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Nel 1939, il lupo fu incluso fra gli animali classificati come nocivi nell'articolo 4 delle nuove norme per l'esercizio della caccia, e la sua eliminazione, come specificato in articolo 25, si poteva svolgere con lacci, tagliole, trappole e bocconi avvelenati "anche nei luoghi facilmente sorvegliabili". Fu inoltre permessa la caccia notturna e l'eliminazione dei cuccioli.<ref>[https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1939/07/25/172/sg/pdf REGIO DECRETO 25 luglio 1939, n. 1016, Approvazione del testo unico delle norme per la protezione della selvaggina e per l'esercizio della caccia. (GU n.172 del 25-07-1939)]</ref> La contrazione dell'areale del lupo accelerò nel dopoguerra, grazie principalmente all'utilizzo liberale di bocconi avvelenati anche in aree protette.<ref name="boitani1988.50"/>
Nel 1971, dopo appelli da parte del ramo italiano del [[WWF]],<ref name="zimen1975">{{cita pubblicazione|autore1=E. Zimen|autore2=L. Boitani||titolo=Number and distribution of wolves in Italy|rivista=Zeitschrift fur Säugetierkunde|anno=1975|volume=40|lingua=en|pp=102-112}}</ref> il [[Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali|Ministero dell'agricoltura e delle foreste]] proibì la caccia al lupo in tutto il territorio italiano fino al 31 dicembre 1973.<ref>[https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1971/07/23/186/sg/pdf DECRETO MINISTERIALE 1 luglio 1971, n. 6528, Divieto di caccia al lupo in tutto il territorio nazionale fino al 31 dicembre 1973 (GU n.186 del 23-7-1971)]</ref> Per estendere il divieto, fu necessario un sondaggio accurato sul numero di lupi rimasti sulla penisola. Perciò, i biologi [[Luigi Boitani]] e [[Erik Zimen]] avviarono due censimenti negli Appennini durante la prima metà del 1973. La metodologia del censimento indiretto consisteva nel perlustrare un territorio che si estendeva da Firenze meridionale alla Calabria meridionale, intervistare informalmente gli abitanti dei luoghi pertinenti e controllare tutte le segnalazioni recenti di avvistamenti e abbattimenti di lupi e dei danni inflitti sul bestiame, mentre quella diretta consisteva nel perlustrare la [[Maiella]], dove viveva ancora un numero elevato di lupi. Alla conclusione dei censimenti, i due biologhi conclusero che ci fossero 80
e nei Cantoni Ticino e Grigioni (Svizzera)|rivista=Ricerche Biologia della Selvaggina|anno=1974|volume=59|etal=si}}</ref> Nel 1983, una nuova indagine stimò il numero degli esemplari in circa 220-240 individui, in espansione.<ref name="boitani1988.62">{{cita|Boitani, 1988|pp. 62-63|cidBoitani1988}}.</ref><ref name="bocedi2004">{{cita pubblicazione|autore1=R. Bocedi|autore2=P. G. Bracchi|url=https://www.esvaso.it/dati/digital/allegato_201401225534_lupo-evoluzione.pdf|titolo=Evoluzione demografica del lupo (Canis Lupus) in Italia: cause storiche del declino e della ripresa, nuove problematiche indotte e possibili soluzioni|rivista=Annali della Facoltà di Medicina Veterinaria|anno=2004|volume=XXIV|pp=403-415}}</ref>
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