Italiano regionale: differenze tra le versioni
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{{vedi anche|Italiani regionali meridionali}}
Anche nel [[Italia meridionale|Meridione]] si registra una diversa distribuzione delle vocali chiuse e aperte, diversa però da quella settentrionale: in [[Calabria]], [[Salento]] e [[Sicilia]] si hanno infatti solo i timbri aperti ({{IPA|[ɛ, ɔ]}}), mentre nelle altre regioni le discrepanze rispetto alla pronuncia neutra sono minori (seppur rilevanti) e non omogenee (es. la pronuncia "giòrno" con ''o'' aperta è molto diffusa in Campania); sul lato adriatico sono più evidenti, come in certe aree dell'Abruzzo centro-orientale ([[Chieti]]-[[Sulmona]]), in gran parte della Puglia centro-settentrionale ([[Foggia]]-[[Bari]]-[[Taranto]]), e nella Basilicata orientale ([[Matera]]), dove è presente il cosiddetto isocronismo sillabico: le vocali in sillaba libera sono tutte pronunciate chiuse e quelle in sillaba complicata tutte aperte (vedasi il noto esempio "un póco di pòllo"); addirittura nell'area teramana (Abruzzo settentrionale), e fino all'altezza di [[Pescara]], le vocali vengono pronunciate con un unico suono aperto (ad es. "dòve volète andare stasèra?"), presentando così un'inspiegabile coincidenza con gli esiti fonetici meridionali estremi, pur non essendoci con essi alcun collegamento diretto.
Come già detto, qui la ''s'' intervocalica è sempre sorda, ed è frequente l'uso del [[passato remoto]] anche per tempi prossimi. Come per l'Italia centrale, sono comuni il raddoppiamento delle ''b'' e delle ''g'' e, sebbene in misura minore, l'affricazione della ''s'' in parole come "insomma", "falso", ecc. Prevalente poi (anche questo come in Italia centrale) è la [[posposizione]] del [[pronome possessivo]], che viene collocato dopo il [[sostantivo]] (''il libro mio''), fino a giungere, in
== Sicilia ==
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