Danae (Correggio): differenze tra le versioni
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Vasari cita il quadro (confondendone, però, la protagonista con una ''[[Venere (divinità)|Venere]]''), insieme alla ''[[Leda]]'', sostenendo che [[Federico II Gonzaga]] l'avesse commissionata per farne dono all'imperatore [[Carlo V]].<ref>[[Giorgio Vasari]], ''Le Vite de' più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani, da Cimabue, insino a' tempi nostri'', [[Firenze]] [[1550]], ed. cons. a cura di Luciano Bellosi e Aldo Rossi, Einaudi, [[Torino]] [[1991]], II, p. 563</ref> Secondo studi più recenti<ref>Egon Verheyen, ''Correggio's Amori di Giove'', in ''Journal of the Warburg and Courtauld Institutes'', XXIX ([[1966]]), pp. 160-192</ref> l'opera, come tutte quelle del ciclo degli ''Amori di Giove'', potrebbe essere stata realizzata per la ''Sala di [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]]'' in [[palazzo Te]] a [[Mantova]], destinata all'amante del duca Isabella Boschetti: sarebbe poi passata in [[Spagna]] solo dopo la morte del duca Federico ([[1540]]), probabilmente in occasione delle nozze dell'infante [[Filippo II di Spagna|Filippo]] con [[Maria Emanuela del Portogallo]] ([[1543]]).
Nel [[1584]] [[Giovanni Paolo Lomazzo]] ricorda la tela a [[Milano]],<ref>[[Giovanni Paolo Lomazzo]], ''Scritti sulle Arti'', ed. a cura di Roberto Paolo Ciardi, II, [[Firenze]] [[1975]], p. 187</ref> come appartenente alla collezione d'arte dello scultore cesareo [[Leone Leoni]]: fu il figlio di Leone, [[Pompeo Leoni|Pompeo]], a curare la spedizione della ''Danae'' e di ''[[Giove e Io]]'' dalla Spagna alla [[Lombardia]], ma è ignoto se egli abbia ottenuto le opere dallo stesso sovrano o le abbia acquistate dal suo favorito [[Antonio Pérez]], che potrebbe averle ricevute in dono da Filippo II, dopo la sua caduta in disgrazia ([[1579]]).
Da Milano il quadro iniziò una serie di lunghe peregrinazioni attraverso tutta l'[[Europa]]: venne venduto da Pompeo Leoni all'imperatore [[Rodolfo II]] (tra il [[1601]] e il [[1603]]) e nel [[1621]] è menzionato in un inventario delle pitture imperiali a [[Praga]]; durante la [[Guerra dei Trent'anni]] venne portata, insieme alla ''Leda'', come bottino di guerra a [[Stoccolma]] da [[Gustavo II Adolfo]]; [[Cristina di Svezia|Cristina]], erede di Gustavo Adolfo, dopo aver abdicato, portò la tela a [[Roma]] e, alla sua morte, la lasciò al cardinale [[Decio Azzolini]]; pervenne poi a [[Livio Odescalchi]], duca di [[Bracciano]], quindi ([[1721]]) a [[Filippo II di Borbone-Orléans|Filippo d'Orléans]], reggente di [[Francia]]; con tutta la collezione degli [[Borbone-Orléans|Orléans]] nel [[1792]] venne venduto da [[Luigi Filippo II di Borbone-Orléans|Filippo Egalité]] e migrò a [[Londra]]; in [[Inghilterra]] appartenne al duca di Bridgewater e a Henry Hope e nel [[1827]] dal venne acquistata a [[Parigi]] dal principe [[Camillo Borghese]] per la sua raccolta romana.<ref>[[Cecil Gould]], ''The paintings of Correggio'', [[London]] [[1976]], pp. 270-271</ref>
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