Omicidio di Alvise di Robilant: differenze tra le versioni
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Sulla scena del crimine non vennero trovate tracce dell'assassino, eccezion fatta per delle ditate di sangue rinvenute sulla tenda della finestra che era stata aperta. Tali impronte, però, erano impossibili da repertare in quanto erano state lasciate su una superficie porosa e non liscia. Venne ipotizzato che l'assassino aveva aperto la finestra per tentare di mandare via un odore, forse quello di un profumo (il che aprirebbe alla possibilità di un assassino donna). La pista del furto finito male fu subito scartata, in quanto dal luogo dell'omicidio non era stato rubato nulla se non un'anatra di cristallo, forse l'arma del delitto. L'appartamento del conte apparve molto ordinato, segno che il conte è stato colto di sorpresa e che non ha avuto il tempo di difendersi. Dalla testimonianza di Barbara Rucellai, proprietaria del palazzo, emerse che intorno alle 19:30 il conte stava suonando il [[pianoforte]], ma in modo anormale e irrequieto. Nonostante questa versione confermata da altri testimoni, la polizia scientifica non trovò impronte digitali sui tasti dello strumento.<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.vanillamagazine.it/giallo-a-firenze-il-delitto-del-conte-alvise-di-robilant/|titolo=Giallo a Firenze: il Delitto del Conte Alvise di Robilant|sito=www.vanillamagazine.it|data=14 luglio 2018|accesso=4 settembre 2025}}</ref>
Altro dettaglio che insospettì gli inquirenti fu il fatto che il conte, al momento dell'aggressione, indossava solo una vestaglia e che sotto di essa era nudo. Gli investigatori ipotizzarono quindi che il conte di Robilant avesse aperto la porta a qualcuno mentre si stava preparando per uscire, dato che sulla porta non c'erano segni di scasso, e che l'assassino fosse una persona di cui si fidava
La pista sul mondo dell'arte non portò a nessuna svolta, e fu ripetutamente ritenuta improbabile dagli amici dello stesso conte di Robilant. Vennero trovate diverse analogie tra l'omicidio del conte e quelli di [[Filippo Giordano delle Lanze]] (19 luglio 1970) e di [[Rodolfo Lodovigi]] (1991), un antiquario e un rappresentante di moda con legami col mondo gay, ma i tre delitti non furono mai collegati in modo ufficiale. L'arma del delitto, capace di tagliare e di colpire con forza allo stesso tempo (forse un bastone da passeggio da difesa, con estremità a forma di mazza e contenente una lama da taglio) appare simile a quella utilizzata nell'omicidio dell'antiquaria milanese [[Omicidio di Adriana Levi|Adriana Levi]], assassinata il 19/20 dicembre 1989 in [[corso Magenta]]<ref>[https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/24_agosto_02/adriana-levi-il-giallo-dell-antiquaria-uccisa-nella-sua-casa-a-milano-la-cena-il-furto-nel-negozio-e-l-impronta-sul-muro-cd335e9b-e08f-4cc7-95e5-dbcbfca13xlk.shtml Adriana Levi, il giallo dell'antiquaria uccisa nella sua casa a Milano]</ref>, e del restauratore perugino [[Omicidio di Pietro Nottiani|Pietro Nottiani]], ucciso il 31 marzo 1998 nel centro storico del capoluogo umbro<ref>[https://www.youtube.com/watch?v=3lTWeimoQTU&t=3035s Video:L'omicidio di Alvise de Robilant], 1:03.</ref><ref>[https://www.perugiatoday.it/cronaca/delitto-nottiani-sant-ercolano-perugia.html Delitto Nottiani, Perugia]</ref>. L'ultima pista battuta dagli inquirenti fu quella del delitto passionale: fu avanzata l'ipotesi dell'incontro a matrice [[omosessualità|omosessuale]] tra il conte e un altro uomo, poiché durante l'autopsia era stato trovato del liquido seminale del conte di Robilant nella bocca di quest'ultimo, liquido che tuttavia si rivelò contenere il DNA del conte stesso. Gli amici del conte confermarono inoltre il grande successo di quest'ultimo con il genere femminile
Per l'omicidio di Alvise di Robilant non ci furono mai indagati, diverse persone vennero sospettate ma le indagini giunsero a un punto morto dopo alcuni anni a causa della scarsità di indizi: a oggi il delitto resta senza un colpevole. [[Andrea di Robilant (giornalista)|Andrea di Robilant]], figlio di Alvise, terminò il libro riguardante il rapporto tra [[Andrea Memmo]] e [[Giustiniana Wynne]] e lo pubblicò con la casa editrice [[Arnoldo Mondadori Editore]] nel 2003, dedicando l'opera al padre scomparso sei anni prima.
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