Dialetto greco-calabro: differenze tra le versioni

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Nei primi decenni del [[XX secolo]] il fenomeno regressivo ha interessato i comuni di [[Palizzi]], [[Staiti]], [[Cardeto]], [[Roccaforte del Greco]], [[Amendolea]] e [[Condofuri]]<ref>{{Cita|Szabó|p. 554}}.</ref>.
 
Durante il [[fascismo|periodo fascista]] le minoranze linguistiche, tra queste anche la comunità linguistica del ''Greco di Calabria'', venivano osteggiate. È sintomatico di un clima così sfavorevole l'usanza, invalsa negli [[anni 1930|anni trenta]], di apostrofare una persona con l'espressione proverbiale «mi sembri un greco», utilizzata con intenti offensivi. L'uso di altre lingue che non fossero îlil toscano, dunque considerate "dialetti", era considerato dagli stessi parlanti come simbolo di arretratezza e i maestri punivano quegli alunni che venivano sorpresi a parlare in classe una lingua regionale anziché il toscano.
 
Per molti anni gli ellenofoni di [[Calabria]] sono rimasti nell'oblio. Persino in [[Grecia]] si ignorava la loro esistenza. La rinascita dell'attenzione su tale fenomeno linguistico si deve al pionieristico lavoro del glottologo e filologo tedesco [[Gerhard Rohlfs (filologo)|Gerhard Rohlfs]], che contribuì molto alla salvaguardia della lingua. In suo onore la città di [[Bova (Italia)|Bova]] ha allestito da ottobre 2012 una mostra multimediale dal titolo “Calabria contadina nelle immagini di Gerhard Rohlfs”, a cura di Antonio Panzarella.