Farnetta: differenze tra le versioni

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=== Le Terre Arnolfe ===
L’imperatore [[Enrico II]], ultimo re di [[Germania]] ed imperatore della dinastia sassone, ed il papa giunsero ad un accordo, secondo il quale l’Imperatore cedeva alla Chiesa i territori delle [[Terre Arnolfe]] ed in cambio il papa cedeva alcuni altri territori in Carinzia. In forza di questo patto i discendenti di Arnolfo divennero vassalli della Chiesa. Quindi questi territori imperiali, noti con il nome di predium Terma, vennero ceduti alla Chiesa: Quoddam nostri iuris predium Terma dictum in ducatu Spoletano et in comitatu Narnensi situm. È interessante osservare che nell’atto non si parli di Comitatus Tudertinus. Il fatto tuttavia certo è quello che realmente dei conti Arnolfi risultano feudatari di questi territori a cavallo tra i comitati di Todi, Narni, Terni e Spoleto. Ciò è provato dalle numerosissime donazioni fatte all’Abbazia di Farfa.
Un aspetto importante riguarda l’estensione delle Terre Arnolfe. Non esiste un documento scritto in cui viene riportato che Farnetta facesse parte delle Terre Arnolfe; tuttavia la donazione del [[1112]] del Conte Rapizone degli Arnolfi, della chiesa di Farnetta al monastero di Farfa sembra definitivamente risolvere il problema della determinazione dell’estensione del Contado nel XI e XII secolo. È noto infatti che capitale delle Terre Arnolfe è stata Cesi e che nel corso dei secoli l’estensione di tale Territorio diminuì notevolmente.
Secondo il Milj fanno parte delle Terre Arnolfe i castelli di [[Sangemini]], [[Cesi]], Portaria, [[Acquasparta]], Massa, [[Macerino]], Castiglione, Purzano, Acquapalombo, Appecano, Balduini, Fogliano, Rapicciano, Collecampo, Cisterna, Scoppio, Fiorenzuola, Massenano, Arezzo, Palazzo, Rivosecco, Poggio, Villa S.Faustino, [[Casigliano]], Montignano, Mezzanelli, Castel del Monte, Configni, Scajano, Quadrelli, Cicigliano,
[[Montecastrilli]]. A questo elenco il Ceci aggiunge, per i nostri territori, le terre di [[Avigliano]], Collesecco e Farnetta fino a Castel dell’Aquila (in quel tempo non ancora esistente).
 
===Il legame del Castello di Farnetta con con Todi===
Con il nuovo motu proprio di [[Leone XII]] del [[21 dicembre]] [[1827]] si assiste ad una importanete variazione della situazione amministrativa. Le modifiche sono per il territorio di Farnetta importanti. Il numero delle comunità autonome aumenta notevolmente e si realizza un’ulteriore frantumazione dello Stato Pontificio. Il comune di [[Montecastrilli]] ottiene l’autonomia e diviene sede di podesteria, soggetta al governo distrettuale di [[Terni]] nella delegazione di [[Spoleto]].
Termina così il secolare dominio di Todi sui territori intorno Farnetta, ora per la prima volta soggetti al governo di [[Terni]]. [[Todi]] è sede di governo distrettuale nella delegazione di [[Perugia]].
[[Immagine:hpim1271.jpg|thumb|Stemma di [[Todi]] a Farnetta|400px|left]]
 
== La Macchia di Farnetta ==
Fin dal medioevo gli abitanti di Farnetta ('Conmunitas Castri Farnectae') possedevano vasti appezzamenti di bosco in proprietà collettiva. Il [[17 ottobre]] [[1828]] la “macchia di Farnetta” delle dimensioni di circa 93,50 ettari fu concessa, su rogito di Vincenzo Petti, in enfiteusi perpetua al Comune di [[Montecastrilli]] su autorizzazione della Congregazione del Buon Governo di [[Roma]], dietro il pagamento di un canone annuo di 8 scudi romani. Questi terreni boschivi e pascolavi, spettanti in precedenza alla comunità di Farnetta, appartenevano formalmente alla Congregazione del Buon Governo, che li passò ai Carmelitani Scalzi di Roma. Successivamente, il Comune di Montecastrilli vendette, nel [[1858]], tale enfiteusi perpetua a Pasquale Fratini, dietro pagamento di un canone di 10 scudi romani annui che successivamente fu di nuovo venduta.
Ai farnettani fu concessa la servitù di pascolo ('jus pascendi') e di raccolta della legna secca nel bosco ('jus legnadi') per dieci mesi l’anno (fatta eccezione per i mesi di ottobre e novembre) essendo questi territori appartenuti ancora in precedenza alla Comunità
di Farnetta, come dal [[Catasto]] del [[1744]].
Erano gravati di servitù non soltanto questi 93,50 ettari di terreno boschivo (nei vocaboli Il Castagno, La Cesa, Strapponi, Sodaretti, Sododritto), ma anche altri 40 ettari circa di bosco, ricadenti nel territorio di [[Avigliano]] (presso i vocaboli La Rena,
La Pola, La Cerreta, Tavoleto). È significativo osservare che in passato il castello di Farnetta deve aver avuto una maggiore importanza, in considerazione dei possedimenti (anche fuori di quello che oggi è il proprio territorio, che in precedenza doveva essere ben maggiore) e del numero di abitanti.
 
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== Il Quercus Frainetto ==
Questo tipo di [[quercia]] è molto diffuso nei boschi di Farnetta (Bosco dei Castagni, Tavoleto, Sodaretti, Strepponi), ma di esso non v’è traccia negli altri luoghi umbri. Evidentemente già in antico qualcuno aveva notato la presenza del Quercus Frainetto che si distingue dal più diffuso Quercus Cerris (il Cerro) per il colore chiaro della corteccia, il fusto irregolare e contorto, l’accrescimento lento. Doveva essere sicuramente nota anche la maggiore durabilità che il legno di Quercus Frainetto presenta nell’utilizzo, come materiale da costruzione per solai e coperture.
La presenza nelle campagne di Farnetta di popolamenti quasi puri di Quercus Frainetto in associazione talvolta con Quercus
Pubescens e Sorbus Domestica sia di notevole interesse. Il Quercus Frainetto non è un albero raro o in via di estinzione. Tuttavia l’areale del farnetto non si spinge più a nord del Lazio: la specie, diffusa nei climi caldi, è presente solo in Italia meridionale.