Apparato paramilitare del PCI: differenze tra le versioni
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=== Archivio del PCI e memorialistica ===
Sono scarse le informazioni sull'apparato paramilitare del partito comunista provenienti dallo stesso partito, nei cui archivi si trovano quasi soltanto tracce indirette. Un'eccezione importante è rappresentata dalle relazioni presentate da [[Pietro Secchia]] durante la visita effettuata a [[Mosca (Russia)|Mosca]] nel dicembre [[1947]] alla dirigenza del [[PCUS|Partito Comunista
Altre informazioni provengono dalla [[memorialistica]]: ad esempio gli scritti di [[Miriam Mafai]] (che ricorda tra l'altro l'esistenza di un apparato separato di cui facevano parte anche ex partigiani, evidente nell'episodio dell'occupazione della prefettura di Milano nel novembre 1947)<ref>{{cita libro|autore=[[Miriam Mafai]]|titolo=L'uomo che sognava la lotta armata|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1984|pp=47 e 54}}</ref> e di [[Massimo Caprara]]<ref>{{cita libro|autore=[[Massimo Caprara]]|titolo=Quando le botteghe erano oscure|città=Milano|editore=Il Saggiatore|anno=2000}}</ref>.<br/>
Un'altra testimonianza proviene da un capo partigiano, Mario Tonghini ("Stefano"), comandante della Brigata [[Gruppi di Azione Patriottica|Gap]]-[[Squadre di azione patriottica|Sap]] "Perretta", che operò nel comasco. Dichiarò<ref>{{Cita libro|autore=Roberto Festorazzi|titolo=Gli archivi del silenzio|editore=Il Silicio|città=Milano|anno=2016|p=22}}</ref>:
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