Demone: differenze tra le versioni

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== Storia ==
Secondo Welcker, il termine ''daimon'' sarebbe uno dei principi più antichi della filosofia greca.<ref>Insieme a ''theos'' (dio), ''Zeus'' e ''Crono'' (Friedrich Gottlieb Welcker, ''Griechische Götterlehre'', Vol. I, Göttingen, Dieterisch, 1857, p. 129 § 25).</ref>
 
In [[Esiodo]], vissuto tra i secoli VIII e VII a.C., il demone è lo stato ''post mortem'' che assumono gli esseri della prima generazione aurea:
{{q|Poi, dopo che la terra questa stirpe ebbe coperto,<br />essi sono, per volere del grande Zeus, dèmoni<br />propizi, che stanno sulla terra, custodi dei mortali,<br />e osservando le sentenze della giustizia e le azioni scellerate,<br />vestiti di aria nebbiosa, ovunque aggirandosi sulla terra,<br />dispensatori di ricchezze: questo privilegio regale posseggono|[[Esiodo]], ''Le opere e i giorni'', tradotto dal greco da [[Cesare Cassanmagnago]]. Milano, Bompiani, 2009, pag. 185}}
Quando la prima generazione, quella aurea vivente al tempo di [[Crono]],<ref>''Le opere e i giorni'' 106 e segg.</ref> scomparve sopraffatta dal sonno, Zeus li trasformò quindi in dèmoni, "tutori dei mortali", protettori del genere umano.<ref>Così sostiene anche lo scoliaste, cfr. 122a, ma è sconosciuto il motivo della scomparsa di questa prima generazione.</ref>
 
Nella religione [[Orfismo|orfica]] il demone è l'essenza stessa dell'anima, imprigionata nel corpo per una colpa compiuta e da cui cerca di liberarsi.
 
[[Eraclito]] (V secolo a.C.) ne parla come di un [[destino]] legato all'indole: «Il carattere di un uomo è il suo ''daimon''».<ref>«{{polytonic|ἦθος ἀνθρώπῳ δαίμων}}», «''Ḕthos anthrṑpō daímōn''» (fr. B 119).</ref>
 
=== Socrate ===