Stato sardo: differenze tra le versioni

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Con la vittoria delle truppe del regno a [[Battaglia di Sanluri|Sanluri]] nel [[1409]], al territorio statuale furono aggiunte le [[Barbagia|Barbagie]], la [[Planargia]], il [[Mandrolisai]], parte dell'[[Regno di Arborea|Arborea storica]] e il 17 agosto [[1420]], tutta la Sardegna fu unificata.
 
I confini statuali rimasero limitati all'isola anche quando, dopo il 20 febbraio [[1720]], con [[Amedeo II di Savoia]] il regno si unì, solo nella persona del sovrano, con gli stati ereditari di [[Casa Savoia]]: il [[Piemonte|principato di Piemonte]], il [[ducato di Savoia]], di [[Ducato d'Aosta|Aosta]], di [[Ducato di Monferrato|Monferrato]], la [[signoria di Vercelli]], la [[contea di Nizza]] e di [[Contea di Asti (età moderna)|Asti]], il [[marchesato di Saluzzo]] e parte del [[ducato di Milano]], da allora in poi chiamati ''Regi stati di terraferma'' o [[Stati sardi di terraferma|''Stati sardi di terraferma'']].
 
L'8 dicembre [[1798]] igli Regi statiStati di terraferma furono annessi da [[Napoleone Bonaparte]] alla [[Francia]]; i domini sabaudi si limitarono alla sola Isola fino al [[1814]].
 
La Corona sabauda si ingrandì ulteriormente dopo il [[Congresso di Vienna]], il 6 giugno [[1815]], con l'annessione del [[ducato di Genova]], già divenuto ''Repubblica ligure''.
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Nel 1848 il Re Carlo Alberto concesse unilateralmente una legge costituzionale, lo [[Statuto Albertino]], tramite la quale tutti gli stati sabaudi si fusero in un unico Stato unitario, formalmente con un'annessione al Regno di Sardegna, con un'unica amministrazione e unico parlamento (il parlamento subalpino) incentrati nella città di Torino, antica sede dei sovrani e ora capitale anche formale del Regno. Tutte le antiche istituzioni del Regno di Sardegna, che i sovrani avevano, fin dalla fondazione, giurato di rispettare<ref>''" La festa dell'incoronazione, molto imponente, ebbe luogo nella Cattedrale adornata allo scopo. Il baldacchino del Viceré è davanti all'altare maggiore; tutte le autorità sono ai rispettivi posti, secondo le regole del cerimoniale; vi si notano i rappresentanti degli Stamenti, cioè dei tre ordini, gli Arcivescovi e i Vescovi del Regno; su una pedana, eretta nella navata di sinistra, si trovano tutte le dame della nobiltà, in gran gala. Il Viceré prende posto nel suo seggio, circondato dal suo stato maggiore; poi si avvicina all'altare per giurare sui Vangeli, nelle mani dell'Arcivescovo, fedeltà agli ordinamenti del Regno. I capi degli Stamenti, gli Arcivescovi e i Vescovi, a uno a uno, vanno ai piedi del Viceré a prestare il giuramento di fedeltà al Sovrano. Questo giuramento è preceduto da tre discorsi tenuti dai capi degli Stamenti, in onore del Sovrano religioso mantenitore dei privilegi del Regno "'' Charles de Saint Severin, ''Souvenirs d'un séjour en Sardaigne pendant les années 1821 et 1822'', Lione, 1827, tradotto da Cenza Thermes in ''E a dir di Cagliari...'', Cagliari, Gianni Trois Editore, 1997</ref>, vennero sciolte senza peraltro incontrare resistenze nella società sarda né in quella degli altri ex-stati di terraferma. La trasformazione di quello che era uno Stato pattizio medioevale in una moderna monarchia costituzionale apparve alla pubblica opinione come una grande conquista civile e politica.
 
Alleandosi con i francesi contro gli austriaci, dal marzo al novembre del [[1860]], i confini statuali si ingrandirono incorporando altri Stati peninsulari: il [[Ducato di Parma e Piacenza|ducato di Parma]], il [[granducato di Toscana]], il [[ducato di Modena]], il [[regno delle due Sicilie]]. Altri territori si unirono successivamente come le [[Marche]], l'[[Umbria]], la [[Romagna]] staccandosi dallo [[Stato della Chiesa]], e la [[Lombardia]] staccandosi dal [[regno Lombardo-Veneto]]. Tutti questi territori furono incorporati sottostando alle condizioni imposte dalla Francia che pretese, in cambio del suo assenso, il Ducato di Savoia e la contea di Nizza.
 
[[File:VictorEmmanuel2.jpg|thumb|upright=0.7|Vittorio Emanuele II fu l'ultimo re di Sardegna]]
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Nel 1418 al governo dello Stato fu nominato un viceré. Rappresentava il re durante la sua assenza, esercitando la potestà regia con facoltà di convocare e presiedere gli Stamenti. La cancelleria affiancava il viceré nelle pratiche diplomatiche e di governo.
 
La carica viceregia ebbe termine nel 1847, quando, con la ''Fusione'' perfetta con gli Stati di Terraferma, i Sardi rinunciarono al loro Parlamento ed al loro Governo nell'Isolaisola per averne un altro a Torino.
 
==Il Parlamento==
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Come altri stati medioevali, anche il regno di Sardegna ebbe il proprio Parlamento chiamato le Corti (Corts in catalano, Cortes in spagnolo). Era composto dai tre ordini sociali e cioè il clero, i feudatari ed i cittadini delle città regie, che componevano i tre [[Stamenti]] rispettivamente ecclesiastico, militare e civile. Il Parlamento aveva il potere proponente, ma non quello deliberativo in quanto questo aspettava unicamente al Re. Cooperava comunque al governo dello Stato, dando consigli, assensi ed aiuti finanziari tramite un sussidio chiamato ''donativo''. In realtà il "donativo" veniva contrattato tra Parlamento e Viceré, che si impegnava, in nome del Sovrano, a "concedere" i privilegi richiesti dal Parlamento. Il governo non aveva diretto potere impositivo, che spettava ai feudatari, alla Chiesa e ai consigli cittadini. Per questo motivo il Regno di Sardegna e gli altri stati della Corona d'Aragona (e in genere tutti gli stati a base feudale) vengono definiti "Stati pattizi". La dinastia Sabauda, che governò il Regno nell'età dell'assolutismo e dell'illuminismo, non convocò mai le Cortes e non contrattò mai un nuovo donativo.
 
Il primo Parlamento fu istituito a Cagliari il 15 febbraio [[1355]] da [[Pietro il Cerimonioso]]. Gli storici sono concordi nell'affermare che a tutti gli effetti si trattò di una vera e propria concessione di autonomia al Regno. La rappresentanza della popolazione fu affidata al parlamento delle Cortes, di matrice iberica. Era diviso in tre stamenti, uno per classe di rappresentanza: lo stamento militare era destinato ai rappresentanti dell'aristocrazia ({{Senza fonte|in assoluta prevalenza di origine catalana}}); quello ''ecclesiastico'' a vescovi, abati ed esponenti dell'alto clero; quello ''reale'' ai rappresentanti delle città regie. Quando le Cortes si riunivano in seduta plenaria, i tre stamenti si chiamavano ''bracci''. Solo nel corso del XVI secolo l'ordinamento istituzionale del regno fu completato dall'istituzione di una corte suprema, la [[Reale Udienza di Sardegna|Reale Udienza]] (basata sul modello delle ''[[audiencia|audiencias]]'' spagnole), che, dopo la Fusione perfetta, diventò la Corte d'Appello, poi replicata e distribuita in tutto il territorio nazionale dopo l'unità d'Italia.
La rappresentanza della popolazione fu affidata al parlamento delle Cortes, di matrice iberica. Era diviso in tre stamenti, uno per classe di rappresentanza: lo stamento militare era destinato ai rappresentanti dell'aristocrazia ({{Senza fonte|in assoluta prevalenza di origine catalana}}); quello ''ecclesiastico'' a vescovi, abati ed esponenti dell'alto clero; quello ''reale'' ai rappresentanti delle città regie.
Quando le Cortes si riunivano in seduta plenaria, i tre stamenti si chiamavano ''bracci''. Solo nel corso del XVI secolo l'ordinamento istituzionale del regno fu completato dall'istituzione di una corte suprema, la [[Reale Udienza di Sardegna|Reale Udienza]] (basata sul modello delle ''[[audiencia|audiencias]]'' spagnole), che, dopo la "perfetta fusione", diventò la Corte d'Appello, poi replicata e distribuita in tutto il territorio nazionale dopo l'unità d'Italia.
 
Secondo la storiografia filo-sabauda il 29 novembre [[1847]], i Sardi chiesero spontaneamente al re [[Carlo Alberto]] di rinunciare alla loro autonomia. Ma questa richiesta "spontanea" dei capi degli Stamenti non fu mai votata dal parlamento né tantomeno sottoposta a referendum o, come si diceva allora, plebiscito. Fu in tutto e per tutto un atto unilaterale del sovrano che violava il giuramento dello stesso di rispettare i "privilegi" del Regno. Privilegi che, ormai a metà ottocento, sembravano ed erano obsoleti in un mondo in rapida industrializzazione e trasformazione. Da quella necessaria "rinuncia" tuttavia nacque presto la ''questione sarda'', poiché nella nuova organizzazione statuale l'isola sarà solo una provincia marginale e ancor più lo sarà con l'unità d'Italia.
 
Con la fusioneFusione perfetta con gli Stati di terraferma, il 4 marzo 1848 il Parlamento fu unico per tutto il regno. Era composto da un senato vitalizio e una camera elettiva. La sua sede era a Torino. Secondo lo storico F. C. Casùla...{{citazione|....Ciò non vuol dire, come affermano gli storici tradizionali, che nel 1847 finì il regno di Sardegna, ma piuttosto, che lo Stato da composto divenne unitario o semplice, con un solo popolo, un unico territorio, un solo potere pubblico, e, dal 4 marzo 1848, un solo Parlamento bicamerale (Senato vitalizio e Camera elettiva) chiamato subalpino, con sede a Torino.|Francesco Cesare Casùla, ''Breve storia di Sardegna'', p. 192}}
[[File:Il Regno di Sardegna nel 1860.jpg|thumb|left|I confini statuali nel 1860]]
 
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Quando i Savoia ricevettero il titolo di re di Sardegna, allo Stato sardo si aggiunsero gli altri [[Stati sardi di terraferma|stati dei possedimenti in terraferma]] (Principato di Piemonte, il ducato di Savoia, la contea di Nizza, etc), trasformandolo in questo modo in uno Stato composto, e più esattamente in uno ''Stato Federale collettivo'', facendolo diventare ''sovrano'' e ''perfetto'', e attribuendogli la ''summa potestas''<ref>F.C. Casula, ''Storia di Sardegna'', p. 185</ref>, continuando a chiamarsi ''Stato sardo''. Gli storici oggi si riferiscono a quest'entità come [[Stato sabaudo]]. Riguardo alla legislazione all'interno di tale Stato federale, i singoli stati mantennero la propria qualità di stati, ma progressivamente i regnanti sabaudi attuarono una politica di armonizzazione delle diverse leggi esistenti. In Sardegna, la [[Carta de Logu]] rimase in vigore fino al 1827, quando fu poi sostituita dal Codice Feliciano (che raccoglieva le svariate leggi sparse nei vari Stati della federazione)<ref>{{cita libro| Paola | Sirigu | Il codice barbaricino| 2007 | La Riflessione | Cagliari |p= 18}}</ref>,<ref>Il Codice Feliciano in PDF: {{cita web|nome= Regno di Sardegna|cognome=|url= http://www.sardegnadigitallibrary.it/documenti/17_93_20090323095948.pdf|titolo= Leggi civili e criminali del Regno di Sardegna raccolte e pubblicate per ordine di S.S.R.M. il re Carlo Felice|accesso= 17 febbraio 2011|editore= Alliana Andrea}}</ref>.
 
Tramite regi decreti, regi editti, carte regie e regie riforme, vennero progressivamente armonizzati i diversi sistemi di pesi e misure<ref>Atlante dei pesi nel Regno di Sardegna: {{cita web|nome= Ministero per gli Affari di Sardegna|cognome= |url= http://www.sardegnadigitallibrary.it/mmt/fullsize/2009031206162200001.pdf|titolo= Atlante dei pesi e delle misure metriche decimali secondo il sistema introdotto nel Regno di Sardegna. Regio Editto del 1º Luglio 1844|accesso= 17 febbraio 2011|editore= Litografia J.Junk|dataarchivio= 6 ottobre 2011|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20111006013153/http://www.sardegnadigitallibrary.it/mmt/fullsize/2009031206162200001.pdf|urlmorto= sì}}</ref>, fu data nuova forma all'amministrazione delle Poste<ref>Regio editto sulla nuova amministrazione delle poste: {{cita web|nome= Regno di Sardegna|cognome= |url= http://www.sardegnadigitallibrary.it/mmt/fullsize/2009050512435500022.pdf|titolo= Regio editto con cui Sua Maestà dà una nuova forma all'amministrazione delle poste|accesso= 17 febbraio 2011|editore= Stamperia reale|dataarchivio= 6 ottobre 2011|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20111006013544/http://www.sardegnadigitallibrary.it/mmt/fullsize/2009050512435500022.pdf|urlmorto= sì}}</ref>, entrarono in vigore progressivamente il Codice Civile nel 1837<ref>Codice civile per gli stati del re di Sardegna: {{cita web|nome= Regno di Sardegna |cognome=|url= http://www.sardegnadigitallibrary.it/mmt/fullsize/2009050512392700004.pdf|titolo= Codice civile per gli stati di Sua Maestà il re di Sardegna|accesso= 17 febbraio 2011|editore= Cassone Giuseppe}}</ref>, Il Codice Penale nel 1839, il Codice Penale Militare nel 1840<ref>Codice penale militare: {{cita web|nome= Regno di Sardegna|cognome= |url= http://www.sardegnadigitallibrary.it/mmt/fullsize/2009040715015100020.pdf|titolo= Codice penale militare per gli stati di S.M. il re di Sardegna|accesso= 17 febbraio 2011|editore= Stamperia Reale|dataarchivio= 6 ottobre 2011|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20111006012551/http://www.sardegnadigitallibrary.it/mmt/fullsize/2009040715015100020.pdf|urlmorto= sì}}</ref>, il Codice del Commercio nel 1842<ref>Codice del Commercio: {{cita web|nome= Regno di Sardegna|cognome= |url= http://www.sardegnadigitallibrary.it/mmt/fullsize/2009033118151400002.pdf|titolo= Codice di commercio per gli stati di S. M. il re di Sardegna|accesso= 17 febbraio 2011|editore= Tipografia Timon A.|urlmorto= sì}}</ref>. Queste leggi entravano in vigore per tutti i sudditi del Re e, dopo tale processo di armonizzazione, si arrivò al 1847, quando gli Stati adottavano e rispettavano le stesse leggi.
 
Con la ''Fusione perfetta del 1847'', lo Stato sardo "annesse" gli altri stati del Re di Sardegna, ma le sue istituzioni furono sovvertite in tal modo, il baricentro demografico ed economico trasferito ormai anche formalmente negli ex-stati di terraferma, in particolare in Piemonte, che da allora sarà veramente difficile riconoscervi ancora un vero riferimento all'isola e al suo antico Regno. Con un solo popolo, un solo territorio, un solo ordinamento giuridico il Regno di Sardegna divenne uno Stato unitario di tipo francese, fortemente centralizzato. Gli altri tre stati della federazione si fusero in esso e si estinsero. Lo Stato sardo continuò il suo cammino mantenendo sempre la stessa denominazione fino al 1861, quando il 17 marzo fu proclamato il Regno d'Italia<ref>Il 18 febbraio 1861 Vittorio Emanuele II, con un solenne discorso rivisto da Cavour, inaugurò a Torino il nuovo Parlamento formato dai rappresentanti di tutti gli Stati e territori italiani annessi al regno di Sardegna, al fine di esaminare il progetto governativo di Unità nazionale. Il sovrano sorvegliò la discussione per far respingere le manifestazioni di tipo democratico, e rifiutò il titolo di Re degli italiani con l'ordinale iniziale (Vittorio Emanuele I). Finalmente, il 17 marzo 1861 firmò col Cavour la seguente legge che proclamava il regno d'Italia: ''Vittorio Emanuele II, re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme, ... il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico. Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli Atti del governo mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.'' Ma non vi fu – dicono i manuali di Diritto Costituzionale - né in tale occasione, né in alcuna altra antecedente o susseguente, alcuna costituzione ''ex novo'' di una entità politica statale. Lo stesso appellativo di regno d'Italia, assunto con legge 17 marzo 1861 n. 4671 (suddetta), è solo il nuovo nome, più appropriato alla nuova situazione di fatto, assunto dallo Stato sardo. Per cui, concludono: L'attuale stato italiano non è altro che l'antico regno di Sardegna...|Francesco Cesare Casula, ''Breve storia di Sardegna'', pp. 244-245</ref>.
 
[[File:Arms of Sardinia.svg|thumb|upright=0.7|Stemma del regno di Sardegna]]
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===I Feudi===
{{Vedi anche|Feudi del regno di Sardegna}}
Per premiare chi lo aveva aiutato a realizzare la conquista dell'Isola, lo Stato concesse in feudo tutti i territori dell'isola, tranne quelli appartenenti alla Chiesa e tranne le città reali. Prima della guerra contro il [[regno di Arborea]], i feudi erano 68.
Prima della guerra contro il [[regno di Arborea]], i feudi erano 68.
 
Perdendo ripetutamente contro gli arborensi, il Regno si ridusse alle sole città di [[Cagliari]] ed [[Alghero]], fino al [[1409]], anno della riconquista del territorio isolano che fu riorganizzato poi in 37 feudi.
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===Le Province===
{{Vedi anche|Province del Regno di Sardegna}}
In epoca sabauda il Regno era diviso in ''Province''. Esse subirono nel tempo diverse modifiche, e il sistema si estese ai territori via via annessi (parte del Milanese, Genovesato ecc.). Con la riorganizzazione amministrativa del 1818 le province furono riunite in ''Divisioni'' e divise in [[mandamento (diritto)|mandamenti]].
Con la riorganizzazione amministrativa del 1818 le province furono riunite in ''Divisioni'' e divise in [[mandamento (diritto)|mandamenti]].
 
Nel [[1859]], nel corso della [[Seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra di indipendenza]], il [[Decreto Rattazzi]] ridusse le vecchie province a ''Circondari'' di nuove più vaste province, generalmente corrispondenti alle ''Divisioni''.