,Nella trattazione del filosofo greco [[Aristotele]], la democrazia rappresentativa corrisponde alla πολιτεία (v. ), ''democrazia rappresentativa del ceto medio'', giusto mezzo o compromesso fra le due forme di governo degenerate dell'[[oligarchia]] e della [[tirannide]]: cariche elette come nell'oligarchia, ma indipendentemente dalla classe sociale-censo come nella tirannide. Il popolo è diviso in classi sociali e la democrazia rappresentativa è tanto più stabile e tanto più non degenerata, quanto più è numeroso il ceto medio e al suo interno distribuita la ricchezza, poiché gli eletti - oggi diremmo lo Stato - si trovano a mediare e dover trovare una legge-compromesso fra gli opposti e legittimi interessi di parte, tanto più facilmente ottenibile quanto più questi interessi per ricchezza e virtù non sono divergenti in partenza, come cioè avviene quando sono concentrati in un ampio ceto medio.
Negli ultimi anni un forte dibattito sulla crisi della democrazia rappresentativa ha investito,in particolare, l'[[America Latina]] e l'[[Europa]]. Infatti a livello municipale in [[Brasile]], in [[Italia]], e in altri paesi, sono in via di sperimentazione forme di maggiore coinvolgimento dei cittadini e dei [[corpi intermedi]] ([[sindacato|sindacati]], [[Associazione (diritto)|associazioni]], ecc.); queste iniziative di partecipazione sono volte ad affiancare, ai tradizionali organi istituzionali, assemblee e altre forme consultive. Questo modello, a metà tra la democrazia rappresentativa e quella diretta, prende il nome di [[democrazia partecipativa]].