{{quote|Arrivai ad abitare a Bologna nel 1960, con i miei genitori.<br/>Allora la città era meno costosa, c'erano molti locali aperti la notte, più voglia anche di divertirsi e più idee che circolavano con entusiasmo. Conoscevo già un po' di gente, in parte erano retaggi modenesi o ragazzi della montagna conosciuti durante le passate estati, tutta gente che faceva l'Università.<br/>
Mi riscrissi nel 1963 al Magistero appena finito il militare. Passavamo le giornate all'Università. C'erano discussioni di letteratura, di poesia e canzoni, le prime canzoni. Ricordo in particolare le discussioni all'Osteria dei Poeti al pomeriggio.<br/>La sera invece all'Osteria di Fuoriporta di cui ho parlato in una canzone. Nel 1964 io e dei miei amici dell'Accademia dell'Antoniano cominciammo a fare cabaret. A quei tempi a Bologna c'erano tre o quattro gruppi che si occupavano di questa attività e la sera ci si trovava in alcune osterie. Il gruppo che noi avevamo fondato si chiamava pomposamente ''Folkstudio''. Ci incontravamo alcune sere a settimana; ognuno portava la sua chitarra, si suonava, si cantava, si discuteva delle nuove tendenze.|Francesco Guccini}}
Nel luglio [[1962]] Guccini partì per il [[Servizio militare]], che prestò a [[Lecce]], alla [[Scuola di Fanteria]] di [[Cesano (Roma)|Cesano di Roma]] e a [[Trieste]]. Come ricordò egli stesso<ref>nel libro Cittanòva Blues, di cui è autore</ref> si trattò di un'esperienza sostanzialmente positiva. Poco prima della partenza aveva scritto alcune canzoni, molte delle quali furono cestinate ''«un po' per pudore un po' per vergogna»'', ritenendole null'altro che tentativi.<ref>Cittanòva Blues, pag.51</ref> Fra queste vi erano ''L'antisociale'', ''La ballata degli annegati'' e ''Venerdì santo''.