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=== Infanzia ===
Nato a [[Lisbona]] nel 1861, era figlio di José Joaquim de Paiva Cabral Couceiro, ingegnere di rilievo nell’[[Exército Português|Esercito Portoghese]], e di Helena Isabel Teresa Mitchell, [[Protestantesimo|protestante]] [[Irlandesi|irlandese]] convertitasi al [[Chiesa cattolica|cattolicesimo]] [[Cattolicesimo intransigente|tradizionalista]] (dopo essere stata educata in un convento in [[Secondo Impero francese|Francia]]). Dopo la morte del padre vedovo, la ventenne Helena Mitchell lavorò per un periodo a [[Madrid]], prima di stabilirsi in [[Regno del Portogallo|Portogallo]] come governante dei figli del [[Visconte]] do Torrão. Fu in qualità di istitutrice che conobbe l’ingegnere José Couceiro, che poi sposò, dando alla luce due figlie, (Carolina e Conceição), e il loro unico figlio maschio, Henrique. Il giovane Henrique fu cresciuto in un ambiente severo e autoritario, dove si teneva lontano dalla [[Letteratura di consumo|letteratura popolare]], non frequentava il teatro, partecipava quotidianamente alla [[messa]] e leggeva ogni giorno l'''[[Imitazione di Cristo]]'', in preparazione al “sacrificio supremo”. Helena Mitchell instillò nel figlio uno [[Zelota|zelo]] religioso e una disciplina militare; all’età di 11 anni gli regalò un libro sulla storia delle [[Crociata|Crociate]], ''[[Ivanhoe]]'', e lui lesse e rilesse una copia del ''[[Don Chisciotte della Mancia|Don Chisciotte]]'', coltivando l’etica del [[Cavalleria medievale|cavaliere medievale]]: austerità, valore, astinenza, servizio a [[Dio]] e alla patria<ref name=":0">Valente, Vasco Paulido (2010). ''"Henrique Paiva Couceiro – um colonialista e um conservador"''. ''Análise Social''. XXXVI (160). Lisbon: Instituto de Ciências Sociais: 767–802.</ref>.
 
=== Accademia militare ===
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=== La campagna in Mozambico (1894-1896) ===
La sua onorificenza non fu accompagnata da alcuna promozione, e dopo un breve soggiorno a Lisbona, fu assegnato al 3º Reggimento d’Artiglieria a [[Santarém (Portogallo)|Santarém]], dove rimase tra agosto 1891 e agosto 1892. Tornò poi al 1º Reggimento d’Artiglieria di Lisbona. Generalmente insoddisfatto della vita nella capitale, chiese un trasferimento temporaneo alla [[Legione spagnola|Legione Straniera Spagnola]], allora impegnata a [[Melilla]] durante la battaglia delle montagne del [[Rif|Riff]], in [[Protettorato spagnolo del Marocco|Marocco]]. Si distinse in servizio, ricevendo la [[Medaglia al merito militare|Medaglia al Merito Militare]] spagnola, ma al termine del suo incarico tornò nuovamente a Lisbona, ancora una volta senza ottenere promozioni<ref name=":0" />.
 
Nell’ottobre 1894, la tribù [[Tsonga (popolo)|Tsonga]] nel sud del [[Africa Orientale Portoghese|Mozambico]] si ribellò e attaccò la comunità di [[Lourenço Marques (Mozambico)|Lourenço Marques]] (oggi [[Maputo]]). Il governo rigeneratore di Ernesto Hintze Ribeiro nominò l’ex ministro del [[Partito Progressista (Portogallo)|Partito Progressista]] António Enes come Commissario Reale in Mozambico, con il compito di reprimere la rivolta e riaffermare la sovranità portoghese, minacciata dalle ambizioni britanniche di [[Cecil Rhodes]], che considerava i portoghesi incapaci di mantenere il controllo del territorio. Grazie alla sua fama acquisita in Angola, Paiva Couceiro fu invitato a ricoprire il ruolo di aiutante di campo. Tra gennaio e maggio 1895 fu raggiunto in Mozambico da Alfredo Augusto Freire de Andrade, Aires de Ornelas, Eduardo da Costa e [[Joaquim Augusto Mouzinho de Albuquerque]], insieme al comandante locale maggiore Alfredo Augusto Caldas Xavier. All’arrivo, il contingente si trovò di fronte a una maggioranza di tribù locali (Tsonga, Batongas, Machopes e Vátuas) ostili ai portoghesi, che circondavano Lourenço Marques. La strategia iniziale di Enes fu quella di occupare [[Marracuene]] per ristabilire l’ordine e riconquistare il controllo dei territori. Il 21 gennaio 1895, una colonna partì da Lourenço Marques per una pattuglia di 15 chilometri. Couceiro, con un’avanguardia di tredici cavalieri, si distaccò dalla colonna e fu attaccato dai Tsonga, che riuscì a respingere. Un mese dopo, mentre tentava di incontrare le tribù “amiche” di [[Matola (Tanzania)|Matola]] e Moamba (che non si presentarono), il distaccamento di Couceiro — composto da 37 ufficiali e 791 soldati, tra cui 300 angolani — fu attaccato la mattina del 2 febbraio 1895. Ci fu confusione tra le file angolane e le linee cedettero, ma Couceiro e gli altri ufficiali riuscirono a ricompattare le truppe. Nella battaglia morirono tra i 4 e gli 8 soldati portoghesi e 20 angolani, mentre circa 200 Tsonga persero la vita. La colonna rimase sul campo per tre giorni e il 5 marzo 1895 marciò su Amboane, rientrando a Lourenço Marques il giorno seguente, dove rimase per un mese. Nel frattempo, Enes e il suo gabinetto stavano elaborando un piano metodico per ristabilire il dominio sulle "terre del Re". Couceiro marciò verso il confine meridionale delle terre Vátua a fine giugno con 270 europei, 50 angolani, cinque cannoni e tre mitragliatrici. Nei pressi dell’ex forte di Stokolo. Il 23 agosto 1895, Couceiro ricevette l’ordine di attaccare e arrestare un ribelle di nome Matibejana. Avanzò con 1.000 uomini lungo un fiume paludoso, mentre un contingente di ausiliari saccheggiava i villaggi vicini e massacrava gli abitanti. Quello che sarebbe passato alla storia come la Battaglia di Magul fu caratterizzato da azioni più cavalleresche che strategiche. Il contingente di Couceiro si separò nuovamente da quello di Freire de Andrade e, giunto presso le tribù di Cossine, lanciò un ultimatum per la consegna di Matibejana entro tre giorni. Poiché ciò non avvenne, e dopo alcuni giorni di inattività, i guerrieri tribali attaccarono direttamente le linee portoghesi, che resistettero con 5 morti e 27 feriti, mentre le perdite tribali ammontarono a 300–450 uomini. Sebbene non si trattasse di una vittoria strategica, la battaglia sancì la supremazia militare portoghese e cambiò le sorti degli scontri luso-africani<ref name=":0" />.
 
Per le sue azioni, nell’agosto 1895, Couceiro fu nominato [[Cavaliere]] dell’[[Ordine militare di San Benedetto d'Avis]]. Pur dimostrando straordinario coraggio fisico, espose le sue truppe a rischi evitabili, ma divenne una celebrità e fu celebrato con tutti gli onori. Al termine delle operazioni, Couceiro lasciò Lourenço Marques il 18 dicembre 1895. Tornato a Lisbona nel febbraio 1896, fu proclamato ''Benemérito da Pátria'' (“Benemerito della Patria”) all’unanimità dalla Corte Reale. In riconoscimento del suo contributo fu nominato Comandante dell’Ordine della Torre e Spada e ricevette una pensione annua di 500.000 [[Real portoghese|Real]]. Inoltre, fu nominato aiutante di campo onorario del [[Sovrani del Portogallo|re]] [[Carlo I del Portogallo|Carlo I di Portogallo]], integrato nella Casa Militare Reale, e insignito della [[Medaglia d'oro|Medaglia d’Oro]] al valore militare e della [[Medaglia d'argento al Valor Militare|Medaglia d’Argento]] della [[Amelia d'Orléans|regina Amelia]] per il servizio nella campagna del Mozambico<ref>''Portugal em África'', Março de 1944, p. 76</ref>.
 
=== Carriera politica ===
Nel 1898 Couceiro fu trasferito all'interno della burocrazia delle forze armate; intervenne con convinzione nel dibattito sulle promozioni rapide e sui miglioramenti salariali per gli ufficiali. Nel 1901 tornò in Angola con la missione di redigere un rapporto sulla mobilità dell’esercito tra il fiume [[Lucala]] e [[Malanje]]. Le sue conclusioni, presentate in un documento ufficiale, rivelavano una crescente preoccupazione per la politica coloniale portoghese. Da quel momento manifestò ripetutamente disprezzo per la politica, che definiva una "palude indegna" per l’onore dei veri portoghesi. Pubblicò numerosi articoli sulla politica coloniale e nazionale, esprimendo un [[nazionalismo]] sempre più marcato e un forte anti-[[Sistema parlamentare|parlamentarismo]], in opposizione al sistema costituzionale in vigore in Portogallo, che Couceiro descriveva come il "declino della Patria". In interviste e interventi pubblici, assunse il ruolo simbolico di [[Nuno Álvares Pereira]], pronto a “salvare” il Portogallo dal supposto decadimento morale. La sua posizione si consolidò con il suicidio di [[Joaquim Augusto Mouzinho de Albuquerque]], compatriota e eroe delle campagne in Mozambico ma progressivamente logorato dalle trame politiche. Questo evento rafforzò in Paiva Couceiro un sentimento di indignazione verso la politica. Le sue idee, intrise di nazionalismo e cattolicesimo tradizionalista, anticiparono in molti aspetti il movimento dell'[[Integralismo Lusitano]] — monarchico e tradizionalista che si sarebbe affermato negli anni successivi — e si avvicinavano alle visioni di [[Joaquim Pedro de Oliveira Martins]] e [[Guerra Junqueiro]], pur con sfumature più militanti e meno concilianti.
 
Il 1° aprile 1902 Couceiro inviò una “petizione rispettosa” alla [[monarchia portoghese]], in cui denunciava l’imposizione di dazi doganali ai creditori dello Stato, raccomandava un bilancio equilibrato e proponeva riforme al sistema politico che rispettassero la [[nobiltà]] e le tradizioni del popolo portoghese. La sua lettera fu ampiamente pubblicata dalla stampa e sostenuta dai monarchici, consacrandolo come leader indiscusso degli “africanisti” — ex militari o funzionari coloniali portoghesi rientrati dal continente africano. Il celebre autore [[Rafael Bordalo Pinheiro]] gli dedicò il poema ''Paródia'', in forma di elogio. Poco dopo la petizione, scoppiò un nuovo scandalo: nel dicembre 1902, António Teixeira de Sousa, Ministro della Marina e delle Colonie nel governo Hintze Ribeiro, negoziò un contratto con Robert Williams (un bretone che la stampa definiva “discepolo di Cecil Rhodes”) per la costruzione di una ferrovia che collegasse [[Lobito]] e [[Benguela]] in Angola, al confine con il [[Congo belga|Congo]]. Il contratto garantiva a Williams un monopolio di trasporto per 99 anni e il diritto di esplorazione mineraria su una fascia di territorio larga 240 chilometri e lunga 1.347. Il cosiddetto Contratto Williams scandalizzò i nazionalisti portoghesi, che consideravano quei diritti esclusivamente portoghesi. Couceiro denunciò pubblicamente i ministri che avevano approvato l’accordo, definendoli traditori<ref name=":0" />.
 
Le sue dichiarazioni non gli procurarono simpatie; nonostante i legami con la Casa Reale, il 6 dicembre 1902 fu trasferito al ruolo di aiutante presso l’ispezione del servizio di artiglieria a [[Évora]]. Questa sorta di esilio imposto durò fino al novembre 1903, quando il leader progressista José Luciano de Castro lo trasferì al gruppo di batteria a Cavalo di [[Queluz (Sintra)|Queluz]], dove rimase fino al 1906. Durante il periodo a Évora, Couceiro entrò in contatto con [[João Franco]] e il [[Partito Rigeneratore-Liberale]]. Simbolo di questa crescente vicinanza fu il discorso pronunciato da João Franco nel maggio 1903, in cui le sue idee sulla politica coloniale si allineavano chiaramente con quelle di Paiva Couceiro.
 
Alle elezioni generali del 12 febbraio 1905, quando divenne evidente che il re Carlo I intendeva sostenere le riforme governative promosse da João Franco, Paiva Couceiro e altri “africanisti” — tra cui Freire de Andrade, Aires de Ornelas, Ivens Ferraz e João Baptista Ferreira — decisero di candidarsi con il Partito Rigeneratore-Liberale. Il giornale di destra ''Almanach'' lo celebrò definendolo “nobile nella persona e di candore immacolato… [sufficiente perché i portoghesi] non perdessero mai fiducia nel futuro della razza”.
 
== Note ==