Dolfin (famiglia): differenze tra le versioni

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|casataderivazione = [[Gradenigo]]<ref name=":2" group="N">Secondo la leggenda.</ref>
|titoli = '''Non ereditari:'''
* [[Doge di Venezia]]<ref group="N">[[Giovanni Dolfin (doge)|Giovanni Dolfin]] ([[1303]]-[[1361]]) fu doge della Repubblica di Venezia dal [[1356]] alla sua morte.</ref>
* [[Dogaressa|Dogaressa di Venezia]]<ref group="N">'''Chiara Dolfin''' (...-[[1630]] circa) fu dogaressa della Repubblica di Venezia dal [[1625]] al [[1629]].</ref>
* [[Cardinale]]
* [[Patriarca (cristianesimo)|Patriarca]]
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* [[Nobile (titolo)|Nobile]]
* [[Patriziato (Venezia)|Patrizio veneto]]
* [[Cavaliere del Sacro Romano Impero]]<ref group="N">Nel 1369 Giacomo Dolfin, ambasciatore presso il Duca [[Leopoldo III d'Asburgo]], trattò e ottenne la rinuncia alle ragioni austriache su Trieste e venne da lui nominato cavaliere.</ref>
|fondatore = Giovanni [[Gradenigo]]<ref name=":2" group="N">Secondo la leggenda.</ref> o Giovanni Dolfin<ref name=":3" group="N">Secondo la prima fonte attestata.</ref>
|datafondazione = [[V secolo]]
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I membri della famiglia si distinsero per il loro ruolo nelle istituzioni politiche e militari della Repubblica, dove acquisirono grande prestigio. Uno di questi fu ad esempio [[Giovanni Dolfin (doge)|Giovanni Dolfin]], 57º [[doge della Repubblica di Venezia]], unico della famiglia a ricoprire tale incarico.<ref name=":15" /><ref name=":21">{{Cita|Scifoni|p. 340}}.</ref><ref name=":16">{{Cita|Da Mosto|pp. 192-194}}.</ref><ref name=":62">{{Cita|Cicogna|p. 340}}.</ref> Numerosi altri membri della casata furono uomini di chiesa al servizio del [[Lista dei papi|Papa]] in qualità di [[Vescovo|vescovi]], [[Patriarca (cristianesimo)|patriarchi]] e [[Cardinale|cardinali]]. Nel corso dei secoli, i discendenti della famiglia ricoprirono importanti ruoli politici nella Repubblica come [[Procuratori di San Marco|procuratori di S. Marco]], governatori di città e terre sotto il dominio veneziano, membri dei ''[[Quarantia]]'' e del [[Consiglio dei Pregadi|Senato]], generali di terra e di mare, oppure ruoli di diplomazia come [[Bailo (Repubblica di Venezia)|baili]] e [[Ambasciatore|ambasciatori]] presso la maggior parte dei paesi dell'[[Europa continentale]].
 
I Dolfin furono inoltre influenti e abili commercianti<ref name=":17">{{Cita|Mantoan, Quaino|p. 176}}.</ref> e seppero manovrare eccellentemente le dinamiche economiche della [[Talassocrazia|talassocratica]] Venezia,<ref>{{Cita|Andrews, Bourdua|pp. 51-75}}.</ref><ref name=":9">{{Cita|Morche|pp. 11-197}}.</ref><ref>{{Cita|Schultz|pp. 1070-1071}}.</ref><ref>{{Cita|Stahl|pp. 351-364}}.</ref><ref>{{Cita|Goy|pp. 79, 86-87}}.</ref> in particolare sfruttando le alleanze matrimoniali come strumenti strategici per consolidare il proprio potere economico e politico.<ref name=":9" /><ref>{{Cita|Romano|pp. 94-95}}.</ref><ref>{{Cita|Merelo|pp. 13, 17-18, 23-24}}.</ref><ref>{{Cita|Labalme, White|pp. 43-72}}.</ref><ref>{{Cita|Ferraro|pp. 106-107}}.</ref><ref group="N">Un esempio è il matrimonio tra Lorenzo Dolfin e Giovanetta [[Morosini (famiglia)|Morosini]] ([[XV secolo]]), il qualeche rafforzò le reti commerciali e l’accesso a capitali, garantendo stabilità e fiducia tra le famiglie. A differenza di Firenze (dove il commercio si basava su contratti tra mercanti, con aziende gestite come società indipendenti), Venezia basava il commercio sui legami familiari.</ref><ref group="N">DellaMerita famiglia,anche infatti,particolare esistettemenzione il ramo dei [[Dolfin (famiglia)#Dolfin dal Banco o del Banco|Dolfin detti "dal Banco"]], i quali possedevano l'omonima banca.</ref> Inoltre, nelNel corso dei secoli, grazie alle loro ricchezze, edificarono e possedettero [[Palazzi e dimore della famiglia Dolfin|numerose residenze]] nella città di Venezia e nelle zone controllate dalla Serenissima.
 
Come i [[Gonzaga]] a [[Mantova]], la fama dei Dolfin a Venezia e in Italia è soprattutto legata al loro rapportoruolo di [[Mecenatismo|mecenatescomecenati]] connei laconfronti culturadi dell'architetturavari architetti (soprattutto durante il periodo del [[rinascimento veneziano]]), della [[letteratura|letterati]],<ref>{{Cita|Molmenti|p. 259}}.</ref> della [[scultura|scultori]] e della [[pittura|pittori]].<ref name=":1" /> Richiesero difatti i servizi dei maggiori esponenti di quella che oggi viene chiamata [[scuola veneziana]], tra cui [[Giambattista Tiepolo]],<ref name=":0" /> [[Nicolò Bambini|cavalier Bambini]],<ref>{{Cita|Radassao|pp. 129, 131-287}}.</ref> [[Tiziano Vecellio]],<ref group="N">Un esempio di commissione dolfiniana è il ''[[Ritratto di Jacopo Dolfin]]'' del 1531.</ref> [[Bernardo Strozzi]],<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Studi Veneziani|url=https://www.google.it/books/edition/Studi_Veneziani/8AxIAQAAIAAJ?hl=it&gbpv=1&bsq=Bernardo%20Strozzi|accesso=2025-06-02|data=1999|p=274}}</ref> [[Giovanni Bellini]],<ref>{{Cita libro|lingua=en|nome=Rona|cognome=Goffen|nome2=Giovanni|cognome2=Bellini|titolo=Giovanni Bellini|url=https://www.google.it/books/edition/Giovanni_Bellini_Illustr_New_Haven_usw_Y/w-vAqe6CjOsC?hl=it&gbpv=0|accesso=2025-06-02|data=1989-01-01|editore=Yale University Press|pp=260 e 314|ISBN=978-0-300-04334-1}}</ref> [[Francesco Sansovino|Francesco]]<ref name=":12">{{Cita|Sansovino, Martinioni|p. 388}}.</ref> e [[Jacopo Sansovino]]<ref>{{Cita|Bruschi|p. 331}}.</ref> e molti altri. La famiglia ebbe anche una modesta influenza nell'ambito musicale: sia avendo richiesto i servigi di compositori come [[Antonio Vivaldi]],<ref name=":7">{{Cita|Heller, Marinelli|p. 68}}.</ref><ref name=":23">{{Cita|Wilk|pp. 26, 317}}.</ref> [[Antonio Martinelli]]<ref>{{Cita|Paiano|pp. 33-35}}.</ref> e [[Francisco José de Castro]],<ref>{{Cita|Wilk|pp. 298, 497}}.</ref> sia come organizzatori di concerti in qualità di proprietari di numerosi [[Teatro (architettura)|teatri]] nelle maggiori città della Serenissima.<ref>{{Cita|Paiano|p. 30}}.</ref><ref>{{Cita|Mancini, Muraro, Povoledo|pp. 50, 77}}.</ref><ref>{{Cita|Talbot|p. 115}}.</ref><ref group="N">Alcuni dei principali teatri ove anche [[Antonio Vivaldi]] ebbe modo di condurre le prime di numerosi concerti furono i [[Teatri di Treviso|teatri Dolfin]] di [[Treviso]].</ref> Anche alcune opere letterarie sono state dedicate ad alcuni membri della famiglia: degli esempi sono ''[[La donna di garbo]]'' e ''[[La bella selvaggia (Goldoni)|La bella selvaggia]]''<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://it.wikisource.org/wiki/La_bella_selvaggia/Lettera_di_dedica|titolo=La bella selvaggia/Lettera di dedica - Wikisource|sito={{simbolo|Wikisource-logo.svg}} it.wikisource.org|accesso=2025-05-27}}</ref> di [[Carlo Goldoni]], ''La metamorfosi della modestia'' di [[Giuseppe Beccarelli]] e ''Il Delfino overo Del bacio'' di [[Francesco Patrizi (filosofo)|Francesco Patrizi]].<ref>{{Cita|Patrizi|p. 143}}</ref>
[[File:Stemma Dolfin di Venezia (XVI secolo) 1.jpg|miniatura|Stemma dei Dolfin presente nello ''Stemmario Genovese'' del Duca di Baviera ([[XVI secolo]]). Lo stemmario è conservato nella [[Bayerische Staatsbibliothek|Biblioteca di Stato Bavarese]].]]
Nonostante il declino del potere politico della Repubblica di Venezia, l'eredità artistica e culturale della famiglia è tutt'oggi apprezzata.
 
== Storia ==
 
=== Origini ===
{{Citazione|Questa famiglia venero da Mazorbo et antichamente questi insiren da cha Gradenigo, et è da saper che ’l fo uno di questa caxada che era bellissimo homo dela persona e per la sua bellezza ognuno il chiamava Dolfin et, schorrendo il tempo, costui fo chiamado da {{maiuscoletto|cha Dolfin}}. Chostui per el dicto nome fo chiamado ''Dolfin'' et perhò lui levò l’arma con uno dolfin d’oro in champo azuro e biancho, ma tutte do queste caxade da {{maiuscoletto|cha Dolfin}} antigamente furono de una caxada e notta che missier Griguol Dolfin da San Chanzian del {{maiuscoletto|mcccl}} fece le separation de queste due caxade.|[[Biblioteca nazionale Marciana]], ''Mss. It. VII'', 794 f. 43v.}}
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* Un altro Giovanni, nel 1074, nominò un Piero in una convenzione a favore del [[patriarcato di Grado]];<ref name=":17" />
* Nel 1095 Domenico Dolfin, detto ''della Ca' Grande'', risultò [[procuratore di San Marco]];<ref name=":17" />
* Nel [[1114]], suo figlio Giovanni ricoprì la medesima carica, e così Guglielmo Dolfin ''da [[chiesa di Santa Sofia (Venezia)|Santa Sofia]]'' nel [[1155]].<ref name=":19" />
* Un Daniele nel 1098 partecipò alla [[Prima crociata]].<ref name=":17" />
 
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==== Inizio della genealogia ====
La precisa genealogia dei Dolfin ci è nota a partire da un Gregorio, che fu [[ducato di Candia|duca di Candia]] nel [[1240]].<ref name=":1">{{Cita|Ganzer|p. 43}}.</ref> Allo stesso è attribuito il disegno dello stemma odierno, in sostituzione di un precedente che riportava un solo delfino d'oro ed era ''partito di blu e d'argento''. La scelta dei tre delfini nell'odierno [[Scudo (araldica)|scudo]] è tutt'ora ignota: probabilmente essa è un riferimento ai tre figli maschi di Gregorio, oppure ai vari significati simbolici del [[3 (numero)#Simbologia|numero 3]].<ref>{{Cita|Mantoan, Quaino|p. 178}}.</ref>
 
=== Ascesa della famiglia nella società veneziana ===
[[File:Dolfin - Annalium Venetorum, 1943 - 2257450.jpg|sinistra|miniatura|Frontespizio della raccolta epistolare di Pietro Dolfin ''Petri Delphini Annalium venetorum pars quarta'', in un'edizione stampata a Venezia nel [[1943]].]]I Dolfin furono una delle famiglie più attive nella vita pubblica veneziana, già prima della [[Serrata del Maggior Consiglio]] del [[1297]], (furono 7 i membri che ci parteciparono)<ref name=":24" /> mantenendo un ruolo di primo piano anche nel [[XIII secolo|XIII]] e [[XIV secolo]]. Nel medesimo periodo, cominciarono ad interessarsi agli affari in [[Oriente (regione geografica)|Oriente]].<ref name=":19" /> Uno dei loro membri, [[Delfino Dolfin]], le cui origini sono ancora incerte, entrò nel [[Maggior Consiglio]] di Venezia nel 1269 e ricoprì vari incarichi pubblici e diplomatici. Nel 1288 venne inviato a [[Corone]] come [[Bailo di Costantinopoli|bailo]] e, alla stessa maniera, nel 1293 a [[Costantinopoli]], dove trattò con l’imperatore bizantino [[Andronico II Paleologo|Andronico II]]. Successivamente, nel 1301, comandò l'esercito veneziano contro [[Padova]] e nel 1302 negoziò una tregua con i [[Impero bizantino|Bizantini]]. Quattro anni dopo ottenne un privilegio dal re [[Leone IV d'Armenia]] in qualità di ambasciatore veneziano e, nel 1308, trattò per la cessione di [[Ferrara]].<ref>{{Cita|Scarpa 1|Treccani}}.</ref> Nello stesso secolo, Francesco (1340-1404) si distinse durante la [[Guerra di Chioggia|Seconda guerra di Chioggia]] del 1378, quando difese con successo il [[Castello di Mestre (Castelvecchio)|castello di Mestre]]. Nel 1386, ricoprì la carica di capitano in Istria, dove affrontò la minaccia [[Arciducato d'Austria|austriaca]] e migliorò le fortificazioni locali. Tre anni dopo, venne nominato provveditore a [[Rovigo]] nel 1401 per affrontare le incombenti minacce delle truppe [[este]]nsi.<ref>{{Cita|Scarpa 2|Treccani}}.</ref>
 
==== Dogado di Giovanni Dolfin ====
{{Vedi anche|Giovanni Dolfin (doge)}}
In questo periodo di grande splendore economico, i Dolfin posero radici più solide nella politica veneziana grazie alla figura di [[Giovanni Dolfin (doge)|Giovanni]], figlio di Benedetto: prima diplomatico presso l'Impero bizantino, combatté poi nella [[Guerre veneziano-genovesi|guerra contro la Repubblica di Genova]] e fu infine eletto 57º [[Doge (Venezia)|Doge]] nel [[1356]], incarico che ricoprì fino alla sua morte, avvenuta un [[lustro]] dopo.<ref name=":19" /><ref name=":28">{{Cita|Bianchini|Treccani}}.</ref>
 
Durante il suo dogado, si concentrò principalmente nella prosecuzione delle [[Guerre croato-ungheresi-veneziane|guerre]] con il [[Regno d'Ungheria (1000-1538)|Regno d'Ungheria]]. Si impegnò inoltre in numerose missioni diplomatiche e militari, cercando alleanze e gestendo le difficoltà politiche, economiche e sanitarie interne alla Repubblica. Nonostante i tentativi di risolvere il conflitto con l'Ungheria, la pace fu difficile da raggiungere, con la [[Dalmazia Veneta|Dalmazia]] ceduta agli ungheresi nella [[pace di Zara]] e vari scontri fra le varie città dell'odierno Veneto.<ref name=":21" /> Con lui, il titolo "''Dux Venetiarum, Dalmatiae et Chroatiae et Dominus quartae partis et dimidiae totius Imperii Romaniae''", usato sin dai tempi di [[Pietro Ziani]], cambiò e divenne "''Dux Venetiarum, Dei gratia dux Veneciarum et cetera''", il quale rimase inalterato fino alla caduta della Repubblica nel 1797.<ref>{{Cita|Matina|p. 173}}</ref><ref>{{Cita|Cecchetti|p. 297}}</ref>
 
=== Influenza verso paesi esteri ===
{{Vedi anche|Pietro Dolfin (umanista)|Zaccaria Dolfin}}[[File:Map Italy in 1454- Touring Club Italiano CART-TRC-46.jpg|miniatura|La penisola italiana nel [[1454]].]]Tra il [[XV secolo|XV]] e il [[XVI secolo]], la famiglia iniziò a solidificare il suo potere nell'Italia settentrionale, avviando anche un periodo di influenza verso altre famiglie della penisola. [[Pietro Dolfin (umanista)|Pietro Dolfin]], [[abate]] e [[Umanesimo|umanista]], si distinse per il suo impegno nella diffusione degli studi umanistici e per il supporto e lo sviluppo della [[controriforma]], ma anche per il suo operato nell'[[Congregazione camaldolese|Ordine Camaldolese]]<ref>{{Cita|Richard|pp. 129-130}}.</ref><ref>{{Cita|Albrizzi|pp. 373-374}}.</ref> in qualità di generale. Egli è noto non solo per la sua influenza politica verso [[Lorenzo de' Medici|Lorenzo De Medici]], [[Papa Leone X|Giovanni di Lorenzo de' Medici]] e, nel complesso, dei [[Medici]],<ref>{{Cita|Leeds}}.</ref> ma anche per il suo [[epistolario]]: esso costituisce una preziosa testimonianza della storia politica ed ecclesiastica del suo tempo.<ref name=":21" /><ref name=":5">{{Cita|Zaccaria 1991|Treccani}}.</ref> Fra i principali corrispondenti di Pietro figurano [[Pietro Barozzi]], i [[Piccolomini Todeschini|Todeschini Piccolomini]], [[Pier Filippo Pandolfini|Pierfilippo Pandolfini]], [[Paolo Antonio Soderini]], [[Angelo Nicolini|Angelo Niccolini]], [[Pier Soderini|Piero Soderini]], [[Francesco Guicciardini]], [[Zanobi Acciaiuoli|Zenobi Acciaiuoli]], [[Domenico Bonsi (giurista)|Domenico Bonsi]], [[Bernardo Rucellai]], [[Cosimo de' Pazzi]], [[Francesco Soderini]], [[Bernardo Dovizi da Bibbiena|Bernardo Dovizi]], [[Mariano da Genazzano|Mariano da Gennazzano]], [[Maffeo Girardi|Maffeo Gherardi]] e [[Marco Barbo]]. Tra i corrispondenti veneziani con i quali Pietro legò amicalmente, rientrarono i Dogi [[Leonardo Loredan]], [[Domenico Morosini]] e i già citati fiorentini [[Lorenzo de' Medici|Lorenzo]], Giovanni (divenuto [[papa Leone X]]) e [[Piero il Gottoso|Piero de' Medici]].<ref name=":5" /> Sempre nel contesto fiorentino, il cardinale [[Zaccaria Dolfin]] ebbe un rilevante ruolo da intermediario nelle trattative, riuscite, fra [[Cosimo I de' Medici]], [[Massimiliano II d'Asburgo]] ed il re di Spagna riguardo al riconoscimento del titolo di [[granduca di Toscana]].<ref>{{Cita|Bryce|p. 100}}.</ref>
 
Un altro importante esponente della famiglia nel periodo del Pietro abate fu [[Giovanni Dolfin (1490-1547)|Giovanni Dolfin]] (1490-1547), il quale entrò a far parte del Maggior Consiglio di Venezia nel 1510. Cinque anni dopo venne eletto membro della [[Quarantia|''Quarantia'' civile]] e nel 1518 diventò [[Savi agli Ordini|Savio agli Ordini]]. Giovanni mostrò un forte senso dell'ordine e della giustizia, esigendo severi provvedimenti contro la [[corruzione]] anche tra gli stessi patrizi. La sua carriera politica lo portò ad assumere incarichi significativi come [[Savi di Terraferma|Savio di Terraferma]] e provveditore generale in campo, dove contribuì alla riorganizzazione difensiva e finanziaria del territorio. La sua figura emerse come quella di un uomo deciso, seppur controverso, che lasciò un'impronta tangibile nella politica e nell'architettura della Serenissima, come testimoniato dalla costruzione del [[Palazzo Dolfin Manin|suo palazzo]] a Venezia nel 1536.<ref name=":20" /> Egli lo fece realizzare da [[Jacopo Sansovino]], padre di [[Francesco Sansovino|Francesco]], il quale nell'opera ''Venetia, città nobilissima, et singolare'', lodò la bellezza del palazzo, considerandolo «uno dei più notevoli palazzi sul [[Canal Grande]] per architettura, per la disposizione delle pietre esposte, il controllo e l'importanza dei volumi e il costo dei lavori intrapresi».<ref name=":12" /><ref>{{Cita|Trivellato, Mazzariol, Dorigato|p. 201}}.</ref>
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=== Periodo d'oro e la caduta di Venezia ===
[[File:Titelpagina van 'La Stravaganza' La Stravaganza, concerti consacrati a sua eccellenza il sig. Vettor Delfino da D. Antonio Vivaldi opera quarta, libro primo (titel op object), RP-P-2016-1496-2.jpg|miniatura|Frontespizio della raccolta di concerti di [[Antonio Vivaldi]], dedicato a Vettor Delfino.]]
Dopo un periodo di "impigrimento" politico dovuto alla [[Monopolio di Stato|monopolizzazione statale]] della compravendita di denaro, e dunque un fitto periodo di lavoro nelle loro banche, tra il [[XVII secolo|XVII]] e il [[XVIII|XVIII secolo]] i Dolfin tornarono nuovamente in auge. I cardinali e i vescovi della famiglia si orientarono prevalentemente verso incarichi diplomatici all'estero. Il membro più illustre di questi secoli fu [[Giovanni Dolfin (1545-1622)|Giovanni]], figlio di Giuseppe detto ''Iseppo'' del ramo di "San Pantalon", ambasciatore nella [[Confederazione polacco-lituana]], nella [[Spagna degli Asburgo|Spagna asburgica]], nel [[Regno di Francia]] e nella [[Stato Pontificio|Santa Sede]], ricevendo inoltre i titoli di [[Camerlengo (Chiesa cattolica)|camerlengo]], nonché investito [[vescovo]] e poi [[cardinale]].<ref name=":19" /> Un altro cardinale fu suo pronipote e omonimo [[Giovanni Dolfin (1617-1699)|Giovanni]], il quale ebbe un ruolo di rilievo nel [[conclave del 1667]]. Dopo la morte di [[Papa Alessandro VII|Alessandro VII]], il Giovanniegli fu infatti proposto come Papa, sostenuto dai cardinali francesi, ma la sua elezione fu bloccata dagli spagnoli, che non vedevano di buon occhio un veneziano sul soglio pontificio.<ref>{{Cita|Adams|Sede Vacante 1691}}.</ref>
 
[[File:129. Giuseppe Dolfino, fa giurare alla ciurma della sua nave di dar fuoco alle polveri piuttosto che rendersi ai Turchi, 16 Luglio 1654.jpg|sinistra|miniatura|Il 16 Luglio 1654 Giuseppe di Nicolò fa giurare alla ciurma della sua nave di dar fuoco alle polveri piuttosto che arrendersi ai Turchi (stampa del 1863).]]
 
Anche in terra natìa i membri della famiglia compirono gesta militari rimarchevoli, con alcuni che si distinsero nelle imprese navali contro [[Impero ottomano|l'Impero ottomano]]. Giuseppe di Nicolò ([[1622]]-[[1657]]) prese parte alla [[Spedizione veneziana dei Dardanelli|spedizione dei Dardanelli]] del 1654.<ref name=":21" /> Durante questo conflitto, si distinse per il suo coraggio, combattendo in numerose battaglie, tra cui [[Azione del 10 luglio 1651|quella del 4 luglio 1652 a Paro]], dove contribuì alla vittoria contro i Turchi. Tornato dopo una battaglia a Venezia, nel 1656, vienevenne eletto membro del Senato.<ref>{{Cita|Benzoni 2|Treccani}}.</ref> [[Daniele Girolamo Dolfin|Daniele detto Girolamo]] partecipò alla [[guerra di Morea]] del [[1684]] e all'[[Assedio di Atene (1687)|assedio di Atene del 1687]].<ref>{{Cita|AA.VV.|Treccani}}.</ref> Nel 1690 sconfisse le navi ottomane nella [[Battaglia di Metelino (1690)|battaglia di Metelino]] e, otto anni dopo, comandò la flotta nella [[Battaglia dei Dardanelli (1656)|battaglia dei Dardanelli]].<ref name=":19" /> All'inizio del 1715, gli Ottomani radunarono un esercito di circa {{formatnum:70000}} uomini in Macedonia e marciarono a sud verso [[Tebe (Egitto)|Tebe]], mentre una flotta ottomana composta da 80 navi da guerra catturò rapidamente gli ultimi possedimenti insulari veneziani nell'[[Mar Egeo|Egeo]]. I veneziani si affidavano principalmente ai mercenari e riuscirono a radunare solo {{formatnum:8000}} uomini e 42 navi per lo più piccole sotto il comando di Daniele detto Girolamo.<ref>{{Cita|Setton|p. 174}}.</ref> Questa forza non solo era insufficiente per affrontare l'esercito ottomano sul campo, ma anche inadeguata per presidiare le numerose fortificazioni nella [[Morea Veneziana|Morea]]. Nel giro di cento giorni, l'intero [[Peloponneso]] era stato ripreso dagli [[Impero ottomano|Ottomani]]. Dopo la carriera militare divenne provveditore generale delle isole nel 1699, provveditore generale da mar e di terraferma, infine ambasciatore in [[Confederazione polacco-lituana|Polonia]].
 
Oltre agli incarichi politici, ecclesiastici e militari, il gusto per la cultura e le arti per ladella famiglia era importante quanto evidente già a partire dalla collezione dello stesso doge Giovanni il quale deteneva, fra le numerosissime opere, una ''[[Divina Commedia]]'' con glosse e opere di [[Severino Boezio|Boezio]];<ref name=":28" /> nonché la ricerca di artisti come [[Giambattista Tiepolo|Tiepolo]], [[Nicolò Bambini|Bambini]] e [[Tiziano Vecellio|Tiziano]], chiamati per fare affrescare le mura delle dimore dolfiniane e per la [[Ritratto|ritrattistica]]. Un importante esempio è quello di Vettor Delfino (Dolfin secondo la forma veneziana,<ref>{{Cita|Talbot 2}}.</ref><ref>{{Cita|De Simone}}.</ref> 1687-1735) figlio di Pietro, librettista presso la corte degli [[Casato di Hannover|Hannover]],<ref name=":4">{{Cita|Sardelli|p. 2}}.</ref> allievo di [[Violino barocco|violino]] di [[Antonio Vivaldi]] e mecenate di questo. Il compositore gli ha dedicato la raccolta di dodici concerti ''[[La stravaganza]]'' nel 1713.<ref name=":7" /><ref name=":23" /><ref name=":4" /> Un altro esempio era quello del già citato cardinale [[Giovanni Dolfin (1617-1699)|Giovanni]], il quale fu pure un drammaturgo, scrivendo quattro tragedie: ''Cleopatra'', ''[[Il Medoro]]'', ''Lucrezia'' e ''Creso''.<ref name=":21" /> Di queste opere furono stampate nelle principali stamperie d'Europa.<ref>{{Cita libro|autore=Giovanni Dolfin|wkautore=Giovanni Dolfin (1617-1699)|titolo=Parnasso|url=https://www.e-rara.ch/doi/10.3931/e-rara-52005|accesso=14 febbraio 2025|data=1730|città=Utrecht|lingua=it|doi=10.3931/e-rara-52005}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Giovanni|cognome=Dolfin|wkautore=Giovanni Dolfin (1617-1699)|titolo=Tragedie del Cardinal Giovanni Delfino|url=https://www.google.it/books/edition/Tragedie_del_Cardinal_Gio_Delfino/DGUe8FYnuhEC?hl=it&gbpv=1&dq=Delfin&pg=PA153&printsec=frontcover|accesso=6 febbraio 2025|data=1733|editore=appresso Gio. Maria Salvioni nell'archiginnasio della Sapienza|città=Roma|lingua=it}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Giovanni|cognome=Dolfin|titolo=Le tragedie di Giovanni Delfino senatore veneziano, poi patriarca d'Aquileja, e cardinale di Santa Chiesa, cioe La Cleopatra, Il Creso, La Lucrezia, Il Medoro|url=https://www.google.it/books/edition/Le_tragedie_di_Giovanni_Delfino_senatore/jEw5-3JEtl8C?hl=it&gbpv=1&dq=Delfin&pg=PA331&printsec=frontcover|accesso=6 febbraio 2025|data=1733|editore=presso Giuseppe Comino|città=Padova|lingua=it}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Giovanni|cognome=Dolfin|wkautore=Giovanni Dolfin (1617-1699)|titolo=Il Creso tragedia di Giovanni Delfino|url=https://www.google.it/books/edition/Il_Creso_tragedia_di_Giovanni_Delfino/3DFr9Y7DcYYC?hl=it&gbpv=1&dq=Delfin&pg=PA9&printsec=frontcover|accesso=6 febbraio 2025|data=1833|anno=1833|editore=pei tipi di Nunzio Pasca|città=Napoli|lingua=it}}</ref> [[Girolamo Tiraboschi]] elogiò tali opere nell'ottavo tomo della ''[[Storia della letteratura italiana (Tiraboschi)|Storia della letteratura italiana]].''
 
Il ramo della famiglia più noto fu quello già citato dei [[Chiesa di San Pantalon|''San Pantalon'']], etimologicamente derivante dal nome della parrocchia dove aveva sede,<ref>{{Cita|Mantoan, Quaino|p. 179}}.</ref> estintosi nel [[1798]] con la morte di [[Daniele Andrea Dolfin|Daniele I Andrea]], il quale coprì numerose cariche politiche sia sotto la [[Serenissima]], in qualità di ambasciatore sia presso il [[Sacro Romano Impero]] che sotto i [[Occupazione francese della Repubblica di Venezia|francesi]].<ref name=":18" /> Questo membro può essere considerato, dopo il Doge Giovanni, uno dei più noti membri della casata grazie alla sua intraprendenza politica e alla sua natura da giureconsulto. Tal fama gli permise di poter ricoprire cariche importanti nel contesto dell'Europa pre- e post-[[Rivoluzione francese|rivoluzionaria]], ma anche dal punto di vista sociale godette di un altissimo livello nella società veneziana: uno dei numerosi esempi fu infatti il ricevimento in incognito di re [[Federico IV di Danimarca|Federico IV di Danimarca e Norvegia]] presso [[Ca' Dolfin|Ca’ Dolfin]],<ref>{{Cita|Mantoan, Quaino|p. 196}}.</ref><ref>{{Cita|Bassi|p. 213}}.</ref> la stessa dimora dove soggiornò [[Wolfgang Amadeus Mozart]] a Venezia nei mesi di febbraio e marzo del 1771.<ref>{{Cita web|url=https://mozartiana.org/mozartletters/?page=luoghi&NNN=2320&CCC=133&DDD=P001428#P001428|titolo=Lettere della famiglia Mozart - v. 1.107 - Lettera 232|sito=mozartiana.org|accesso=13 gennaio 2025}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://mozartiana.org/mozartletters/?page=luoghi&NNN=2340&CCC=133#D133|titolo=Lettere della famiglia Mozart - v. 1.107 - Lettera 234|sito=mozartiana.org|accesso=13 gennaio 2025}}</ref> Oltre a ciò, grazie alla carica di ambasciatore per la stessa Serenissima, ebbe modo di avere un rapporto epistolare sia formale che informale con il padre fondatore statunitense [[Benjamin Franklin]],<ref>{{Cita|Celotti|pp. 187-233}}.</ref> permettendogli di intraprendere l'introduzione del [[parafulmine]] e della stufa Franklin nella futura [[Occupazione francese della Repubblica di Venezia|Venezia occupata]].<ref>{{Cita|Celotti|p. 192}}.</ref> Come già accennato, questo scambio non fu solo amicale, bensì anche diplomatico: prima dell'arrivo dei francesi, Daniele Andrea ebbe il ruolo di portare in Senato la richiesta del governo statunitense di redigere un trattato di amicizia e commercio con la Serenissima.<ref>{{Cita|Pelizza|p. 215}}.</ref><ref>{{Cita|Romanin|p. 230}}.</ref><ref group="N">La lettera recita così:
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Sempre secondo le ricerche di [[Samuele Romanin|Romanin]], la lettera in questione in lingua originale con le sottoscrizioni autografate si trova nella raccolta dei dispacci in Francia dello stesso Daniele, nella filza 261 dell'Archivio.</ref> Il 15<ref name=":11">{{Cita|Mantoan, Quaino|p. 183}}.</ref> e il 20<ref>{{Cita|Tivaroni|p. 416}}.</ref> marzo 1797 propose al Senato una confederazione con la Francia e l’aggregazione al Maggior Consiglio di tutte le città della Terraferma, ma era ormai troppo tardi per salvare la Repubblica dall'invasione napoleonica.<ref name=":11" />
 
Le glorie della casata e la posizione sociale nella società della Serenissima si affievolirono notevolmente dopo l'[[Caduta della Repubblica di Venezia|arrivo dei francesi a Venezia]] nel [[1797]], fautore della conseguente rovinosa caduta dell'ordine della nobiltà veneziana.
 
=== Dopo la caduta della Serenissima ===
Dopo la conquista francese e il passaggio di potere agli Asburgo, con la conclusione della [[Terza guerra d'indipendenza italiana|terza guerra d'Indipendenza]], avvenuta nel 1866, il [[Regno Lombardo-Veneto]] venne annesso al [[Regno d'Italia]]. Ciò, tuttavia, non fu motivo di revoca o cambio del titolo di [[Conte]] ricevuto dall'[[Monarchia asburgica|Impero asburgico]].<ref>{{Cita libro|lingua=it|titolo=Bollettino ufficiale della Consulta Araldica del Regno|url=https://www.google.it/books/edition/Bollettino_ufficiale_della_Consulta_Aral/AwtM2D5KOkYC?hl=it&gbpv=1&dq=Araldica+%22Dolfin%22&pg=PA141&printsec=frontcover|accesso=2025-06-01|edizione=6|data=1893|editore=Stab. tip. G. Civelli|città=Roma|pp=141-142|volume=Vol. 3}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Bollettino ufficiale della Consulta araldica|url=https://www.google.it/books/edition/Bollettino_ufficiale_della_Consulta_aral/WUIStoHGA4YC?hl=it&gbpv=0|accesso=2025-06-01|edizione=1|data=1891|editore=Stab. tip. G. Civelli|città=Roma|p=94|volume=Vol. 1}}</ref><ref group="N">Con l'articolo 4 del Regio Decreto del 15 giugno 1889, le commissioni locali regionali della [[consulta araldica]], dovettero iscrivere ''d'ufficio'' le famiglie italiane che erano "nell'attuale legittimo possesso di titoli nobiliari già registrati in analoghi elenchi o Libri d'Oro dei cessati governi italiani preunitari o che ottennero dai medesimi infeudazioni, investiture, concessioni, rinnovazioni o riconoscimenti di titoli nobiliari, o che furono regolarmente ascritte ai registri di Comuni che godevano di una vera nobiltà civica o decurionale".</ref> Il nome dei Dolfin, infatti, risulta tuttora ascritto nell'[[Annuario della nobiltà italiana]].<ref>{{Cita|Borella}}.</ref> Ad oggi, la famiglia sussiste.<ref name=":19" />
 
== Alleanze ==
[[File:Frontespizio per le nozze Manin-Dolfin - acquaforte.jpg|miniatura|Esempio di stampa d'omaggio connubiale. Questa fu scritta in occasione del matrimonio di Giovanni Manin, figlio di [[Ludovico Manin|Ludovico]], con Samaritana Dolfin. Poesie di [[Gasparo Gozzi]].]]
I Dolfin sfruttarono i matrimoni per creare legami di sangue ed economici con le altre famiglie della Serenissima. FancendoFacendo così crearono una grande rete di parentele.
 
Famiglie veneziane:
 
* [[Gradenigo]],<ref>{{Cita web|url=https://nbm.regione.veneto.it/Generale/ricerca/AnteprimaManoscritto.html?codiceMan=32861|titolo=Vite di tre personaggi illustri della famiglia Gradenigo benemeriti della letteratura nel secolo XVIII pubblicate nelle faustissime nozze Gradenigo-Dolfin.|curatore=Nuova Biblioteca Manoscritta|accesso=3 giugno 2025}}</ref> [[Manin (famiglia)|Manin]],<ref>{{Cita web|url=http://catalogo.cultura.gov.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0500260567|titolo=frontespizio per le nozze Manin Dolfin motivi decorativi vegetali|sito=catalogo.cultura.gov.it|curatore=Catalogo generale dei Beni Culturali|accesso=2025-06-03}}</ref> [[Contarini]],<ref group="N">L'unione fra Bertucci Contarini e Laura Dolfin diede vita al 95° Doge [[Francesco Contarini]]. Per altre informazioni sui matrimoni Dolfin-Contarini confrontare {{Cita|Merelo|''passim''}}.</ref> [[Salamon (famiglia)|Salomon]], [[Corner (famiglia)|Corner]],<ref group="N">La [[Dogaressa]] [[Chiara Dolfin]] fu moglie del 96° Doge [[Giovanni I Corner]]. Ebbero numerosi figli, fra cui il cardinale [[Federico Corner (cardinale 1579)|Federico Corner]] e il 101º Doge [[Francesco Corner (doge)|Francesco Corner]].</ref> [[Correr]],<ref>{{Cita libro|lingua=it|nome=Andrea|cognome=Cesalpino|titolo=Per le nobilissime nozze Dolfin - Correr|url=https://www.google.it/books/edition/Per_le_nobilissime_nozze_Dolfin_Correr/eVdOAAAAcAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=dolfin&pg=PP10&printsec=frontcover|accesso=2025-06-03|data=1847|editore=Seminario}}</ref> [[Boldù]],<ref group="N">''[[Dolfin (famiglia)#Dolfin-Boldù|Vedi sezione]]''.</ref> [[Tiepolo (famiglia)|Tiepolo]],<ref group="N">Famosa è la storia romantica fra [[Andrea Tron]] e [[Caterina Dolfin]], la quale questaera però era sposata con Marcantonio Tiepolo.</ref> [[Lippomano]], [[Vendramin]], [[Querini]], [[Giustinian]], [[Balbi (famiglia veneziana)|Balbi]], [[Molin]], [[Loredan]].
 
Famiglie della Serenissima:
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== Membri ==
{{Vedi anche|Membri della famiglia Dolfin}}
La famiglia ebbe modo, nel corso dei secoli, di poter dare alla società veneta numerosi politicimembri che ricoprirono ruoli chiave nella politica lagunare. Oltre al Doge Giovanni, furono infatti quattordici i [[Procuratori di San Marco]], funzionari (procuratori) di varia specie, sia eletti che a carica comprata,<ref>{{Cita|Howard|p. 49}}.</ref> molti magistrati come quelli dei [[savi agli Ordini]], [[Camerlengo (Repubblica di Venezia)|Camerlenghi]], [[Consiglio dei Pregadi|Senatori]] che presero luogo alle numerose elezioni dei dogi. Oltre alla politica veneziana, molti membri dei Dolfin ricevettero ruoli politici in oriente: [[Bailo di Costantinopoli|baliibaili di Costantinopoli]], ambasciatori presso numerose nazioni europee come [[Regno di Francia|Francia]], [[Confederazione polacco-lituana|Polonia]], [[Sacro Romano Impero]] e [[Santa Sede]].
 
Furono inoltre Capitani, Duchi e Conti. Questi ultimi due titoli, però, non devono essere visti come tali, bensì come carica politica: essendo la Serenissima una repubblica aristocratica,<ref>{{Cita|Del Negro|Treccani}}.</ref><ref>{{Cita|Ponso|Treccani}}.</ref> queste cariche pubbliche venivano assegnate come "titoli non ereditari", in quanto a succedere non era un membro della famiglia ma un politico assegnato dal governo.<ref group="N">Un esempio fu il già citato Nicolò di Marco Dolfin, 22º Capitano di Cipro dal 1522 al 1525, succeduto da Andrea II di Andrea Donà.</ref>