Arcevia: differenze tra le versioni

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b) il passaggio da -ND- a -NN- (''quanno'' per "quando"), nonché da -MB- a -MM- (''gamma'' per "gamba") e da -LD- a -LL- (''callo'' per "caldo"): per questi tratti, caratteristici di un po' tutto il dominio centromeridionale italiano, l'area in esame si trova all'estremo confine settentrionale;
 
c) la conversione della ''-i'' finale dei plurali maschili in ''-e.'' Quest'ultimo fenomeno è circoscritto nelle Marche solo ad Arcevia e a Sassoferrato, ma forse nel passato doveva essere vitale pure a Fabriano, mentre risulta più diffuso in Umbria, specie in un'area che comprende [[Assisi]], [[Perugia]], [[Todi]] ed [[Orvieto]]; tale tratto penetra poi fino al sud della [[provincia di Grosseto]] e al viterbese, al punto che un tempo era riscontrabile pure nel dialetto di [[Civitavecchia]] ([[Roma]]): per cui si avrà ''pélo'' al singolare ma ''pìje'' al plurale, ''io metto'', ma ''tu mitte'', ''io vojo, tu vuoe, io béo, tu bìe, ordene, urdene, monte, munte'', ''iére, campe, quije'' "quelli", ecc.
 
Al contrario, il centro in esame e quelli circostanti si trovano all'estremo confine meridionale del fenomeno della lenizione di "-t-" e "-c-" intervocalici: infatti ad Arcevia si ha ''miga, bugo'' per "mica, buco", a [[Sassoferrato]] ''pegora, scortegà, cominciade, venede'' per "pecora, scorticare, cominciate, venite", e a [[Serra San Quirico]] ''frighì'' per "bambini". In realtà bisognerebbe aggiungere che in un'area comprendente Fabriano, e poi nel maceratese [[Cingoli]], [[San Severino Marche]] e [[Camerino]], esistono, o sono esistite, zone in cui la "-t-" dei participi passati in -ato, -uto ed -ito si è dileguata, e ciò dev'essere verosimilmente accaduto dopo che essa ha subito la lenizione, cioè il passaggio a -d-, la quale è divenuta poi spirante: per cui si ha ''magnào'' per "mangiato", ''capìo'' per "capito", ecc.