Ermanno Di Marsciano: differenze tra le versioni
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Alla liberazione di Rieti nel giugno del 1944 Di Marsciano divenne [[Capo della Provincia]] di [[Imperia]], dove rimase fino al 25 aprile del 1945.  
All'indomani del 25 aprile 1945 trovò rifugio presso il [[Convento di Montesanto]] a [[Todi]] dove fu arrestato il 1º febbraio 1947 dai [[carabinieri]].  
Processato a Roma nel giugno del 1950, dopo ben 3 anni di indagini, con l'accusa di essere stato il mandante responsabile del [[rastrellamento]] di [[Poggio Bustone]], dell'[[Eccidio del monte Tancia|Eccidio del Monte Tancia]] nel comune di [[Monte San Giovanni in Sabina]], l'[[Eccidio delle Fosse Reatine|Eccidio delle Fosse reatine]] e la [[Strage di Leonessa]], nel 1950 fu inizialmente condannato all'[[ergastolo]]<ref>AS Roma, Succursale di Via Galla Placidia, Corte di Appello di Roma, II versamento, Corte d’Assise, f. 2928.1, Procedimento contro Di Marsciano Ermanno et al.</ref>, dai verbali della [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]] risultava essere consapevole delle stragi di civili, così scriveva: «''Est  stata  rastrellata  zona [[Monte Tancia]] infestata ribelli. Ribelli uccisi circa cento et rastrellate 220 persone. Finalmente Provincia libera bande ribelli''».<ref>{{Cita web|url=https://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/MONTE%20SAN%20GIOVANNI%20IN%20SABINA%2007.04.1944.pdf|titolo=Atlante Stragi Nazifasciste: Episodio di MONTE SAN GIOVANNI IN SABINA 07.04.1944, Compilatore: ANGELO BITTI, pag 6}}</ref>   
L'uccisione di Raoul Angelini da parte dei fascisti della [[Guardia Nazionale Repubblicana|GNR]] a [[Morro Reatino]] entra nell'ampia vicenda processuale che colpisce nei primi anni del dopoguerra l'ex federale di Rieti, Ermanno Di Marsciano (già federale di Perugia negli anni della guerra),  e  numerosi  altri  fascisti  reatini  o  comunque  lì  operanti  nel  1943-1944.  Dell'esecuzione  materiale dell'omicidio  viene  riconosciuto  colpevole  il  tenente  Arnaldo  Millesimi,  comandante  del  presidio  GNR di Morro Reatino, riparato al nord dopo il passaggio del fronte, ucciso dai partigiani a Mirandola (Modena) il 18 aprile 1945.<ref>{{Cita web|url=https://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/MORRO%20REATINO%2001.06.1944.pdf|titolo=Atlante Stragi Nazifasciste: Episodio di MORRO REATINO 01.06.1944, Compilatore: TOMMASO ROSSI}}</ref>  
Il 5 dicembre 1952 la [[Corte d'appello di Roma]] ridusse la pena a trent’anni, di cui ventuno subito condonati, e fu scarcerato il 23 dicembre 1953 in virtù dell'[[Amnistia Togliatti]]. Il 20 ottobre 1959 furono revocate anche le misure di sicurezza relative alla libertà vigilata.<ref>https://www.micropolisumbria.it/un-fascista-zelante/</ref> 
Nel 1956 gli fu offerto l'incarico di Amministratore delegato della GIOMI, una società di ospedali ortopedici romana, in cui lavorò fino al 1980, quando, per le difficili condizioni di salute della moglie, andarono ad abitare a [[Besana in Brianza]], in casa di una figlia. Lì morì nel 1984. 
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