Porta di Brandeburgo: differenze tra le versioni

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Il progetto architettonico della nuova porta si ispirava ai [[Propilei]] dell'[[Acropoli di Atene]], suggerendo così un parallelismo tra Federico Guglielmo II e [[Pericle]]: il sovrano prussiano, in questo modo, desiderava presentarsi come un monarca illuminato, capace di inaugurare una nuova "[[età dell'oro]]" in [[Regno di Prussia|Prussia]].<ref>{{cita|Pöthe 2014|p. 400.}}</ref> Pericle, dopo aver conquistato la direzione della politica ateniese, consolidò il suo potere con una saggia politica di alleanze strategiche, garantendo così per la sua ''polis'' un lungo periodo di pace, nonché di supremazia, all'interno della neocostituita [[Lega delio-attica]]. Questo era esattamente ciò che desiderava Federico Guglielmo II, il quale, dopo aver pacificato con la forza la [[Repubblica delle Sette Province Unite|Repubblica dei Paesi Bassi Uniti]] nel 1787 attraverso l'[[Intervento prussiano nei Paesi Bassi|invasione delle truppe prussiane]] e aver promosso un'alleanza tra Prussia, Paesi Bassi e [[Regno Unito|Gran Bretagna]], aspirava a instaurare un nuovo equilibrio nel quadro politico europeo sotto l'egemonia prussiana.
 
In tale contesto politico e ideologico la porta venne inizialmente designata come "Porta della Pace". Oltre al sovrano stesso, anche la sorella, [[Guglielmina di Prussia (principessa d'Orange)|Guglielmina d'Orange]] - principessa ereditaria della Repubblica dei Paesi Bassi - doveva essere celebrata come artefice della pace. Fu infatti grazie alla sua azione diplomatica che Federico Guglielmo II decise di intervenire nei Paesi Bassi, rafforzando così la posizione della Prussia in Europa. Il nome "Porta della Pace" non risultava in contraddizione con la scelta di coronare l'edificio con una figura allegorica della Vittoria; al contrario, tale accostamento rifletteva coerentemente la concezione [[Assolutismo|assolutista]] del potere nel XVIII secolo.<ref name=b>{{cita|Pöthe 2014|p. 221.}}</ref>