Utente:Egimar/Sandbox: differenze tra le versioni

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L'opera è stata vista anche in chiave didattica; la vicenda racconta infatti lo sviluppo di un individuo che, da giovane, inesperto che era, diventa saggio, sapiente e uomo adulto attraverso la scoperta dell'amore e il superamento di varie prove iniziatiche.[N 12] Durante questo percorso formativo, il giudizio di Tamino sui due Regni nemici si capovolge: il bene, inizialmente fatto coincidere con il Regno Lunare della Regina della Notte in quanto vittima del rapimento della figlia, finirà per essere identificato col Regno Solare di Sarastro, prima giudicato come malvagio; nel suo Regno Tamino troverà ragione e saggezza, troverà anche la capacità di agire seguendo dei nuovi valori.[67]
 
Riguardo a ''Il flauto magico'', Rosen scrive che «sviluppa [...] una concezione della musica come veicolo per semplici verità morali».(Rosen p.319) Il didatticismo dell'opera è concentrato in passaggi poetici, relativi alle scene d'insieme, in cui i personaggi smettono di conversare e si uniscono nel cantare una lezione edificante al pubblico. Un esempio si trova nel primo atto, subito dopo che Monostatos e i suoi schiavi danzano fuori dal palco, incantati dal glockenspiel magico di Papageno e lasciando Pamina e lo stesso Papageno liberi (Könnte jeder brave Mann, Potrebbe ogni brav'uomo) Anche il finale del secondo atto inizia con una scena caratterizzata da poesia didattica quando entrano i tre genietti, cantando: Bald prangt, den Morgen zu verkünden (Presto brillerà per annunciare il mattino).
 
Rosen ritiene che non solo le parole di questi passaggi, ma anche la musica stessa abbia funzione didattica: «La moralità de ''Il flauto magico'' è sentenziosa, e la musica assume spesso una quadratura rara in Mozart, insieme a una ristrettezza di estensione e a un'enfasi su poche note molto vicine tra loro che illuminano magnificamente la filosofia borghese del testo». Come esempio, Rosen cita la musica per il passaggio che inizia con "Könnte jeder brave Mann", citato sopra. (Rosen, Charles (1997) The Classical Style: Haydn, Mozart, Beethoven. New York: Norton, p.319)