Girolamo Savonarola: differenze tra le versioni

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[[File:– Processo di fra Girolamo Savonarola, 1498 – BEIC 2493965.jpg|thumb|left|''Processo di fra Girolamo Savonarola'', 1498]]
[[File:Hanging and burning of Girolamo Savonarola in Florence.jpg|thumb|Il rogo in Piazza della Signoria (Anonimo, 1498, Museo di S. Marco, FI).]]
Venutogli meno l'appoggio francese, fu messo in minoranza rispetto al risorto partito dei Medici che nel 1498 lo fece arrestare e processare per [[eresia]]. La cattura del frate, barricatosi coi confratelli in [[convento di San Marco|San Marco]], fu particolarmente cruenta: la domenica deglidelle UliviPalme il convento fu assediato dai Palleschi, i fautori del partito mediceo e antisavonaroliano, mentre la campana "Piagnona" suonava invano a martello; la porta del convento fu messa a fuoco e il convento preso d'assalto per tutta la notte, con scontri tra i frati e gli assalitori. In piena notte Savonarola fu catturato e trascinato fuori dal convento con fra [[Domenico Buonvicini]], attraversando al lume delle torce [[via Larga]] verso [[palazzo Vecchio]], dove entrò per il portello. Nel chinarsi un armigero gli calciò il fondo schiena schernendolo: «Ve' dove gli ha la profezia!»<ref name=Barge>Bargellini-Guarnieri, cit., vol. 3, p. 353.</ref>.
 
Fu rinchiuso nell'"Alberghetto", la cella nella [[torre di Arnolfo]] e subì interrogatori e torture. Il processo fu palesemente manipolato: Savonarola subì la tortura della [[tratto di corda|corda]], quella del fuoco sotto i piedi e fu quindi posto per un'intera giornata sul [[cavalletto (tortura)|cavalletto]], riportando lussazioni su tutto il corpo. Alla fine venne condannato a essere bruciato in [[piazza della Signoria]] con due suoi confratelli, Domenico Buonvicini, da [[Pescia]], e Silvestro Maruffi, da Firenze.