate, nei fiori di casa, nei tagli obliqui di palazzi e giardini. Il suo mondo, in fondo è il “nostro mondo”, perché Stefanucci, da sempre, ritrae la vita di tutti i giorni, le immagini quotidiane e familiari, i paesaggi comuni: il mare, la collina, lo squero e l’Arzilla, le stradine del centro antico, le vecchie chiese.»
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