Velletri: differenze tra le versioni

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Il centro storico sorge sulle propaggini meridionali dei [[Colli Albani]], a {{m|332|u=mslm}}<ref name="altitudine"/><ref name="quota"/><ref name=statit/>. Incluso{{Ln}} ma solo da alcuni<ref>Armando Ravaglioli, ''I Castelli Romani'', in Armando Ravaglioli, ''Alla scoperta del Lazio'', Newton Compton Editori 1995.</ref>{{Ln}}nell'area dei [[Castelli Romani]] nonostante la sua lunga tradizione di [[Comune medievale|libero comune]].
 
Antichissima città dei [[Volsci]] (''Velester'', e ''Velitrae'' in [[lingua latina|latino]]) e già autorevole al tempo di [[Anco Marzio]], lo storico [[Dionigi d'Alicarnasso]] la definisce {{lang|grc|ἐπιφανής}} (''epiphanés''), ''"illustre"''<ref>[[Dionigi d'Alicarnasso]], ''{{subst:polytoniclang|grc|Ῥομαική Ἀρχαιολογία}}'', lib. VI v. 42.</ref>. [[Sede suburbicaria di Velletri-Segni]], è stato teatro di due storiche battaglie: nel [[1744]]<ref name="Vedi 1744">Vedi [[Battaglia di Velletri (1744)]].</ref> e nel [[1849]]<ref>Vedi [[Battaglia di Velletri (1848)]].</ref>.{{TOClimit|3}}
==Geografia fisica==
{{Citazione|La bellezza del sito e la giocondità del prospetto le recano grande ornamento e decoro. Dal'oriente ella scuopre una lunga e varia catena di monti, mirandosi ancora le cime degli [[Appennini]], che s'innalzano dentro il limitrofo [[regno di Napoli]]. Sopra i [[Colli Albani|monti Albani]] si scorgono [[Palestrina]], [[Paliano]], [[Piglio]], [[Serrone]]: su quelli [[Monti Lepini|Lepini]], [[Cori]], [[Sermoneta]], [[Norma (Italia)|Norma]], [[Rocca Massima]], e alle falde [[Giulianello]]. Dal mezzogiorno si gode la vista delle vastissime campagne delle [[Agro Pontino|Paludi Pontine]], e ad esse si presentano ancora [[Cisterna di Latina|Cisterna]], e la penisola del [[monte Circeo]] e l'estesissimo [[Mar Tirreno|mare Tirreno]] coll'isolette di [[Palmarola]], [[Ponza]] e Sannona, e sulle coste il porto d'[[Anzio]], [[Nettuno (Italia)|Nettuno]] e Astura. Dall'occidente [[Ardea]], e [[Lanuvio|Civita Lavinia]] con amene colline. Finalmente dal settentrione gode il [[monte Artemisio]] tutto coltivato, colle selve sempre verdeggianti di Faggiola e di [[Lariano]].|[[Gaetano Moroni]], ''[[Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica]] - Velletri'', vol. LXXXIX p. 214, [[Venezia]] [[1851]].}}
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Infatti proprio all'epoca del leggendario [[Anco Marzio]], Roma venne per la prima volta in conflitto con i [[Volsci]]<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], ''[[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]]'', III, 41,5.</ref>. A causa di alcune violazioni del confine da parte dei Volsci, Anco Marzio si sentì in dovere di entrare ''manu militari'' nel territorio volsco ed assediare ''Velitrae'', che venne a patti con Roma siglando anche un'alleanza. In forza di questa alleanza, la ''[[Gens Octavia]]'', originaria di ''Velitrae'', al momento del suo trasferimento a Roma all'epoca di [[Tarquinio Prisco]], ottenne immediatamente il riconoscimento della [[cittadinanza romana]] e dei [[diritti politici]]<ref>[[Svetonio]], ''Vita divi Augusti'', v. II.</ref>.
 
Quando, circa nel [[510 a.C.]], cadde la [[Età regia di Roma|monarchia di Roma]], la [[Lega Latina]] assieme agli [[Etruschi]] di [[Porsenna]] si allearono per rimettere [[Tarquinio il Superbo]] sul trono. Anche i [[Volsci]] di ''Velitrae'' parteciparono a questa alleanza<ref>Dionigi d'Alicarnasso, ''{{subst:polytoniclang|grc|Ῥομαική Ἀρχαῖη}}'', lib. V v. 41.</ref>, ma quando nella [[battaglia del Lago Regillo]] ([[499 a.C.]] o [[496 a.C.]]) i [[Latini]] vennero sbaragliati dai Romani, i Volsci continuarono ad essere ostili a [[Roma]]. Nel [[494 a.C.]], infatti, il [[Senato romano|Senato]] inviò il [[Console (storia romana)|console]] [[Aulo Verginio Tricosto Celiomontano]] a sconfiggere i Volsci: si tenne una battaglia campale in prossimità di ''Velitrae'', al termine della quale i Volsci, sconfitti, fuggirono in città inseguiti dai Romani, che saccheggiarono e conquistarono la città, nella quale fu installata una [[colonia romana]]<ref>[[Dionigi d'Alicarnasso]], ''{{subst:polytoniclang|grc|Ῥομαική Ἀρχαῖη}}'', lib. VI v. 42; [[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri|Ab Urbe condita]]'', lib. II. 30.</ref>.
 
Forse è proprio a questa battaglia a cui fa riferimento [[Bonaventura Teuli]] nel suo ''Theatro Historico di Velletri''<ref>Padre Bonaventura Theuli, ''Theatro Historico di Velletri'', p. 34.</ref>, quando riferisce: