Protesta di piazza Tienanmen: differenze tra le versioni

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Di fronte all'immobilismo attendista della maggior parte dei dirigenti del Partito, fu [[Deng Xiaoping]], probabilmente ancora uomo forte del regime, a prendere l'iniziativa, decidendo insieme agli anziani del Partito la repressione militare. La notte del 19 maggio, per porre fine alla protesta, fu quindi promulgata la [[legge marziale]]. Nella storia della Repubblica popolarePopolare cineseCinese la legge marziale era stata proclamata una sola volta a [[Lhasa]], capitale del [[Tibet]], e ora si trattava di dichiararla a Pechino, capitale dello Stato. [[Zhao Ziyang]] fu l'unico dirigente del PCC a votare contro la promulgazione della legge marziale. Poche ore dopo, sfidò apertamente il Partito quando si presentò tra gli studenti di piazza Tienanmen, cercando di convincerli a terminare l'occupazione della piazza al più presto possibile (tale atto fu il motivo finale che portò Zhao a essere rimosso da qualsiasi carica politica e in seguito condannato agli arresti domiciliari a vita).
 
La notte del 19 maggio venne quindi convocato il [[Comitato permanente dell'ufficio politico del Partito Comunista Cinese|Comitato permanente dell'ufficio politico]], organo comprendente i massimi dirigenti del PCC, al quale spettava l'imposizione della legge marziale: alcune fonti riferiscono che Zhao Ziyang fu il solo su 5 a votare contro, altre dicono che, non essendo stata trovata una maggioranza (2 a favore, 2 contro e 1 astenuto), Deng la impose unilateralmente. Resta comunque il fatto che all'esercito, il giorno dopo, fu ordinato di occupare la capitale.