Biodiversità: differenze tra le versioni

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I darkspot di biodiversità rappresentano un'opportunità unica per la scienza e la conservazione, offrendo un punto di partenza per comprendere e proteggere la ricchezza vegetale del nostro pianeta.<ref name="lifegate.it"/>
 
==== Contesto= ===
Sebbene la scienza abbia descritto e nominato circa 400.000 specie di piante, si stima che esistano decine di migliaia di specie, oltre 100.000, ancora da scoprire. Ogni specie svolge un ruolo cruciale negli ecosistemi, contribuendo alla complessità e alla stabilità della biodiversità del pianeta. Tuttavia, molti ecosistemi sono sotto minaccia a causa dell'estinzione di specie e della perdita di habitat, rendendo urgente l'azione per la conservazione.<ref name="lifegate.it"/>
 
==== Identificazione dei Darkspot= ===
Lo studio ha identificato darkspot in diverse regioni del mondo, tra cui:<ref name="lifegate.it"/>
* 14 in Asia tropicale (Nuova Guinea, Vietnam, Myanmar, India, Assam, Filippine, Himalaya orientale, Borneo, Thailandia, Laos, Himalaya occidentale, Malacca, Bangladesh e Sumatra)
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La maggior parte di queste aree coincide con quelle già riconosciute come ''hotspot di biodiversità'', caratterizzate da elevati livelli di diversità biologica.<ref name="lifegate.it"/>
 
==== Necessità di Conservazione= ===
Lo studio evidenzia che il 30% delle specie ancora sconosciute potrebbe essere a rischio di estinzione. La conservazione efficace richiede quindi una comprensione approfondita di quali specie siano presenti e dove si trovino. La ricerca si propone di affrontare le carenze tassonomiche e geografiche per accelerare la scoperta e la protezione delle specie vegetali.<ref name="lifegate.it"/>
 
==== Implicazioni Future= ===
L'analisi dei darkspot fornisce un quadro utile per indirizzare le iniziative di conservazione, specialmente in vista della Cop16<ref>{{Cita web|url=https://blog.3bee.com/cop-16-biodiversita-il-ruolo-fondamentale-delle-aziende/|titolo=COP16 Biodiversità: il ruolo fondamentale delle aziende|autore=Lisa Santillo|sito=blog.3bee.com|lingua=it|accesso=22 ottobre 2024}}</ref>, la sedicesima conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, che si terrà in Colombia. Gli obiettivi stabiliti nel 2022 mirano a rallentare la perdita di biodiversità entro la fine del decennio, rendendo cruciale l'identificazione e la protezione di queste aree<ref>{{Cita web|url=https://blog.3bee.com/agenda-2030-cop27-cop15-sfide-e-obiettivi/|titolo=Agenda 2030, COP27 e COP15: sfide e obiettivi|autore=Elena Fraccaro|sito=blog.3bee.com|lingua=it|accesso=22 ottobre 2024}}</ref>.
 
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La ''frequenza relativa'' può essere intesa come il peso, l'importanza, la rilevanza che ha la modalità all'interno del collettivo. È facile capire che anche le frequenze relative oltre al numero delle modalità, concorrono a definire il grado della diversità. A titolo di esempio consideriamo, infatti, due collettivi: siano essi due classi scolastiche o due gruppi sperimentali sui quali si vuole verificare l'efficacia di un processo formativo. Assumiamo che i due collettivi abbiano lo stesso numero di modalità. Supponiamo che il primo collettivo abbia lo stesso numero di unità per ciascuna modalità, mentre nel secondo il 90% delle unità ha una sola modalità mentre il restante 10% si distribuisce tra le rimanenti modalità. È spontaneo attribuire un maggior grado di diversità al primo collettivo. In quanto, sebbene il numero delle modalità è per entrambi i casi identico, nel secondo esempio si registra una più elevata omogeneità del collettivo potendo registrare una modalità fortemente prevalente rispetto a tutte le altre che, nel nostro contesto, risultano irrilevanti. Si intuisce, quindi, che una misura della biodiversità deve anche tener conto del livello della ''irrilevanza delle modalità''; nel senso che maggiore saranno le modalità irrilevanti minore sarà la biodiversità a parità del numero di modalità.
 
Il più semplice indice di biodiversità è l'<nowiki/>''indice di ricchezza'' che opera un semplice conteggio del numero delle specie presenti. Alcuni indici di biodiversità, che invece tengono conto anche del numero di unità presenti per ogni specie sono l{{'}}''indice di Shannon-Wiener'' e quello di ''Simpson.'' Il principale limite di queste misure è che, in determinate circostanze, possono dar luogo ad ''ordinamenti diversi'' sulla base della diversità.<ref name=":0">{{Cita pubblicazione|nome = Tonio|cognome = Di Battista|nome2 = Francesca|cognome2 = Fortuna|nome3 = Fabrizio|cognome3 = Maturo|data = 1º gennaio 2016|titolo = Environmental monitoring through functional biodiversity tools|rivista = Ecological Indicators|volume = 60|pp = 237-247|accesso = 3 febbraio 2016|doi = 10.1016/j.ecolind.2015.05.056}}</ref>
 
Da un punto di vista della misura possiamo dire che la biodiversità è un fenomeno multivariato<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Anne|cognome=Chao|data=1º febbraio 2014|titolo=Rarefaction and extrapolation with Hill numbers: a framework for sampling and estimation in species diversity studies|rivista=Ecological Monographs|volume=84|numero=1|pp=45-67|lingua=en|accesso=6 dicembre 2018|doi=10.1890/13-0133.1|url=https://esajournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1890/13-0133.1|nome2=Nicholas J.|cognome2=Gotelli|nome3=T. C.|cognome3=Hsieh|dataarchivio=7 giugno 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200607174738/https://esajournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1890/13-0133.1|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|nome=Carlo|cognome=Ricotta|data=2003-02|titolo=On the relationship between Pielou’s evenness and landscape dominance within the context of Hill’s diversity profiles|rivista=Ecological Indicators|volume=2|numero=4|pp=361-365|accesso=6 dicembre 2018|doi=10.1016/s1470-160x(03)00005-0|url=https://dx.doi.org/10.1016/s1470-160x(03)00005-0|nome2=Giancarlo|cognome2=Avena}}</ref>. Si rende necessario, quindi, qualora fosse possibile, trovare una misura sintetica della biodiversità che tenga conto dei suoi molteplici aspetti<ref>{{Cita pubblicazione|nome=M. O.|cognome=Hill|data=1973-03|titolo=Diversity and Evenness: A Unifying Notation and Its Consequences|rivista=Ecology|volume=54|numero=2|pp=427-432|accesso=6 dicembre 2018|doi=10.2307/1934352|url=https://dx.doi.org/10.2307/1934352}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|data=1º febbraio 2017|titolo=BioFTF: An R package for biodiversity assessment with the functional data analysis approach|rivista=Ecological Indicators|volume=73|pp=726-732|lingua=en|accesso=6 dicembre 2018|doi=10.1016/j.ecolind.2016.10.032}}</ref>. Patil e Taillie (1979, 1982)<ref>{{Cita pubblicazione|nome=G. P.|cognome=Patil|data=1982-09|titolo=Diversity as a Concept and its Measurement|rivista=Journal of the American Statistical Association|volume=77|numero=379|pp=548-561|accesso=6 dicembre 2018|doi=10.1080/01621459.1982.10477845|url=https://dx.doi.org/10.1080/01621459.1982.10477845|nome2=C.|cognome2=Taillie}}</ref>, in ambito biologico hanno introdotto il ''profilo di diversità'', che oltre a tener conto di tutte le sfaccettature con cui si vuole interpretare la biodiversità, permette il confronto grafico tra più comunità ecologiche. Il profilo di diversità è un funzione che dipende dalla distribuzione delle specie all'interno di un collettivo e da un parametro ß. Al variare di questo parametro la funzione si trasforma negli indici di diversità più noti: per ß=-1 si ottiene l'indice di ricchezza, per ß=0 l'indice di [[Indice di Shannon-Wiener|Shannon]] e per ß=1 l'[[indice di Simpson]]. In tal modo si riescono a considerare contemporaneamente i tre indici e, tramite il confronto grafico delle funzioni che esprimono la biodiversità delle varie comunità, si può stabilire quale è più "diversa" delle altre.
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Un indicatore che misura l'impatto dell'uomo sulla biodiversità è il Mean Species Abundance o MSA. L'MSA quantifica la variazione dell'abbondanza delle specie rispetto a un ecosistema di riferimento naturale non perturbato. Questo indice varia tra 0 e 1, dove 1 indica una condizione di abbondanza simile a quella di un ecosistema indisturbato, mentre 0 rappresenta una perdita totale di biodiversità. L'MSA è particolarmente utile per valutare gli impatti cumulativi delle pressioni antropiche sugli ecosistemi, offrendo una misura sintetica della perdita di biodiversità<ref>{{Cita web|url=https://blog.3bee.com/mean-species-abundance-msa-un-indicatore-chiave-per-la-biodiversita/|titolo=Mean Species Abundance (MSA): un indicatore chiave per la biodiversità|autore=Lisa Santillo|sito=blog.3bee.com|lingua=it|accesso=22 ottobre 2024}}</ref>.
 
Dal momento che il profilo di diversità è una funzione, ulteriori studi ed approfondimenti in campo statistico hanno portato a considerare l{{'}}''approccio funzionale''. A tal proposito sono stati introdotti in dottrina alcuni ''strumenti funzionali''<ref name=":0" /><ref>{{Cita pubblicazione|data=1º luglio 2018|titolo=Unsupervised classification of ecological communities ranked according to their biodiversity patterns via a functional principal component decomposition of Hill’s numbers integral functions|rivista=Ecological Indicators|volume=90|pp=305-315|lingua=en|accesso=6 dicembre 2018|doi=10.1016/j.ecolind.2018.03.013}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|data=1º gennaio 2018|titolo=A functional approach to Hill's numbers for assessing changes in species variety of ecological communities over time|rivista=Ecological Indicators|volume=84|pp=70-81|lingua=en|accesso=6 dicembre 2018|doi=10.1016/j.ecolind.2017.08.016}}</ref> per risolvere alcuni limiti classici dovuti alla sovrapposizione dei profili, che come noto genera difficoltà nello stabilire quale comunità presenti maggiore biodiversità. Il nuovo approccio sviluppato nell'ambito del processo sullo sviluppo sostenibile, tende invece a considerare la popolazione umana come una parte integrante dell'ecosistema, che ha la capacità e la possibilità di influenzarlo in maniera profonda, ma la cui vita dipende dalla presenza di ecosistemi sani e dalla vita stessa esistente sul Pianeta.
 
== Tutela della biodiversità ==