Ermanno Di Marsciano: differenze tra le versioni
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Il 2 marzo viene disarmato il presidio di [[Rivodutri]] e il 3 è occupata la caserma di [[Poggio Bustone]]. Il 10 marzo le forze di polizia al comando del [[Questore (ordinamento italiano)|questore]] di Rieti [[Bruno Pannaria]] e del [[Vice commissario di polizia|vice commissario]] Vincenzo Trotta, con l'ausilio del capitano Mario Tandurri della GNR occupano Poggio Bustone. Ma giunti in paese furono [[Battaglia di Poggio Bustone|colti di sorpresa dalla reazione dei partigiani]] che dispersero le forze di polizia. Il questore Pannaria guidò l'ultima sacca di resistenza all'interno di una abitazione insieme al vicommissario Trotta e tre militi della GNR.<ref>https://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/POGGIO%20BUSTONE%2010.03.1944.pdf</ref> L'uccisione dei prigionieri da parte dei partigiani, pur non sufficientemente documentata, ha spinto alcuni storici a sollevare valutazioni di ordine morale su questo episodio.<ref>https://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/POGGIO%20BUSTONE%2010.03.1944.pdf</ref> Alla fine della giornata i reparti repubblicani contarono sedici caduti fra le proprie fila.<ref>https://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/POGGIO%20BUSTONE%2010.03.1944.pdf</ref>Il 16 marzo i partigiani entrarono anche in [[Leonessa (Italia)|Leonessa]]<ref>http://storiaxxisecolo.it/cronologia/cronoloreslazio/cronoreslaz8.html</ref> 
====“Grande operazione contro le bande”==== 
Di Marsciano costituì un ottimo ufficio informazioni con una struttura molto capillare che affidato al [[tenente]] dell’esercito Giacomo Esposito (nato a Codiach, in Russia) e del [[maggiore]] Giovanni Vincenti Mareri tramite una rete di infiltrati reperirono informazioni sulle forze partigiane da passare ai tedeschi.<ref>https://www.micropolisumbria.it/spie-fasciste-impunite/</ref> Grazie alle competenze del proprio unfficio informazioni Di Marsciano prese parte alla pianificazione delle [[rastrellamento|operazioni di controguerriglia]], in collaborazione con
i tedeschi, creando una estesa rete di informatori che culminò in uno dei più estesi rastrellamenti dell'[[Italia centrale]] noto come la ''“[[Grande operazione contro le bande]]”'' (Grossunternehmen gegen die Banden), denominata ufficialmente Operazione "Uovo di Pasqua",<ref>https://www.leonessa.org/2016/7_Aprile/ricordo.htm</ref> che si svolse tra le provincie di Terni, Rieti e Perugia dal 31 marzo al 14 aprile 1944.<ref>https://www.micropolisumbria.it/un-fascista-zelante/</ref> L'operazione fu condotta da reparti tedeschi che costituirono il gruppo di combattimento “[[Ludwig Schanze|Schanze]]” e da [[Guardia Nazionale Repubblicana|reparti italiani della RSI]], che provocarono l'[[eccidio del monte Tancia]], [[Eccidio delle Fosse Reatine|delle Fosse reatine]] e di [[Strage di Leonessa|Leonessa]]. In previsione dell'imminente sfondamento delle truppe alleate del fronte si intendeva così liberare le retrovie dalla pressione partigiana per consentire la ritirata sulla [[Linea Gotica|Linea gotica]].<ref>https://www.micropolisumbria.it/un-fascista-zelante/</ref>. Di Marsciano relazionò sul buon andamento delle operazioni di rastrellamento: «''Est  stata  rastrellata  zona [[Monte Tancia]] infestata ribelli. Ribelli uccisi circa cento et rastrellate 220 persone. Finalmente Provincia libera bande ribelli''».<ref>{{Cita web|url=https://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/MONTE%20SAN%20GIOVANNI%20IN%20SABINA%2007.04.1944.pdf|titolo=Atlante Stragi Nazifasciste: Episodio di MONTE SAN GIOVANNI IN SABINA 07.04.1944, Compilatore: ANGELO BITTI, pag 6}}</ref>  
Secondo il Comando tedesco i caduti sul fronte opposto furono più di trecento, mentre gli autori del Dizionario della Resistenza conteggiano 650 vittime, di questi è difficile distinguere quali fossero le vittime civili e i combattenti.
D'altro canto i caduti tra i tedeschi e i fascisti repubblicani furono circa 180.<ref>https://www.micropolisumbria.it/un-fascista-zelante/</ref> 
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