Enrico I di Sassonia: differenze tra le versioni

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Nel suo apprezzamento dei risultati complessivi di Enrico I, la storiografia ottoniana enfatizza la pacificazione, l'unificazione, l'integrazione e la stabilizzazione del regno<ref>{{de}} Gerd Althoff, ''Amicitiae und pacta. Bündnis, Einung, Politik und Gebetsgedenken im beginnenden 10. Jahrhundert'', Hannover, 1992, p. 21.</ref>. Enrico riuscì a pacificare il regno, lacerato da atti di violenza, conflitti e combattimenti. Anche i brevi resoconti annalistici sul regno di Enrico sottolineano ripetutamente l'instaurazione della pace come obiettivo principale del re. Vitichindo di Corvey descrive i primi anni di Enrico I sotto le parole chiave "pacificazione" e "riordinazione"<ref name=":0" />. Con i mezzi della pacificazione consensuale e di guerra vittoriosa contro i nemici esterni, insoliti per il suo tempo, Enrico divenne il ''regum maximus Europae'' (il più grande tra i re d'Europa) per Vitichindo<ref name=":3" />. Il successivo arcivescovo [[Adalberto di Magdeburgo]], che continuò la cronaca mondiale di [[Reginone di Prüm]], introduce il re nella sua storia come «uno zelante promotore di pace» (''precipuus pacis sectator'') che iniziò il suo governo con una «rigorosa gestione della pace»<ref>Adalberti, Continuatio Regionis a. 919 und a. 920.</ref>.
 
Dagli anni '80 del X secolo, Enrico era per i critici una «spada senza pomo» (''ensis sine capulo'') a causa del suo rifiuto dell'unzione. Il fatto che l'annalista [[Flodoardo di Reims]] gli abbaiabbia negato il titolo di ''rex'' nel suo racconto potrebbe avere come sua motivazione in questo<ref>{{de}} Wolfgang Giese, ''Heinrich I. Begründer der ottonischen Herrschaft'', Darmstadt, 2008, p. 64.</ref>. Nel tardo periodo ottoniano, Enrico fu esposto a maggiori critiche riguardo alla rifiutata unzione da parte del vescovo di Merseburgo [[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=37-38|capitolo=Libro I, 8|ISBN=978-8833390857}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|pp=91-93|capitolo=Libro I, 8|ISBN=978-88-99959-29-6}}</ref>. Non solo la rinuncia di Enrico all'unzione fu considerata un peccato, ma a causa del suo matrimonio canonicamente problematico con [[Hatheburga di Merseburgo|Hatheburga]] e della procreazione del giovane [[Enrico I di Baviera|Enrico]] nel giorno di [[Giovedì santo|Giovedì Santo]], egli è accusato di una grave violazione delle norme morali<ref name=":4">{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=44-45|capitolo=Libro I, 24|ISBN=978-8833390857}}</ref><ref name=":5">{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|pp=113-115|capitolo=Libro I, 24 (14)|ISBN=978-88-99959-29-6}}</ref>. Nella riprovevole inosservanza dell'astinenza richiesta nella notte prima del [[Venerdì santo|Venerdì Santo]], Tietmaro vide un parallelo con il destino di un abitante di Magdeburgo che era stato severamente punito per atti simili<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=45|capitolo=Libro I, 25|ISBN=978-8833390857}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|pp=115-117|capitolo=Libro I, 25|ISBN=978-88-99959-29-6}}</ref>. Sulla dinastia di Enrico gravava la maledizione della "discordia", e per la dignità del re, che doveva far sì che regnasse la pace, un "portatore di discordia" non era adatto. Fu solo nel 1002, con l'ascesa al trono di [[Enrico II il Santo|Enrico II]], che «s'inaridì la pianta dell'iniquità e germogliò il fiore verdeggiante della pace salutare»<ref name=":4" /><ref name=":5" />. Tuttavia, complessivamente, il regno di Enrico è giudicato positivamente, poiché per Tietmaro fu l'effettivo fondatore di Merseburgo e padre della dinastia ottoniana.
[[File:Reitender_Koenig_Heinrich_I.jpg|miniatura| Enrico I con un [[Falconeria|falcone]] (disegno della figura in stucco della [[Dollingersaal]] del 1280 a Ratisbona, che esiste ancora in frammenti, di Jeremias Grienewaldt 1611/14)]]
[[File:Heinrich-der-finkler-darbringung-der-kaiserkrone.jpg|miniatura|Ad Enrico viene offerta la corona reale mentre sistema le trappole per gli uccelli nella foresta (pittura murale di Hugo Vogel nella Ständehaus di Merseburg, 1895)]]