Neil Armstrong: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Annullata la modifica di ~2025-26498-02 (discussione), riportata alla versione precedente di M7
Etichetta: Rollback
m clean up, replaced: Modulo Lunare Apollo → Modulo lunare Apollo, lingua=inglese → lingua=en (3)
 
Riga 104:
 
=== Programma Apollo ===
Il 27 gennaio [[1967]], data tristemente nota per l'incidente dell{{'}}''[[Apollo 1]]'', Armstrong era a [[Washington]] con [[Gordon Cooper]], [[Richard Gordon (astronauta)|Richard Gordon]], [[Jim Lovell]] e [[Scott Carpenter]] per la stesura del [[trattato sullo spazio extra-atmosferico]]. La riunione era durata fino alle 18:45 e quando Carpenter andò all'aeroporto e gli altri tornarono ai loro alloggi in albergo, trovarono un messaggio che chiedeva loro di mettersi in contatto con il [[Lyndon B. Johnson Space Center]]. Appresero dunque della morte di [[Gus Grissom]], [[Edward White]] e [[Roger Chaffee]]; il gruppo trascorse la notte fuori a bere [[Scotch whisky|scotch]], discutendo sul terribile evento.<ref>{{Cita libro |titolo=Apollo 13 |cognome=Lovell |nome=Jim |wkautore=Jim Lovell |coautori=Jeffrey Kluger |anno=2000 |editore=Houghton Mifflin |isbn=0-618-05665-3 |pp=24-25 |lingua=ingleseen}}</ref>
Il 5 aprile [[1967]], mentre la commissione incaricata di investigare sull'incidente dell{{'}}''Apollo 1'' pubblicava la sua relazione, Armstrong era riunito con gli altri 17 astronauti per un incontro con Deke Slayton, che esordì dicendo loro: "I ragazzi che voleranno nelle prime missioni lunari sono i ragazzi in questa stanza".<ref>{{Cita libro |lingua=ingleseen |titolo=The Last Man on the Moon |nome=Eugene|cognome=Cernan |wkautore=Eugene Cernan |coautori=Don Davis |anno=1999 |editore=St Martin's Griffin |città=New York |isbn=0-312-26351-1 |pagine=165}}</ref> Secondo quanto riportato da [[Eugene Cernan]], Armstrong non aveva mostrato alcuna reazione alla frase di Slayton, per lui non si era trattato di una sorpresa, poiché in quella stanza vi erano i veterani del Programma Gemini, gli unici pronti per una simile impresa. La riunione proseguì con Slayton che spiegò nei dettagli gli sviluppi del progetto, e Armstrong venne inserito nell'equipaggio di riserva della nona missione Apollo, che a quello stadio di sviluppo era programmata come missione in [[orbita terrestre media]] per il test del [[Modulo Lunarelunare Apollo]] e del [[Apollo Command/Service Module|modulo di comando]] combinati insieme. A causa dei ritardi accumulati nella progettazione e costruzione del modulo lunare, l'ottava e la nona missione furono invertite. Così Armstrong, di riserva per l{{'}}''[[Apollo 8]]'', in accordo allo schema di rotazione degli astronauti adottato dalla NASA per le missioni Apollo, si trovò al comando della missione ''[[Apollo 11]]''.<ref>{{Cita|Hansen|pp. 312-313}}.</ref>
 
Per fornire agli astronauti esperienza utile sulla guida del modulo lunare nella discesa verso la Luna, la NASA commissionò alla ''Bell Aircraft'' la costruzione di due [[Lunar Landing Research Vehicle]], ai quali successivamente si aggiunsero tre [[Lunar Landing Training Vehicles]] per l'addestramento. La simulazione della gravità lunare, pari a un sesto di quella terrestre, avveniva tramite motori a [[turboventola]]. Il 6 maggio [[1968]] a circa 30 metri dal suolo il veicolo da addestramento pilotato da Armstrong incominciò a precipitare a causa di controlli difettosi, costringendo l'astronauta a mettersi in salvo eiettandosi e atterrando con il [[paracadute]]. Successive analisi evidenziarono che se Armstrong avesse abbandonato il veicolo mezzo secondo più tardi, il tempo non sarebbe poi stato sufficiente per l'apertura del paracadute; invece, l'unica ferita registrata fu solo un morso alla lingua. Nonostante avesse rischiato di perire nell'incidente, l'astronauta rimase comunque convinto che senza l'addestramento su questi velivoli l'allunaggio non avrebbe mai avuto successo, poiché in nessun altro modo si sarebbe potuta fornire ai piloti una valida esperienza del comportamento del modulo lunare nella fase di allunaggio.<ref>{{Cita|Hansen|p. 334}}.</ref>
Riga 125:
L'obiettivo dell{{'}}''Apollo 11'' era portare l'equipaggio sano e salvo sulla Luna più che posare il modulo con un atterraggio di precisione. Tre minuti dopo l'inizio della discesa verso la superficie lunare, Armstrong si accorse che i crateri di riferimento scorrevano con due secondi di anticipo: ciò permetteva di stimare che l'atterraggio sarebbe avvenuto con tutta probabilità a qualche miglio dal punto stabilito.<ref>{{Cita|Smith|pp. 21-22}}.</ref> Mentre il radar del modulo ''Eagle'' tracciava la superficie, si attivarono alcuni allarmi di errore sul [[computer]] di bordo. Il primo fu un codice 1202, che nonostante il lungo addestramento di Aldrin e Armstrong, era sconosciuto ai due; fu il Centro di controllo missione da Houston a rassicurarli: gli allarmi riportati erano causati da un sovraccarico di dati verso l'Apollo Guidance Computer e non costituivano un problema. Come raccontato da Aldrin nel documentario ''In the shadow of the Moon'', il sovraccarico fu causato dalla sua decisione di lasciare attivo il radar, che conseguentemente fornì al computer tutta una serie di dati non necessari che lo costrinsero a interrompere l'esecuzione di operazioni secondarie, segnalando l'errore.
 
Quando Armstrong si accorse che stavano atterrando in modo automatico in una zona che non gli sembrava sicura, si pose direttamente ai comandi del modulo. La ricerca di un'area adatta richiese più tempo del previsto e comportò che la fase di volo risultasse più lunga di quanto stabilito nelle simulazioni.<ref>{{Cita|Chaikin|p. 199}}.</ref><ref>{{Cita|Smith|pp. 23-25}}.</ref> Ciò generò molta preoccupazione presso il controllo missione, dove si temeva che i due astronauti potessero rimanere senza carburante sufficiente per l'allunaggio.<ref>{{Cita|Chaikin|p. 198}}.</ref> Al momento dello sbarco, tuttavia, Armstrong si disse certo di avere avuto ancora almeno 40 secondi di carburante rimanenti, inclusi i 20 di sicurezza necessari in caso di annullamento della missione all'ultimo istante.<ref>{{Cita|Chaikin|p. 200}}.</ref> Durante l'addestramento inoltre Armstrong era riuscito a far atterrare il simulatore con soli 15 secondi di carburante a disposizione in diverse occasioni, ed era abbastanza sicuro che il modulo avrebbe dovuto sopravvivere anche a una caduta libera di 15 metri se le cose si fossero messe male. Analisi successive alla missione indicarono che in effetti nel modulo vi erano ancora tra i 45 e i 50 secondi di carburante a disposizione.<ref>{{Cita libro |url=http://history.nasa.gov/alsj/a11/A11_MissionReport.pdf |editore=NASA |città=Houston |titolo=Apollo 11 Mission Report |data=novembre 1969 |lingua=ingleseen |formato=PDF |capitolo=9.8.3 Gaging System Performance |id=MSC-00171 |accesso=28 marzo 2013}}</ref>
 
L'allunaggio avvenne alle 20:17:39 UTC del 20 luglio 1969.<ref>{{Cita|Jones|The First Lunar Landing, time 109:24:48}}. L'accuratezza al secondo non è univoca, ed è riportata diversamente in altri registri della NASA.</ref> Opportuni sensori di contatto a baffo erano presenti all'estremità delle gambe del modulo e il primo contatto avvenne mentre il modulo era ancora in [[volo stazionario]] (''hovering''); l'accensione di una spia azzurra segnalò l'evento in cabina e Aldrin ne diede comunicazione con «Contact light» (Luce di contatto); successivamente quando il modulo si arrestò completamente sulla superficie, fu nuovamente Aldrin a comunicarlo con «Okay, motori fermi», cui seguì la conferma di Armstrong, con «Shutdown». La prima frase che Armstrong comunicò al controllo missione dopo l'atterraggio fu la nota «Houston, Tranquillity base here, the ''Eagle'' has landed» (trad. ''Houston, qui Base della Tranquillità. La ''Eagle'' è atterrata''). Armstrong e Aldrin celebrarono il momento con una vivace stretta di mano, prima di tornare al lavoro per verificare le procedure da adottare in caso di partenza in emergenza dalla superficie.<ref>{{Cita|Jones|The First Lunar Landing, time 1:02:45}}.</ref><ref>{{Cita web |lingua=en |url=http://www.jsc.nasa.gov/history/mission_trans/apollo11.htm |titolo=Mission Transcripts, Apollo 11 AS11 PA0.pdf |accesso=28 marzo 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071104210113/http://www.jsc.nasa.gov/history/mission_trans/apollo11.htm |dataarchivio=4 novembre 2007 |urlmorto=sì }}</ref><ref>{{Cita web |lingua=en |url=http://history.nasa.gov/alsj/a11/a11transcript_pao.htm |titolo=Apollo 11 Mission Commentary 7-20-69 CDT 15:15 - GET 102:43 - TAPE 307/1 |accesso=28 marzo 2013 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130317060736/http://www.history.nasa.gov/alsj/a11/a11transcript_pao.htm |dataarchivio=17 marzo 2013 }}</ref> Durante la fase critica, l'unico messaggio inviato da Houston fu "30 secondi", con cui intendevano segnalare quanto carburante ritenevano rimanesse a disposizione. Quando Armstrong confermò l'atterraggio, dal centro di controllo giunse un sospiro di sollievo e le parole «Avete fatto diventare blu un po' di gente qui. Stiamo respirando di nuovo».<ref>Riportato in {{Citazione|You got a bunch of guys about to turn blue. We're breathing again.|{{Cita|Chaikin|p. 200}}}}.</ref>
Riga 136:
Nonostante il programma stabilito prevedesse che i due astronauti si riposassero a lungo prima delle [[Apollo 11#Operazioni sulla superficie|attività sulla superficie]], Armstrong chiese al controllo missione che l'[[Attività extraveicolare|EVA]] fosse anticipata per la sera (ora di [[Houston]]). Quando i due furono pronti per scendere dal modulo di atterraggio, depressurizzarono la ''Eagle'', aprirono il portello e Armstrong si avviò per primo sulla scaletta.
 
Sulla cima della scala comunicò: «Sto scendendo dal LEM ora». Posò il piede sinistro sull'ultimo scalino alle 2:56 UTC del 21 luglio 1969,<ref>Harland, David (1999). ''Exploring the Moon: The Apollo Expeditions''. ISBN 1-85233-099-6.</ref> pronunciando la storica frase «That's one small step for (a) man, one giant leap for mankind» (trad. «Questo è un piccolo passo per (un) uomo, un gigantesco balzo per l'umanità»<ref>{{Cita news |titolo=Rientrati nel lem dopo la danza sulla Luna |pubblicazione=StampaSera |paginap=1 |giorno=21 |mese=luglio|anno=1969 |numero=167 |autore=Mario Ciriello}}</ref><ref>{{Cita news |titolo=Dall'allucinante deserto lunare all'aggancio in orbita con Apollo |pubblicazione=l'Unità |paginap=3 |giorno=22 |mese=luglio|anno=1969 |autore=Hart Colin}}</ref>).<ref name="Snopes">{{Cita web |url=https://www.snopes.com/quotes/onesmall.asp |titolo=One Small Misstep: Neil Armstrong's First Words on the Moon |autore=Barbara Mikkelson |coautori=David Mikkelson |data=ottobre 2006 |sito=Snopes.com |editore=Urban Legends Reference Pages |paginap=1 |accesso=28 marzo 2013}}</ref>
 
[[File:Apollo 11 Landing - first steps on the moon.ogv|min|sinistra|Armstrong descrive la superficie lunare]]
Riga 192:
[[File:Quincy Jones, John Glenn, and Neil Armstrong during NASA's 50th anniversary gala.jpg|min|sinistra|verticale=1.1|[[Quincy Jones]] presenta le copie in platino di ''[[Fly Me to the Moon]]'' ad Armstrong (a destra) e l'ex senatore [[John Glenn]], il 24 settembre 2008]]
 
Nell'autunno del 1979, mentre stava lavorando nella sua [[fattoria]] vicino a [[Lebanon (Ohio)|Lebanon]], in Ohio, andò incontro a un piccolo incidente: nel saltare giù dal [[trattore agricolo|trattore]], la [[fede nuziale|fede]] che portava al dito si incastrò in una delle ruote, strappandogli via l'ultima [[falange (anatomia)|falange]] dall'anulare. Recuperata l'estremità strappata dal dito, la pose nel ghiaccio e si recò all'ospedale ebraico di [[Louisville]], in [[Kentucky]], dove, grazie a un [[intervento chirurgico]], gli fu riattaccata.<ref>{{Cita news |autore=Kathy Sawyer |url=https://www.washingtonpost.com/wp-srv/national/longterm/space/armstrong1.htm |titolo=Armstrong's Code |pubblicazione=The Washington Post Magazine |giorno=11 |mese=luglio|anno=1999 |paginap=10 |accesso=28 marzo 2013}}</ref> Nel febbraio del [[1991]] fu colto da un leggero [[infarto]] mentre sciava ad [[Aspen]], in [[Colorado]], con amici.<ref>{{Cita|Hansen|pp. 639-640}}.</ref> Nell'anno precedente aveva subito la perdita di entrambi i genitori.
 
Divorziò dalla sua prima moglie nel [[1994]], dopo 38 anni di matrimonio,<ref>{{Cita news |autore=Daniel Schorn |url= https://www.cbsnews.com/stories/2005/11/03/60minutes/main1008288_page3.shtml |titolo= Being The First Man On The Moon |pubblicazione=60 Minutes |editore=CBS News |data=2 luglio 2006 |accesso=28 marzo 2013}}</ref> dopo che nel [[1992]], a un torneo di [[golf]], aveva conosciuto quella che sarebbe diventata la sua seconda moglie, Carol Held Knight. I due si sposarono il 12 maggio del 1994 in Ohio; una seconda cerimonia fu celebrata a [[San Isidro (California)|San Isidro]] in [[California]]. Andarono a vivere a [[Indian Hill]], in Ohio.<ref>{{Cita news |url= http://www.enquirer.com/editions/1999/07/18/loc_neil_armstrong_the.html |giorno=18 |mese=luglio|anno=1999 |autore=John Johnston |autore2=Saundra Amrhein |autore3=Thompson, Richelle |pubblicazione=The Cincinnati Enquirer |titolo=Neil Armstrong, Reluctant Hero}}</ref>