Utente:Xavier121/Sandbox: differenze tra le versioni

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''Operette'' è un diminutivo di umiltà: si tratta di componimenti brevi, considerati piccoli in mole e in valore dall'autore. La loro minuzia contribuisce a renderli, però, di un'efficacia filosofica e poetica lucida, programmatica e chiara. Il termine ''morali'' segna il contenuto filosofico: i ''mores'', i costumi, indicano la volontà di individuare nuovi modelli di comportamento, mettendo a confronto l'antichità e la modernità: implicito il richiamo agli ''[[Opuscula Moralia]]'' di [[Plutarco]].
 
L’attenuazione canonica del genere morale antico e umanistico, riporta a Isocrate, di cui Leopardi volgarizza alcune ‘’Operette morali’’''Operette morali''<ref name="Isocrate"> Tra il ’24'24 e il ‘25'25 Leopardi s’era imbarcato in un progetto editoriale che prevedeva la traduzione di una ‘’Scelta''Scelta di Moralisti greci’’greci'', per l’editore Stella, che non fu mai realizzata a causa della censura milanese. Faceva parte della raccolta anche il volgarizzamento del ‘’Manuale''Manuale di Epitteto’’Epitteto'', l’unico completato del tutto nel dicembre del 1825.</ref> e Plutarco, fino a Machiavelli e al moralismo illuministico.
Le ''Operette'' prendono il titolo anche dal messaggio pratico, non solo teoretico che danno: proponendo un umile rimedio, agli effetti funesti della filosofia moderna o della verità, recuperano l’inesperienza, le passioni e l’immaginazione dell’antichità, (fondate sul falso), unico rimedio per migliorare la qualità della vita umana, e, in alternativa, suggeriscono delle tattiche di narcotizzazione per alleviare il dolore.
 
L'intento morale pratico sarà proseguito dall'autore in un altro scritto nel 1826, ''[[w:Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani|Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani]]'', in cui sono evidenti le finalità politiche, morali e storiche.
 
Le ''Operette'' sono l’approdo di quasi tutto lo [[Zibaldone]]<ref name="Vita passata"> ‘’Il''Il frutto della mia vita finora passata [...]’’'', lettera ad Antonio Fortunato Stella, del 12 marzo 1826.</ref>
Il rapporto tra l'Uomo, la Natura, la Storia; il confronto tra i valori del passato e la situazione, statica e degenerata, del presente; la potenza delle illusioni; l'Infelicità; la gloria; la noia: sono tematiche qui riproposte alla luce del cambiamento che sta avvenendo in Leopardi: da un materialismo storico-progressivo (ovvero, la tesi in base alla quale l'uomo ha perso la possibilità di essere felice quando all'immaginazione si è sostituito il raziocinio) ad un materialismo cosmico (ovvero, la tesi che l'uomo sia infelice a causa della natura indifferente). La ragione non è più, adesso, un ostacolo all'infelicità, ma l'unico strumento umano per sfuggire alla disperazione.
 
===Fase materialista===
Alla fine del ’24 con il primo progetto di operette concluso, il pensiero Leopardi è decismante orientato verso il materialismo, come attestano le letture d’Holbach annotate nello Zibaldone, mentre il tono pessimistico, sovente usato per riferirsi alla filosofia leopardiana è da rivedere perchè non accettata dall’autore:
{{quote|Tutto è male. [...] ciascuna cosa esista è un male; ciascuna cosa esiste per fin di male; il fine dell’universo è il male; [...]Non v’è altro bene che il non essere: non v’ha altro di buono che quel che non è; [...] tutte le cose sono cattive. [...] L’esistenza per sua natura ed essenza propria e generale, è un’imperfezione, un’irregolarità, una mostruosità. Ma questa imperfezione è una piccolissima cosa, [...] perché tutti i mondi che esistono, [...] non essendo però certamente infiniti, né di numero né di grandezza, sono per conseguenza infinitamente piccoli a paragone di ciò che l’universo potrebbe essere se fosse infinito; e il tutto esistente è infinitamente piccolo a paragone della infinità vera, [...] del non esistente, del nulla. Questo sistema, benché urti le nostre idee, [...] sarebbe forse più sostenibile di quello del Leibnitz, del Pope ec. ‘’che tutto è bene’’. Non ardirei però estenderlo a dire che l’universo esistente è il peggiore degli universi possibili, sostituendo così all’ottimismo il pessimismo. Chi può conoscere i limiti della possibilità?<ref name="Zibaldone 4174">Zibaldone, 4174, 22 aprile 1826.</ref>.}}
 
Il ‘’Frammento''Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco’’Lampsaco'' costituisce il culmine filosofico del libro. Insieme con l’’’Islandese’’l’''Islandese'' e il ‘’Metafisico’’''Metafisico'' costituisce il gruppo di ‘’Operette’’''Operette'' che definicse più compiutamente il materialismo leopardiano. Fine della natura non è il bene ma la conservazione in vita degli esseri, anzi nemmeno quelli se si considera il punto di vista dell’Islandese. La vita è infelice: meglio un’esistenza breve ma intensa e ricca di forti illusioni, che una lunga, piena di emozioni dilatate e narcotizzanti.
‘’A''A chi piace e a chi giova questa infeliscissima vita dell’universo?’’'' Nessun filosofo sa rispondere alla domanda. E’ una sconfitta del pensiero filosofico e in generale la rappresentazione dell’inadeguatezza della filosofia a spiegare la condizione del genere umano nell’universo. Il ‘’Cantico''Cantico del gallo silvestre’’silvestre'', con il suo andamento lirico, snocciola monolitiche sentenze mettendo il lettore nell’attesa di una soluzione filosofica, ‘’Così questo arcano mirabile e spaventoso dell’esistenza universale, innanzi di essere dichiarato né inteso, si dileguerà e perderassi’’, fornita nel Frammento:
 
{{quote|I diversi modi di essere della materia […] sono caduchi e passeggeri; ma nessun segno di caducità né di mortalità si scuopre nella materia universalemente, e però niun segno che ella sia cominciata, né che ad essere le bisognasse o pur le bisogni alcuna causa o forza fuori di sè<ref name="Frammento">Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco, rr. 33-38.</ref>.}}