Operazione Compass: differenze tra le versioni
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|Comandante2 = [[Archibald Wavell, I conte Wavell|Archibald Wavell]]<br />[[Henry Maitland Wilson]]<br />[[Richard O'Connor]]
|Effettivi1 = ~ {{formatnum:150000}} uomini<br />600 mezzi corazzati<br />{{formatnum:1600}} cannoni<br />336 aerei
|Effettivi2 = ~ {{formatnum:
|Perdite1 = Oltre {{formatnum:5500}} morti<br />~ {{formatnum:10000}} feriti<br />~ {{formatnum:115000}} prigionieri<br />400 mezzi blindati<br />{{formatnum:1292}} pezzi d'artiglieria<ref name=Santangelo99>{{cita|Santangelo|p. 99}}.</ref><br />208 aerei{{efn|Per la precisione 77 aerei persi in combattimento, 40 distrutti al suolo e 91 danneggiati e catturati. Vedi: {{cita|Ali italiane|p. 764}}.}}
|Perdite2 = ~ 500 morti<br />~ {{formatnum:1500}} feriti<ref name=Santangelo99/>
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{{campagnabox Campagna del Nord Africa}}
{{Campagnabox Operazione Compass}}
L{{'}}'''operazione Compass''' ({{inglese|Operation Compass}}) è stata un'offensiva sferrata l'8 dicembre 1940 dalle [[British Army|forze armate britanniche]] della [[Western Desert Force]] in [[Nordafrica]] durante la [[seconda guerra mondiale]], per ricacciare oltre il confine con la [[Libia]] le [[Regio Esercito|forze italiane]] che, nel settembre 1940, erano lentamente penetrate in [[Egitto]] senza incontrare resistenza. La controffensiva vide contrapposti circa {{formatnum:
La campagna, iniziata come un attacco locale della durata prevista di circa cinque giorni, a causa dell'abilità di manovra delle forze britanniche e della inefficace e disordinata difesa italiana, si trasformò in un'offensiva generale che, dopo due mesi e quattro battaglie campali ([[Battaglia di Nibeiwa|Sidi Barrani]], [[Battaglia di Bardia|Bardia]], [[Tobruch]] e [[Battaglia di Beda Fomm|Beda Fomm]]), si concluse con la totale disfatta delle forze del maresciallo Graziani e la vittoria delle moderne unità motocorazzate britanniche, che conquistarono interamente la [[Cirenaica]], annientarono la 10ª Armata e catturarono circa {{formatnum:115000}} soldati italiani.
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Le scorribande alla frontiera di cui si lamentava il generale Graziani erano state codificate dal [[maggior generale]] O'Connor, comandante in capo della WDF e capace ufficiale con dimestichezza nel comando di unità motorizzate. Il maresciallo Wavell, constatata l'inazione degli italiani dopo la presa di Sidi Barrani, scelse proprio il promettente O'Connor per ideare un piano atto a respingere la 10ª Armata. Il comandante supremo si limitò a suggerire l'utilizzo della [[4th Indian Infantry Division|4ª Divisione fanteria indiana]] (alle dipendenze della WDF, rinforzata e completamente motorizzata) lungo la costa, mentre nel settore meridionale avrebbe attaccato la 7ª Divisione corazzata puntando alla località di Sofafi. Wavell accordò ampia libertà ai suoi subordinati e ricordò loro che l'operazione non sarebbe dovuta durare più di 4 o 5 giorni, in base alle risorse logistiche disponibili per la Western Desert Force<ref name=Santangelo62-63/><ref>{{cita|Bongiovanni|p. 64}}.</ref>. Il generale O'Connor scartò quasi subito l'attacco a Sofafi a causa della conformazione del terreno, che avvantaggiava i difensori, e preferì concentrare la massa d'attacco contro il centro dello schieramento italiano – grosso modo contro la 2ª Divisione libica e il Raggruppamento "Maletti". Sulle ali previde solo attacchi diversivi<ref>{{cita|Bongiovanni|p. 65}}.</ref>.
O'Connor disponeva di due divisioni al completo (la 7ª corazzata e la 4ª Divisione indiana) e di una formazione creata ''ad hoc'', detta "Gruppo Selby" e composta dal 3º [[Battaglione]] del Reggimento [[Coldstream Guards]], da tre compagnie di fanteria, da uno squadrone di [[autoblindo]] del [[7th Queen's Own Hussars|7º Reggimento Ussari]] e dal [[7th Royal Tank Regiment]] (RTR), dotato di 50 carri armati da fanteria [[Mk II Matilda]]. Un'altra grande unità, la [[6th Division (Australia)|6ª Divisione australiana]], stava completando il suo addestramento in Palestina e sarebbe giunta più tardi in Egitto. In totale i britannici mettevano in campo {{formatnum:
Circa l'impiego delle forze meccanizzate, i britannici obbedivano a una dottrina di guerra corazzata diversa dalla famosa "[[guerra lampo]]", sciogliendo il binomio carro-fante e lasciando al primo l'onere di sfondare le linee avversarie. Così facendo avevano tralasciato l'appoggio tattico che la fanteria poteva dare ai reparti corazzati, e sottostimarono l'apporto che l'[[artiglieria controcarri|artiglieria controcarro]] e l'[[Aeronautica militare|aviazione]] avrebbero potuto dare durante lo sfondamento. I blindati dovevano travolgere un'ala dello schieramento nemico con una manovra aggirante, mentre la fanteria avrebbe colpito frontalmente: numerose furono le resistenze e le discussioni su un'impostazione tanto radicale e, pertanto, nacquero due grandi famiglie di carri armati: l{{'}}''[[Carro armato per fanteria|infantry tank]]'', concepito per seguire e appoggiare i soldati, e il ''[[Carro armato incrociatore|cruiser tank]]'', per condurre le azioni di accerchiamento. Questa tattica si rivelò vincente contro le quasi statiche forze armate italiane nel 1940, ma successivamente rivelò i suoi limiti quando si trovò a combattere contro il ben guidato e addestrato contingente tedesco<ref>{{cita|Santangelo|pp. 66-67}}.</ref>. Il comando del [[Medio Oriente]] poteva contare su un totale di 700 velivoli della [[Royal Air Force|RAF]], tra cui molti moderni caccia [[Hawker Hurricane|Hurricane]] e bombardieri [[Bristol Blenheim|Blenheim]] e [[Vickers Wellington|Wellington]]; una buona parte fu trasferita in Egitto per appoggiare le divisioni della Western Desert Force<ref name=Santangelo62/>.
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