Storia di Acri: differenze tra le versioni

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===Acri e Bisignano nel 1300===
I Sangineto e i [[Sanseverino]] pretendevano la restituzione dei territori aquisiti dalla Diocesi di Bisignano,secondo loro usurpati dai vescovi e dagli abati,e tra queste terre e questi feudi erano sopratutto in discussione alcuni feudi di Corigliano,il casale di Roggiano,terre e Castelli di [[Rossano]],terre e Castelli di [[Acri]] e di [[Luzzi]],incamerati dalla chiese e dai monasteri di quelle località e sotto giurisdizione perciò del Vescovo di Bisignano Federico Pappatelli,a cui veniva imposto il divieto di considerarli feudi della Chiesa,poichè per i precedenti disposti da [[Carlo I d'Angiò]],i menzionati territori e i relativi castelli,già da tempo,erano inclusi e ricadevano nella sfera di competenza e di pertinenza del baronato laico istituito ed organizzato dallo stesso sovrano...l'ostinato rifiuto del vescovo a non cedere le terre e non volere rinuciare ai presunti diritti feudali ,scatenò la vendetta del potentissimo barone. I tumulti e le rappresaglie e gli scontri violenti e sanguinosi tra i varii pretendenti erano continui, tra cui la più significativa e drammatica fu quella del 1339. Il potente [[Barone]] Ruggero II Sangineto, che approfittando del marasma che che affliggeva Bisignano, potè portare a termine il suo disegno..trovandosi a [[Corigliano]] un gruppo di armati a cavallo e dopo avere raggiunto Acri, potente città sul Crati e trascinando a se popolani che affamati e bisognosi e desiderosi di saccheggi e bottino,si diressero a Bisignano. Era il 28 guigno del 1339,vigilia della festa di San Pietro e Paolo,Ruggero Sangineto, forte della benevolenza di Re Roberto,verso la sua casata e sopratutto del fatto che era figlio del [[Gran Giustiziere]] del Regno,che lo rendeva il personaggio di maggiore prestigio del baronato del Meridione,discendente di Filippo I di Sangineto che rivestiva una delle più alte cariche dello stato. Penetrato in città di Bisignano,si diressero verso il palazzo del Vescovo sgominate le guardie ...bloccate le uscite penetrò nell'interno trafiggono le guardie personali del Vescovo e famigliari e tutti coloro che difendevano il vescovo, in quel giorno morirono circa 20 persone tra famigliari,diaconi e guardie,poi il vescovo agonizzante fu impietosamente trascinato legato alla coda del cavallo,del [[Sangineto]],e con altri condannati,furono portati in luogho detto "Scannaturu" che doveva trovarsi dietro l'attuale chiesa di san Domenico,il corpo dello sciagurato vescovo ormai esanime,fu condonnato alla decapitazione ed eseguita,come per tutti gli altri condannati che subirono la stessa sorte.[[Benedetto XII]],con una bolla pontificia del 10 giugno 1340,dalla sede di [[Avignone]],per punire le Chiese di Bisignano nell'ambito delle loro attribuzioni è prerogrative,voleva scioglerne il capitolo,delle famiglie più ricche e facoltose che non si ribellarono da impedire il massacro..Però poco dopo,anche la stessa interdizione pontificia passò con l'intervento di vecovi laici,per evitari altri problemi in cui già navigava la chiesa di Pietro...il Pagano ne riporta parte di questa bolla che inizia.."Bulla horrendum scelus,Avignone 10 Kal. A.D.MCCCXL"..
 
(F.Grillo,sulla successione della Contea di Corigliano,registri cancelleria di Carlo III di Durazzo,napoli 1887;reg.Angioino, 5.F. 107.)