Bozza:Donatello Stefanucci: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
|||
Riga 71:
*Remigio Strinati in: "''Giovane Arte Picena Contemporanea''", Roma - Edizioni E. Pinci, [1927], pp. 80-82: «Ci sono, nella pittura dello Stefanucci, rivolta quasi esclusivamente al paese, benché egli sappia far non men bene la figura ne’ rari casi in cui s'induce a trattarla, delle qualità che debbono dirsi istintive perché non solo costanti in ogni suo quadro, anche dall’anteguerra, ma perché in continuo incremento attraverso l'esercizio e l'esperienza: alludiamo alla cristallina purezza dell'impasto, alla levità aerata delle ombre, all'equilibrio dei rapporti, alla consistenza del chiaroscuro, al taglio decorativo, e specialmente all'irradiazione prepotente della luce: frutto, oltre che di un temperamento come nato ad hoc, del dipingere, senza eccezione, all'aria aperta, a valle e a monte, in ogni stagione, in ogni ora del giorno.»
*Valerio Volpini in: "''Donatello Stefanucci, Fano 19 luglio-14 agosto 1987''", brochure della mostra: «Stefanucci appartiene a quella categoria di creatori che non lasciano indifferenti perché nella coerenza della costruzione, nella giustezza della luce coloristica, nell’immediatezza dei segni trasmette vigorose suggestioni. Quella di Stefanucci forse non è una
*Marcello Francolini in: "''L’ultima mostra di Donatello Stefanucci prima della morte''"
*Luca Pernici in: ''Donatello Stefanucci. Pittore'', in: Luca Pernici, Pinacoteca comunale "Donatello Stefanucci". Cingoli nell'Arte del Novecento, Cingoli 2025, pp.15-27: «La Cingoli degli anni '30 fa da scena a uno dei periodi più intensi e proficui della sua vicenda artistica: dove la terra natìa diviene soggetto pittorico non solo precipuo, ma, in qualche modo, esclusivo. Ciò con intento in senso forte artistico. C’è la grande tradizione del vedutismo, ma c’è insieme un senso tutto nuovo, assolutamente novecentesco, del vedere. Il tentativo che vi si indovina è quello di porre sulla tela, invocandola tramite il gesto pittorico, l’anima del luogo; negli scorci invasi di luce, nelle ombre lunghe sui muri, come nel bianco pastoso degli studi sulle nevicate o nel verde profondo dei boschi di là verso occidente, così come nelle rosa-azzurre lontananze dei cieli che s’aprono sopra i tetti cittadini, e oltre questi, verso l’altro azzurro adriatico, oltre quel «mare di colline ondose» che sono le Marche, ecc… ecc… c’è forte il riferimento, la nostalgia verrebbe da dire, a un Altrove, a una Cingoli oltre Cingoli, che nel paesaggio si cela, ma anche si rivela.»
|