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In seguito all'[[armistizio di Cassibile]], che portò alla creazione della [[Repubblica Sociale Italiana|Repubblica di Salò]] con il fine di governare i territori italiani controllati militarmente dalla [[Germania nazista]] contrastando la [[Resistenza italiana|Resistenza partigiana]] e inasprendo la [[guerra di liberazione italiana]], entrò a far parte del [[Fronte militare clandestino]] collaborando da convinto [[Antifascismo|antifascista]] all'attività di propaganda e tesseramento, nascondendo ufficiali del [[Comitato di Liberazione Nazionale]] ricercati da [[Nazionalsocialismo|nazisti]] e [[Fascismo|fascisti]] e veicolando informazioni riservate e ordini agli organi del [[Partito d'Azione]] per favorire la lotta clandestina e [[Partigiano|partigiana]]<ref name="AP"/>.
Catturato il 10 dicembre 1943 dalle [[Schutzstaffel|SS]], condotte da una [[Spionaggio|spia]] fascista nella sua abitazione di [[Largo di Torre Argentina|via di Torre Argentina]], nei pressi di [[Piazza del Gesù (Roma)|piazza del Gesù]], nel [[centro storico di Roma]], fu arrestato, rinchiuso, interrogato, tenuto a digiuno e torturato nel [[Museo storico della Liberazione|carcere provvisorio di via Tasso]], il 18 dicembre fu trasferito nel terzo braccio del [[carcere di Regina Coeli]], alla cella numero 353. Accusato ingiustamente di far parte dei [[Gruppi di Azione Patriottica|gappisti]] della [[Brigate Garibaldi|legione garibaldina]] di [[Peppino Garibaldi]] fu riportato nell'edificio di via Tasso dove, nella cella numero 16, subì violenti interrogatori. Tuttavia rifiutò di parlare o di offrire qualsiasi tipo di collaborazione<ref name="AP"/>.
Il 25 febbraio fu nuovamente trasferito al Regina Coeli da dove egli poté inviare un biglietto alla propria famiglia e una lettera, datata 23 marzo 1944, alla "fidanzata" [[Carla Angelini]], partigiana, anch'essa richiusa nel carcere romano alla cella numero 297<ref name="Angelini"/>.
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