Paradiso: differenze tra le versioni

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{{q|20. Inoltre, si dice che lo stesso Ciro, quando Lisandro<ref>Si tratta del navarco spartano che si recò in Persia nel 407 a.C. in qualità di ambasciatore, ottenendo da Ciro il Giovane (V sec, a.C.) il sostegno persiano per Sparta (vedi anche Senofonte, ''Elleniche'', I,5,1-8; Diodoro Siculo XIII, 70 e Plutarc, ''Vita di Lisandro'', 4).</ref> si recò da lui portandogli i doni degli alleati, lo accolse con amicizia e gli mostrò anche il paradiso di Sardi<ref>Si tratta dell'antica capitale del regno di Lidia conquistata da Ciro II nel 546 a.C. divenendo la capitale delle satrapia più importante dell'Asia Minore.</ref>, come rivelò una volta lo stesso Lisandro a un ospite di Megara. 21. Poiché Lisandro rimase meravigliato della bellezza degli alberi, piantati a distanza regolare in filari dritti, con angoli ben disegnati, e dei molti e gradevoli profumi che li accompagnavano mentre passeggiavano, disse con stupore: "Ciro, io ammiro tutto ciò per la sua bellezza, ma molto di più apprezzo chi ha progettato e disposto tutto per te". 22. Udito ciò, Ciro se ne compiacque e disse: "Lisandro, sono io che ho progettato e disposto tutto questo; e ci sono anche alberi che ho piantato personalmente". 23. E Lisandro racconta di aver detto, guardandono e notando la bellezza delle sue vesti, il profumo, e la bellezza delle collane, dei bracciali e di tutto il resto che indossava: "Cosa stai dicendo, Ciro? Davvero tu, con le tue mani, hai piantato qualcuna di queste piante?". E Ciro rispose: 24. "Lisandro, ti meravigli di questo? Ti giuro su Mitra<ref>Antica divinità indoiranica. Presente nel ''Ṛgveda'' (ad es. III, 59) è traslitterato dal sanscrito vedico in Mitrá. In ambito iranico è presente nello Yasna I,3 (parte recenziore dell'''Avestā'') e il suo nome è traslitterato come Miθtra (antico persiano: Mitra). Il nome si basa sulla nozione di ''*mitrá'' inteso come "patto", "contratto", "promessa". Da A. Meillet (cfr. ''Le dieu Indo-Iranien Mitra'', in JA sér. 10, 10, 1907, pp. 143-59) si ritiene che la sua "potenza" inerisca alla qualità di garante morale dei "patti" ed è per questo che viene accostato al Sole pur non rappresentandolo, anche si finì per esserne assimilato. Nelle iscrizioni achemenidi (a partire da Artaserse II, 404-359 a.C.) è celebrato con Ahura Mazdā e Anāhitā</ref> che, quando sto bene, non mi siedo mai a cena prima di aver sudato per essermi dedicato all'addestramento militare o ai lavori agricoli, o per essermi dato da fare in qualche cosa.|Senofonte, ''Economico'', IV, 20-24; traduzione di Livia De Martinis, in Senofonte ''Tutti gli scritti socratici''. Milano, Bompiani, 2013, pp. 707-711|[20] οὗτος τοίνυν ὁ Κῦρος λέγεται Λυσάνδρῳ, ὅτε ἦλθεν ἄγων αὐτῷ τὰ παρὰ τῶν συμμάχων δῶρα, ἄλλα τε φιλοφρονεῖσθαι, ὡς αὐτὸς ἔφη ὁ Λύσανδρος ξένῳ ποτέ τινι ἐν Μεγάροις διηγούμενος, καὶ τὸν ἐν Σάρδεσι παράδεισον ἐπιδεικνύναι αὐτὸν ἔφη. [21] ἐπεὶ δὲ ἐθαύμαζεν αὐτὸν ὁ Λύσανδρος ὡς καλὰ μὲν τὰ δένδρα εἴη, δι᾽ ἴσου δὲ τὰ πεφυτευμένα, ὀρθοὶ δὲ οἱ στίχοι τῶν δένδρων, εὐγώνια δὲ πάντα καλῶς εἴη, ὀσμαὶ δὲ πολλαὶ καὶ ἡδεῖαι συμπαρομαρτοῖεν αὐτοῖς περιπατοῦσι, καὶ ταῦτα θαυμάζων εἶπεν: ἀλλ᾽ ἐγώ τοι, ὦ Κῦρε, πάντα μὲν <ταῦτα> θαυμάζω ἐπὶ τῷ κάλλει, πολὺ δὲ μᾶλλον ἄγαμαι τοῦ καταμετρήσαντός σοι καὶ διατάξαντος ἕκαστα τούτων: [22] ἀκούσαντα δὲ ταῦτα τὸν Κῦρον ἡσθῆναί τε καὶ εἰπεῖν: ταῦτα τοίνυν, ὦ Λύσανδρε, ἐγὼ πάντα καὶ διεμέτρησα καὶ διέταξα, ἔστι δ᾽ αὐτῶν, φάναι, ἃ καὶ ἐφύτευσα αὐτός. [23] καὶ ὁ Λύσανδρος ἔφη, ἀποβλέψας εἰς αὐτὸν καὶ ἰδὼν τῶν τε ἱματίων τὸ κάλλος ὧν εἶχε καὶ τῆς ὀσμῆς αἰσθόμενος καὶ τῶν στρεπτῶν καὶ τῶν ψελίων τὸ κάλλος καὶ τοῦ ἄλλου κόσμου οὗ εἶχεν, εἰπεῖν: τί λέγεις, φάναι, ὦ Κῦρε; ἦ γὰρ σὺ ταῖς σαῖς χερσὶ τούτων τι ἐφύτευσας; [24] καὶ τὸν Κῦρον ἀποκρίνασθαι: θαυμάζεις τοῦτο, [ἔφη,] ὦ Λύσανδρε; ὄμνυμί σοι τὸν Μίθρην, ὅτανπερ ὑγιαίνω, μηπώποτε δειπνῆσαι πρὶν ἱδρῶσαι ἢ τῶν πολεμικῶν τι ἢ τῶν γεωργικῶν ἔργων μελετῶν ἢ ἀεὶ ἕν γέ τι φιλοτιμούμενος.|lingua=grc}}
 
Il termine, di origine iranica, entra nelle lingue semitiche con l'accadico ''pardēsu'' già col significato di "giardino", "parco"<ref>Cfr. ''Assyrian Dictionary'', vol. 12; Chicago, University of Chicago, 2005, p. 182; ''ivi'' anche sul prestito linguistico dalle lingue iraniche.</ref>; mentre il suo diretto corrispondente in ebraico lo si riscontra invece nella bibbia in [[lingua ebraica]], ad esempio con il termine פרדס (''pardês''), per sole tre volte: ''Neemia'', 2,8; ''Qoèlet'', 2,5; ''Cantico dei Cantici'', 4,13, avente qui, tuttavia, il significato di "frutteto", o "bosco"; successivamente il termine verrà utilizzato anche nella letteratura rabbinica (cfr., ad esempio, nel'' Talmud'', ''Ḥagigah'' 14b, dove tuttavia già acquisisce implicitamente il significato di "luogo di beatitudine celestiale").
 
==Il mito sumerico di ''Dilmun'', il "paradiso" come luogo primordiale==
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{{q|Quando Zarathuštra ha fatto la promessa ai suoi seguaci di ricompensarli con la Casa del canto, è stato Ahura Mazdā il primo ad accoglierla. Questo premio io ho promesso nel tempo della salvezza, congiuntamente con Vohū Manah e Aša.|''Avestā'', LI,15; traduzione di Arnaldo Alberti p.195|hyat mîzhdem zarathushtrô magavabyô côisht parâ '''garô demânê''' ahurô mazdå jasat pouruyô tâ vê vohû mananghâ ashâicâ savâish civîshî.|lingua=ave}}
 
La visione religiosa propria dell'insegnamento del profeta iranico Zarathuštra consiste nella credenza in un dio unico, [[Ahura Mazdā]], creatore di ogni cosa. A questo Dio si oppone [[Angra Mainyu]], spirito inizialmente da lui creato, insieme ad altri "spiriti", come votato al bene, ma a lui ribelle, acquisendo per questo la natura di "spirito del male". Questa opposizione cosmica tra Bene e Male riguarda sia il mondo sovrasensibile, in quanto agli spiriti del "bene", gli Ameša Spenta, si oppongono quegli spiriti del "male", i Daēva, che hanno seguito nella ribellione Angra Mainyu, ma anche l'uomo chiamato nella sua vita a scegliere tra il "bene" e il "male".
 
La scelta dell'uomo verrà quindi o premiata o punita da Ahura Mazdā quando, alla fine dei tempi, sconfiggerà definitivamente Angra Mainyu e le schiere demoniache a lui fedeli: