Jean-Jacques Rousseau: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 110:
===Religione===
 
Per capire appieno la posizione religiosa di Rousseau è necessario innanzitutto capire l'inconsistenza antropologica della sua cultura e l'anelito mistico che la domina. Se si può parlare di una rivoluzione rousseauiana essa riguarda la sociologia, la psicologia e il costume, ma per niente la filosofia. Rousseau è un pensatore che ebbe grande fortuna per il suo straordinario stile letterario, alla moda, e se si può parlare di una "rivoluzione" da lui compiuta essa riguarda il modello di retroguardia che egli propone contro il moderno a favore dell'antico (il suo sogno è Sparta). Egli è contro la modernità e contro la civiltà e la cultura, nel perseguimento di un utopico sogno di austerità e purezza primitiva. Egli; sogna alcune strutture universali e permanenti dell'esistenza umana al suo stato di purezza delle origini pre-culturali. Al riguardo sono fondamentali i concetti di "coscienza" e di "sentimento": la prima rappresenta per l'autore una voce interiore che serve da "bussola" nella valutazione morale del proprio e altrui comportamento e che appartiene alla natura umana( (ma che tuttavia si sviluppa in una fase successiva all' originario "stato di natura"). Il concetto di sentimento si sviluppa nel pensiero di R. seguendo varie sfumature ma sempre contro la razionalità intellettuale, considerata causa della corruzione della bontà originaria dell'uomo e quindi fondamento di tutti i suoi mali. Il lume che lo guida e che gli fa pensare di uscire dall'immobilismo di unasociretàuna società corrotta è il sognisognio di un ritorno delloallo stato di natura. Ma questa è solo una pulsione religiosa che lo permea profondamente coemcome fosse una verità sognata e illusoria. La ragione è ammessa nella misura in cui si assoggetti al sentimento, alla passionalità e il "cuore", la sede del "sentimento" deve sempre prevalere sulla "testa", lasedela dlalsede rqzionalitàdella razionalità modernista e corruttrice. Il "cuore" coemcome autonomia sentimentale viatelvitale, quindi contro le costrizioni e i precetti, contro l'autorità religiosa, contro l ostato corrotto. La religione positiva, quellaistituzionalizzataquella istituzionalizzata e corrotta, va superata con uanuna nuova religinereligione del cuore e dellaspontaneitàdella spontaneità, chche egli coglie nel desimodeismo di Samuel Clarke debitamerfnedebitamente riformato "alla Rousseau" ma con forti suggestioni di San paolo. Da qui il dualismo anima-corpo, interiore-esteriore (natura-società), caratteristico del R., all'interno del quale la religione si colloca nel primo dei due termini: lo spirito religioso si sviluppa naturalmente nell'uomo, fa parte di un ambito individuale, intimo, interiore, si rivela nella sua semplicità e purezza spoglio di tutte le costruzioni apportate dalla cultura.
Le teorie di Rousseau furono particolarmente dibattute, al tempo, a causa dei giudizi in ambito religioso contenuti in esse. L'idea di Rousseau, che l'uomo fosse buono per riprodursi, era in contrasto con la dottrina del [[peccato originale]]; inoltre, la sua "[[teologia]] naturale", esposta dal Vicario Savoiardo nell<nowiki>'</nowiki>''Emilio'' portò alla condanna del libro sia nella [[Ginevra]] [[Calvinismo|calvinista]] che nella [[Cattolicesimo|cattolica]] [[Parigi]]. Nel ''Contratto sociale'' Rousseau afferma che i seguaci autentici di [[Gesù]] non potranno mai essere buoni cittadini, e quindi anche questo libro fu condannato a Ginevra. Rousseau non fu comunque un [[ateo]], anche se la sua fede e la sua filosofia contrastavano diversi principî del [[cristianesimo]]; inoltre, sempre nel ''Contratto sociale'', afferma che per il benessere e la coesione dello Stato sia necessaria una [[religione]], che contempli la fede in un dio unico, in una vita eterna e futura, e nella remissione dei peccati. In questo senso Rousseau è ritenuto fra i più coerenti teorici dell'intolleranza religiosa: secondo questa sua visione, lo Stato ha il diritto e il dovere di perseguire e sanzionare, in nome della volontà generale, coloro che non si adeguano alla confessione prevista dalla legge.