Bozza:Paiva Couceiro: differenze tra le versioni
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Tornato a Bié, si unì allo Squadrone di Cavalleria di Artur de Paiva per una spedizione punitiva volta ad arrestare il capo Dunduma (o N’Dunduma), che sei mesi prima gli aveva lanciato l’ultimatum. Artur Paiva portò con sé 300 indigeni, 70 mercenari [[boeri]], volontari portoghesi e un gruppo di ausiliari composto da [[Zulu]] e [[Damara]]. Dopo 30 giorni di attacchi, durante i quali Couceiro annotò che fu imposta la giustizia portoghese, i Barotze consegnarono il loro capo. Terminata l’operazione, gli fu affidata la sottomissione della regione di Caranganja e l’esplorazione dei giacimenti di sale lungo la sponda orientale del fiume Cuanza, da cui produsse dettagliati rapporti sulla spedizione. Al termine della campagna, tornò a Belmonte con la febbre e il 17 febbraio 1891 il [[Ministero della marina (disambigua)|Ministero della Marina]] revocò la sua missione, ordinandone il rientro a Lisbona. In segno di riconoscenza, gli abitanti della regione Belmonte-Cuito-Benguela gli donarono una replica tempestata di diamanti della sua onorificenza dell’Ordine della Torre e della Spada. Ricevuto a Lisbona, fu celebrato per le sue attività militari e per l’apertura dell’entroterra angolano, ricevendo il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine della Torre e della Spada il 29 maggio 1891<ref name=":0" />.
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La sua onorificenza non fu accompagnata da alcuna promozione, e dopo un breve soggiorno a Lisbona, fu assegnato al 3º Reggimento d’Artiglieria a [[Santarém (Portogallo)|Santarém]], dove rimase tra agosto 1891 e agosto 1892. Tornò poi al 1º Reggimento d’Artiglieria di Lisbona. Generalmente insoddisfatto della vita nella capitale, chiese un trasferimento temporaneo alla [[Legione spagnola|Legione Straniera Spagnola]], allora impegnata a [[Melilla]] durante la battaglia delle montagne del [[Rif|Riff]], in [[Protettorato spagnolo del Marocco|Marocco]]. Si distinse in servizio, ricevendo la [[Medaglia al merito militare|Medaglia al Merito Militare]] spagnola, ma al termine del suo incarico tornò nuovamente a Lisbona, ancora una volta senza ottenere promozioni<ref name=":0" />.
Nell’ottobre 1894, la tribù [[Tsonga (popolo)|Tsonga]] nel sud del [[Africa Orientale Portoghese|Mozambico]] si ribellò e attaccò la comunità di [[Lourenço Marques (Mozambico)|Lourenço Marques]] (oggi [[Maputo]]). Il governo di Ernesto Hintze Ribeiro nominò l’ex ministro del [[Partito Progressista (Portogallo)|Partito Progressista]] António Enes come Commissario Reale in Mozambico, con il compito di reprimere la rivolta e riaffermare la sovranità portoghese, minacciata dalle ambizioni britanniche di [[Cecil Rhodes]], che considerava i portoghesi incapaci di mantenere il controllo del territorio. Grazie alla sua fama acquisita in Angola, Paiva Couceiro fu invitato a ricoprire il ruolo di aiutante di campo. Tra gennaio e maggio 1895 fu raggiunto in Mozambico da Alfredo Augusto Freire de Andrade, Aires de Ornelas, Eduardo da Costa e [[Joaquim Augusto Mouzinho de Albuquerque]], insieme al comandante locale maggiore Alfredo Augusto Caldas Xavier. All’arrivo, il contingente si trovò di fronte a una maggioranza di tribù locali
Per le sue azioni, nell’agosto 1895, Couceiro fu nominato [[Cavaliere]] dell’[[Ordine militare di San Benedetto d'Avis]]. Pur dimostrando straordinario coraggio fisico, espose le sue truppe a rischi evitabili, ma divenne una celebrità e fu celebrato con tutti gli onori. Al termine delle operazioni, Couceiro lasciò Lourenço Marques il 18 dicembre 1895. Tornato a Lisbona nel febbraio 1896, fu proclamato ''Benemérito da Pátria'' (“Benemerito della Patria”) all’unanimità dalla Corte Reale. In riconoscimento del suo contributo fu nominato Comandante dell’[[Ordine della Torre e della spada|Ordine della Torre e della Spada]] e ricevette una pensione annua di 500.000 [[Real portoghese|Real]]. Inoltre, fu nominato aiutante di campo onorario del [[Sovrani del Portogallo|re]] [[Carlo I del Portogallo|Carlo I di Portogallo]]
=== Breve carriera politica ===
Nel 1898 Couceiro entrò nella burocrazia delle forze armate; intervenne con convinzione nel dibattito sulle promozioni rapide e sui miglioramenti salariali per gli ufficiali. Nel 1901 tornò in Angola con la missione di redigere un rapporto sulla mobilità dell’esercito tra il fiume [[Lucala]] e la città di [[Malanje]]. Le sue conclusioni, presentate in un documento ufficiale, rivelavano una crescente preoccupazione per la politica coloniale portoghese. Da quel momento manifestò ripetutamente disprezzo per la politica, che definiva una "palude indegna" per l’onore dei veri portoghesi. Pubblicò numerosi articoli sulla politica coloniale e nazionale, esprimendo un [[nazionalismo]] sempre più marcato e un forte anti-[[Sistema parlamentare|parlamentarismo]], in opposizione al sistema costituzionale in vigore in Portogallo, che Couceiro descriveva come il declino della Patria. In interviste e interventi pubblici, assunse il ruolo simbolico di [[Nuno Álvares Pereira]], pronto a "salvare" il Portogallo da un supposto decadimento morale. La sua posizione si consolidò con il suicidio di [[Joaquim Augusto Mouzinho de Albuquerque]], eroe delle campagne in Mozambico ma progressivamente logorato dalle trame politiche. Questo evento rafforzò in Paiva Couceiro un sentimento di indignazione verso la politica. Le sue idee, intrise di nazionalismo e cattolicesimo tradizionalista, anticiparono in molti aspetti il movimento dell'[[Integralismo Lusitano]] — monarchico e tradizionalista che si sarebbe affermato negli anni successivi — e si avvicinavano alle visioni di [[Joaquim Pedro de Oliveira Martins]] e [[Guerra Junqueiro]], pur con sfumature più militanti e meno concilianti.
Il 1° aprile 1902 Couceiro inviò una petizione "rispettosa" alla [[monarchia portoghese]], in cui denunciava l’imposizione di dazi doganali ai creditori dello Stato, raccomandava un bilancio equilibrato e proponeva riforme al sistema politico che rispettassero la [[nobiltà]] e le tradizioni del popolo portoghese. La sua lettera fu ampiamente pubblicata dalla stampa e sostenuta dai monarchici, consacrandolo come leader indiscusso degli "africanisti" — ex militari o funzionari coloniali portoghesi rientrati dal [[Africa|continente africano]]. Il celebre autore [[Rafael Bordalo Pinheiro]] gli dedicò il poema ''Paródia'', in forma di elogio. Poco dopo la petizione, scoppiò un nuovo scandalo: nel dicembre 1902, António Teixeira de Sousa, Ministro della Marina e delle Colonie nel governo Hintze Ribeiro, negoziò un contratto con Robert Williams (un discepolo di Cecil Rhodes) per la costruzione di una ferrovia che collegasse [[Lobito]] e [[Benguela]] in Angola, al confine con il [[Congo belga|Congo]]. Il cosiddetto Contratto Williams scandalizzò i nazionalisti portoghesi, che consideravano quei diritti esclusivamente portoghesi. Couceiro denunciò pubblicamente i ministri che avevano approvato l’accordo, definendoli traditori<ref name=":0" />.
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La sua carriera parlamentare fu interrotta il 2 maggio 1907, quando il primo ministro Franco, con l’appoggio del re, decise di rompere con i [[Partito Progressista (Portogallo)|progressisti]], sospendere il [[Parlamento]] e governare in modo autoritario. Con la crescita dei movimenti [[repubblicani]] e [[Anarchismo|anarchici]], la posizione politica di Paiva Couceiro si radicalizzò ulteriormente: sostenne un sistema monarchico tradizionale, apertamente antiparlamentare e privo di partiti politici, come nell'[[Ancien Régime|Antico Regime]].
=== Governatore in Angola (1907-1909) ===
Il 1º maggio 1907 morì il [[Governatore|governatore coloniale]] dell’Angola, Eduardo Augusto Ferreira da Costa. Su suggerimento di Carlo I, il nuovo ministro della Marina, Aires de Ornelas — compagno africanista di Paiva Couceiro — lo invitò ad assumere il prestigioso incarico. Il sostegno a João Franco facilitò la sua nomina. Couceiro accettò il 24 maggio 1907, diventando governatore coloniale [[ad interim]]
[[File:Avô Couceiro+principe 8x13.jpg|miniatura|Il principe ereditario [[Luigi Filippo di Braganza|Luigi Filippo]] in visita in Angola col governatore Paiva Couceiro (1907)]]
Dopo la caduta del governo di João Franco nel 1908 — conseguenza dell’assassinio di Carlo I e del [[principe ereditario]] [[Luigi Filippo di Braganza|Luigi Filippo]] in [[Praça do Comércio]] — Couceiro mantenne il suo incarico fino al 22 luglio 1909. Le crescenti tensioni tra il suo governo coloniale e quello rigeneratore di Venceslau de Sousa Pereira de Lima lo spinsero infine alle dimissioni. Lasciò Luanda nel giugno 1909, nonostante le proteste dei coloni, che desideravano la sua permanenza. Tornato a Lisbona, ricevette l’incarico di comandare il gruppo di artiglieria a cavallo di [[Queluz (Sintra)|Queluz]]. Mentre la politica portoghese era travolta dagli scandali — in particolare le accuse di frode al [[Crédito Predial Português]] — Couceiro rimase relativamente distante da tali conflitti, concentrato sulle sue aspirazioni di promozione al grado di [[maggiore]].
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Dalla metà del decennio la situazione politica portoghese era diventata confusa e instabile. Nel dicembre 1918, primo ministro [[João Tamagnini Barbosa]] aveva assunto il controllo del governo e nominato [[João do Canto e Castro]] come [[presidente della Repubblica]], colmando il vuoto istituzionale lasciato dall’assassinio di [[Sidónio Pais]]. I sidonisti, sostenitori del presidente assassinato, formarono una giunta militare provvisoria fuori Lisbona, in opposizione al presidente Canto e Castro. Allo stesso modo, nel Nord del paese, i sidonisti formarono una giunta militare opposta, che proclamò di controllare la regione. Approfittando del caos istituzionale, Paiva Couceiro si recò nel Nord, dove valutò che il contesto fosse favorevole alla restaurazione e incontrò il comando monarchico. La Giunta centrale dell’[[Integralismo Lusitano]] si riunì il 17 gennaio 1919, e António Maria de Sousa Sardinha e Luís Carlos de Lima e Almeida Braga decisero di procedere con il piano di Couceiro di occupare [[Porto (Portogallo)|Porto]], la seconda più grande città del paese, con l’intento di strapparla al governo centrale e favorire un consenso unanime alla restaurazione monarchica. Paiva Couceiro entrò a Porto senza alcuna resistenza da parte dei militari locali o dei cittadini nella mattina del 18 gennaio 1919. Fu solo il giorno seguente — dopo una parata militare — che si tenne la cerimonia ufficiale con l’innalzamento della bandiera reale blu e bianca, proclamando la [[Monarchia del Nord]]. Dopo il ripristino del [[Regno del Portogallo]], la bandiera monarchica fu issata negli edifici governativi di tutto il Nord, da [[Viana do Castelo]] fino alla storica città contesa di Chaves. Paiva Couceiro diventò presidente della "Giunta governativa del Regno". Durante la sua breve attività, fu ristabilita la [[Costituzione del Portogallo del 1826|Carta costituzionale del 1826]] come compromesso con i [[Liberal-conservatorismo|liberali conservatori]], poiché la priorità era abolire tutta la legislazione repubblicana emanata dal 5 ottobre 1910, ripristinare la bandiera e l’inno monarchici e legiferare contro i repubblicani. Tuttavia, l’obiettivo principale era il ritorno a una Monarchia "integrale e tradizionale", fondata su una filosofia politica [[Feudalesimo|feudale]], sulla [[Dottrina sociale della Chiesa cattolica|dottrina sociale cattolica]] e sulla [[Corporativismo|rappresentanza corporativa]]<ref>FERREIRA COIMBRA, ARTUR (2000). "''PAIVA COUCEIRO E A CONTRA-REVOLUÇÃO MONÁRQUICA (1910-1919)"'' (PDF). repositorium.sdum.uminho.pt.</ref>.
[[File:Avô Couceiro+zinho 8x16.jpg|miniatura|Paiva Couceiro negli anni '30 nella sua casa a [[Oeiras (Portogallo)|Oeiras]]]]
il 21 gennaio 1919 il governo di Tamagnini Barbosa chiamò la popolazione alle armi contro la Monarchia del Nord. Il giorno dopo un gruppo di militari e cittadini monarchici, guidati da Aires de Ornelas e Álvaro de Mendonça, si radunò sulla ''serra'' del [[Parco forestale di Monsanto|Monsanto]], vicino alla capitale e lì fecero una proclamazione a favore della monarchia, issando la bandiera bicolore blu e bianca. Una milizia cittadina repubblicana si radunò nel [[Parco Edoardo VII]] di Lisbona e, insieme a membri della [[Guardia nazionale repubblicana (Portogallo)|Guardia nazionale repubblicana]], la [[Guarda Fiscal]], militari e marinai, marciò verso Monsanto. La mattina del 23 gennaio 1919, le due forze si incontrarono e le truppe repubblicane assediarono i ribelli monarchici. Un attacco repubblicano nel pomeriggio successivo portò alla sconfitta delle forze monarchiche. Il 13 febbraio 1919, una rivolta a Porto da parte di civili e membri della Guardia nazionale repubblicana segnò la fine formale della Monarchia del Nord e della breve guerra civile<ref>Rosas, Fernando (2007). ''Lisboa revolucionária: 1908-1975''. Lisboa: Tinta da China Edições.</ref>.
Dopo la definitiva sconfitta monarchica, Paiva Couceiro fuggì in esilio a [[Madrid]]. Sebbene continuasse a vivere all’estero, il 3 dicembre 1920 fu condannato da un tribunale militare speciale a 25 anni di [[deportazione]]. Durante questo periodo, Couceiro invocò l’intervento internazionale "con le sue squadre e i suoi soldati", sostenendo che il Portogallo fosse minacciato dalla "bancarotta e dal [[bolscevismo]]"<ref>{{Cita web|url=https://hemerotecadigital.cm-lisboa.pt/periodicos/acapital/1920/ABRIL/ABRIL_item1/P13.html|titolo=Hemeroteca Digital - A Capital : diario republicano da noite|sito=hemerotecadigital.cm-lisboa.pt|accesso=2025-10-26}}</ref>. Grazie a una nuova amnistia, decretata il 24 gennaio 1924, poté rientrare in patria. === Il conflitto con Salazar e gli ultimi anni ===
Con l'avvento al governo di [[António de Oliveira Salazar]] e l'instauazione dell'[[Estado Novo (Portogallo)|Estado Novo]], il 16 settembre 1935 fu nuovamente esiliato per sei mesi, dopo aver criticato pubblicamente la politica coloniale del nuovo regime<ref>Maria Filomena Mónica (coordenadora), ''Dicionário Biográfico Parlamentar (1834-1910)'', volume I, pp. 898-899. Lisboa: Assembleia da República, 2004</ref>, ma tornò a Lisbona il 13 gennaio 1937<ref>{{Cita web|url=http://www.angelfire.com/pq/unica/ultramar_1937_paiva_couceiro_ultramar.htm|titolo=1937 - Paiva Couceiro, Carta a Oliveira Salazar|sito=www.angelfire.com|accesso=2025-10-26|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100831154621/http://www.angelfire.com/pq/unica/ultramar_1937_paiva_couceiro_ultramar.htm|dataarchivio=2010-08-31}}</ref>. Nello stesso anno, dopo aver ancora attaccato violentemente la politica coloniale di Salazar, in una famosa lettera del 31 ottobre 1937 indirizzata al [[Presidente del consiglio dei ministri|presidente del Consiglio]], fu arrestato dalla [[PIDE|PVDE]] e condannato di nuovo a due anni di esilio. Nonostante i suoi 76 anni, fu inviato in una colonia penale a [[Granadilla de Abona]], alle [[isole Canarie]]. Nel 1939, Salazar gli permise definitivamente di rientrare in Portogallo. Nonostante la sua età avanzata e il prestigio militare in epoca monarchica, Salazar non lo riabilitò mai pubblicamente<ref name=":1" />.
Secondo fonti storiche, Paiva Couceiro considerava Salazar un usurpatore della causa monarchica e vedeva nel suo regime una "falsa" restaurazione dell’ordine, priva della legittimità dinastica e troppo legata al [[clericalismo]] e alla burocrazia. Lo storico Manuel R. Cordeiro lo ha definito esplicitamente come "un monarchico convinto, anti-repubblicano e anti-salazarista". Salazar era un cattolico conservatore, ma non monarchico, credeva in un regime repubblicano disciplinato sotto il controllo della Chiesa e dell’esercito<ref name=":1">https://www.avozdetrasosmontes.pt/paiva-couceiro-um-monarquico-convicto-anti-republicano-e-anti-salazarista/</ref> e non poteva ammettere una figura come un monarca con una legittimità storica superiore alla sua.
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