Saeb Erekat: differenze tra le versioni

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Considerato uno degli uomini più vicini a [[Yasser Arafat]], ha partecipato ai primi negoziati con Israele ed è rimasto capo negoziatore dell'[[OLP]] dal 1995 fino al maggio 2003, quando si è dimesso per protesta dal [[governo palestinese]]. Si è riconciliato con il partito ed è stato riconfermato alla carica nel settembre 2003. Ha servito quindi come capo del Comitato direttivo e di monitoraggio dell'OLP fino al 12 febbraio 2011. Dal 2015 alla morte nel 2020 è stato Segretariosegretario generale del Comitatocomitato esecutivo dell'OLP.<ref>{{Cita web|url= https://ecfr.eu/special/mapping_palestinian_politics/saeb_erekat_fatah_plo/|titolo=Saeb Erekat (Secretary General)|sito=ECFR|accesso=5 settembre 2021|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20210127104030/https://ecfr.eu/special/mapping_palestinian_politics/saeb_erekat_fatah_plo/|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.theguardian.com/profile/erakat-saeb|titolo=Saeb Erekat &#124; The Guardian|sito=the Guardian|accesso=23 giugno 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200626145607/https://www.theguardian.com/profile/erakat-saeb|urlmorto=no}}</ref>
 
== Biografia ==
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=== Carriera politica ===
[[File:Saeb Ariqat.jpg|thumb|Saeb Erekat nel 2007]]
Dopo il dottorato in [[Inghilterra]], Erekat ritornò in [[Cisgiordania]], dove tenne lezioni di scienze politiche presso l'[[Università di Nablus]], lavorando inoltre per 12 anni nel comitato editoriale del quotidiano palestinese ''Al-Quds''.<ref name="JMCC1"/><ref name="BBC2003"/>
 
Nel 1991 Erekat è stato vice capo della delegazione palestinese alla [[Conferenza di Madrid]] e ai successivi colloqui di pace a [[Washington DC]] tra il 1992 e il 1993. Nel 1994 è stato nominato ministro per il governo locale dell'[[Autorità nazionale palestinese]] e presidente della delegazione palestinese ai negoziati.<ref name="JMCC1"/> Nel 1995 Erekat è stato capo negoziatore per i palestinesi durante il periodo di Oslo. È stato poi eletto al [[Consiglio legislativo palestinese]] nel 1996, in rappresentanza del Governatorato di Gerico.<ref name="JMCC1"/>
 
Come politico, Erekat era considerato un lealista di [[Yasser Arafat]], incluso al [[Verticevertice di Camp David]] nel 2000 e al [[Verticevertice di Taba]] nel 2001. Erekat è stato, insieme ad Arafat e [[Faisal Husseini]], uno dei tre palestinesi di alto rango a richiedere che [[Ariel Sharon]] non visitasse la Moschea di Al-Aqsa nel settembre 2000<ref>Menachem Klein, ''The Jerusalem Problem: The Struggle for Permanent Status'', University Press of Florida, 2003 p.98</ref>, un evento che è stato seguito dalla [[Seconda Intifada]]. Ha servito inoltre come interprete inglese di Arafat. Quando [[Mahmoud Abbas]] è stato nominato primo ministro del [[Consiglio legislativo palestinese]] all'inizio del 2003, Erekat avrebbe dovuto essere ministro dei negoziati nel nuovo gabinetto, ma si dimise dopo essere stato escluso dalla delegazione che avrebbe incontrato il primo ministro israeliano Ariel Sharon, un evento interpretato come parte di una lotta di potere tra Abbas e Arafat.<ref name="BBC2003">[http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/3033601.stm 'Profile: Saeb Erakat'] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20040727113703/http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/3033601.stm |data=27 luglio 2004 }}, [[BBC News]], 4 September 2003.</ref><ref>[http://info.jpost.com/C004/QandA/qa.erekat.01.html 'Q & A with Saeb Erekat'], ''[[The Jerusalem Post]]'', 1 February 2005. {{webarchive |url=https://web.archive.org/web/20061031215707/http://info.jpost.com/C004/QandA/qa.erekat.01.html |data=31 ottobre 2006 }}</ref>
 
Erekat è stato successivamente riconfermato al suo incarico e ha partecipato alla [[Conferenza di Annapolis]] del 2007, dove è subentrato ad [[Ahmed Qurei]] durante un'impasse e ha contribuito a elaborare una dichiarazione congiunta.<ref name="HaaretzJoint">{{Cita news|url=http://www.haaretz.com/hasen/spages/928784.html |titolo=Annapolis joint statement was completed with just minutes to spare |nome=Avi |cognome=Issacharoff |autore2=Ravid, Barak |giornale=[[Haaretz]] |data=28 novembre 2007 |accesso=29 novembre 2007 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071129193325/http://www.haaretz.com/hasen/spages/928784.html |urlmorto=no }}</ref>
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Nel luglio 2013, tuttavia, ricopriva ancora la funzione.<ref>PLO Negotiations Affairs Department, 28 July 2013, [http://www.nad-plo.org/etemplate.php?id=402 ''Press Release−Dr. Erekat: “We will continue working for the release of all our political prisoners.”''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131029193017/http://www.nad-plo.org/etemplate.php?id=402 |data=29 ottobre 2013 }}</ref>
 
Nel 2015 è diventato segretario generale del Comitatocomitato esecutivo dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina. In seguito ha promosso un piano per la base per nuovi colloqui con diplomatici internazionali tra cui [[Jared Kushner]], genero del presidente [[Donald Trump]] e suo consigliere speciale.<ref name="auto">{{Cita web|url=https://www.nytimes.com/2020/11/10/world/middleeast/saeb-erekat-palestinian-negotiator-dead.html |titolo=Saeb Erekat, Longtime Palestinian Chief Negotiator, Dies at 65 |sito=The New York Times |data=10 novembre 2020 |accesso=10 novembre 2020 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201110094006/https://www.nytimes.com/2020/11/10/world/middleeast/saeb-erekat-palestinian-negotiator-dead.html |urlmorto=no }}</ref>
 
=== Eredità politica ===
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[[File:Audiencia con Seab Erekat (20656686832).jpg|thumb|Saeb Erekat con [[Michelle Bachelet]] in 2015]]
Erekat è stato uno dei più importanti portavoce palestinesi nei media occidentali.<ref>{{Cita news|url=https://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=9805EFDD143EF934A25756C0A9659C8B63 |titolo=Top Palestinian Negotiator Offers to Quit on Eve of Talks |opera=New York Times |data=17 maggio 2003 |accesso=29 gennaio 2012 |nome=James |cognome=Bennet}}</ref> Ha scritto molto sui media sulla statualità palestinese<ref>{{Cita web|titolo=Saeb Erekat|url=https://www.haaretz.com/misc/writers/WRITER-1.4968832|accesso=10 novembre 2020|sito=haaretz.com|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201031182356/https://www.haaretz.com/misc/writers/WRITER-1.4968832|urlmorto=no}}</ref>
ed è stato un critico accorato del piano di pace dell'[[Prima presidenza di Donald Trump|amministrazione Trump]].<ref>{{Cita web|titolo=The Trump administration, peddling Israeli extremism, is killing the peace process, not me {{!}} Opinion|url=https://www.haaretz.com/middle-east-news/.premium-trump-envoys-peddling-israeli-extremism-are-killing-peace-not-me-1.6159732|accesso=10 novembre 2020|sito=Haaretz.com|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200820062054/https://www.haaretz.com/middle-east-news/.premium-trump-envoys-peddling-israeli-extremism-are-killing-peace-not-me-1.6159732|urlmorto=no}}</ref>
 
Durante la [[Seconda Intifada]], ha criticato a gran voce le azioni israeliane e ha definito l'assalto delle forze armate israeliane del 2002 alla città palestinese di [[Jenin]] ([[Battaglia di Jenin (2002)|battaglia di Jenin]]) un "massacro" e un "[[crimine di guerra]]", sostenendo che Israele avesse ucciso più di 500 palestinesi nel [[campo profughi di Jenin]]. Quando l'effettivo bilancio delle vittime palestinesi apparve infine essere tra 53 e 56, per lo più combattenti, Erekat dovette affrontare forti critiche negli Stati Uniti.<ref>{{Cita news|autore=Peter Beaumont |url=https://www.theguardian.com/world/2002/apr/19/israel |titolo=Army denies frenzy of destruction in Jenin &#124; World news |opera=The Guardian |data=19 aprile 2002 |accesso=29 gennaio 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130826022237/http://www.theguardian.com/world/2002/apr/19/israel |urlmorto=no }}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.honestreporting.com/articles/45884734/reports/Jeningrad_What_the_British_Media_Said.asp |titolo=Jeningrad: What the British Media Said |editore=Honest Reporting |data=1º maggio 2002 |accesso=29 gennaio 2012 |urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101114124815/http://www.honestreporting.com/articles/45884734/reports/Jeningrad_What_the_British_Media_Said.asp }}</ref><ref>[http://transcripts.cnn.com/TRANSCRIPTS/0204/17/wbr.00.html CNN Transcripts] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110522040230/http://transcripts.cnn.com/TRANSCRIPTS/0204/17/wbr.00.html |data=22 maggio 2011 }}<br/>And we say the number [massacred] will not be less than 500.</ref><ref>[http://transcripts.cnn.com/TRANSCRIPTS/0205/05/le.00.html CNN Transcript] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110522024847/http://transcripts.cnn.com/TRANSCRIPTS/0205/05/le.00.html |data=22 maggio 2011 }}<br/>BLITZER: Mr. Erakat, you probably know that you've come under some widespread criticism here in the United States for initially charging that the Israelis were engaged in a massacre in Jenin. Perhaps 500 Palestinians murdered in that massacre, you suggested. But now all of the evidence suggests that perhaps 53 or 56 Palestinian civilians and combatants died in that fighting in Jenin.</ref>