Bozza:Paiva Couceiro: differenze tra le versioni

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Nel frattempo, visitò Vila Teixeira da Silva, avamposto coloniale a Bailundo, sede di due missioni protestanti (una inglese e una americana) e dimora dell’esploratore portoghese António da Silva Porto. Giunto con 40 soldati pesantemente armati provenienti dal Mozambico, Couceiro costruì un avamposto e intimidì la tribù locale, timorosa che si stesse erigendo un forte nella zona. Dopo un certo tempo, non convinto dalle sue motivazioni e consapevole dell’ostilità tra Inghilterra e Portogallo, il capo Dunduma gli inviò un ultimatum. Silva Porto, conoscitore delle tribù locali, cercò di mediare per disinnescare le tensioni. Tuttavia, il fallimento personale nel risolvere il conflitto, il senso di perdita di dignità e onore derivante dal confronto con il capo tribale, e il generale pessimismo legato all’Ultimatum britannico, spinsero Silva Porto ad avvolgersi nella bandiera portoghese e tentare il suicidio facendo esplodere diversi barili di polvere da sparo<ref name=":0" />.
 
Dopo la morte di Silva Porto, Couceiro e le sue truppe si stabilirono temporaneamente a Belmonte, ma circondati dalle forze del capo di Bié, furono costretti a ritirarsi a Bailundo. Dopo aver sostato lungo la strada per Cambane, ricevette ordini dal Governatore Generale Guilherme de Brito Capelo di seguire il ramo angolano del fiume [[Okavango]] fino a Mucusso (un viaggio di 2.600 km attraverso terre inesplorate), per verificarne la navigabilità e affermare la sovranità portoghese, minacciata dalle forze britanniche. La carovana partì il 30 aprile 1890 e comprendeva un interprete, dieci soldati [[mozambicani]] e 90 assistenti, che attraversarono territori abitati da 16 capi tribali con culture diverse e in ambienti mai visitati prima da europei. Il viaggio terminò il 30 luglio 1890 nel villaggio del capo della tribù Mucusso. Tuttavia, decisero di proseguire l’esplorazione fino alle isole di Gomar, a 65 chilometri di distanza, e tornarono via fiume fino al Forte di Princesa Amélia, nel Bié, dove giunsero il 14 ottobre successivo, dopo cinque mesi. Per questa spedizione, Couceiro ricevette il titolo di Cavaliere dell’[[CavaliereOrdine dell’Ordinedella Torre e della spada|Ordine della Torre e della Spada]] il 18 dicembre 1890<ref name=":0" />.
 
Tornato a Bié, si unì allo Squadrone di Cavalleria Irregolare di Artur de Paiva per una spedizione punitiva volta ad arrestare il capo Dunduma (o N’Dunduma), che sei mesi prima gli aveva lanciato l’ultimatum. Artur Paiva portò con sé 300 indigeni, 70 mercenari [[boeri]], volontari portoghesi e un gruppo di ausiliari composto da [[Zulu]] e [[Damara]]. Dopo 30 giorni di bombardamenti e attacchi, durante i quali Couceiro annotò che fu imposta la giustizia portoghese, i Barotze consegnarono il loro capo. Terminata l’operazione, gli fu affidata la sottomissione della regione di Caranganja e l’esplorazione dei giacimenti di sale lungo la sponda orientale del fiume Cuanza, da cui produsse dettagliati rapporti sulla spedizione. Al termine della campagna, tornò a Belmonte con la febbre. A causa delle sue condizioni, il 17 febbraio 1891 il [[Ministero della marina (disambigua)|Ministro della Marina]] revocò la sua commissione e ordinò il rientro a Lisbona. In segno di riconoscenza, gli abitanti della regione Belmonte-Cuito-Benguela gli donarono una replica tempestata di diamanti della sua onorificenza dell’Ordine della Torre e Spada. Ricevuto a Lisbona, fu celebrato per le sue attività militari e per l’apertura dell’entroterra angolano, ricevendo il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine della Torre e Spada il 29 maggio 1891<ref name=":0" />.