Riccardo Fedel: differenze tra le versioni

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Nel gennaio del [[1920]] i Fedel passano da Milano a Mestre, presso la villa del Conte Gustavo [[Soranzo]], marito della prozia di Riccardo, sorella della nonna Bousquet. Riccardo frequenta Mestre solo durante le vacanze. È in uno di questi periodi di vacanza, alla fine del 1920, che l'adolescente Riccardo, a 14 anni, si iscrive ai [[Fasci italiani di combattimento]] di Mestre<ref>Sono i giorni dell’azione di [[D’Annunzio]] a [[Fiume]] e dell’articolo di Mussolini sul [[POPOLO D’ITALIA]] sull’Accordo di Rapallo, che ne determina il clamoroso arresto. In proposito si veda: Renzo DE FELICE, Mussolini il Rivoluzionario 1883-1920, Torino (Einaudi), 1965, p. 645 e ss.</ref>. Già nel 1923, a 17 anni, Riccardo cambierà idea, diventando [[comunista]].
 
===1925-1943: maturità===
Riccardo Fedel fu sorvegliato ininterrottamente come comunista pericoloso per vent’anni, dal 1924 al 1943. Arrestato come sospetto, condannato a 6 mesi di carcere (con accuse strumentali) e poi -appena approvate le [[leggi fascistissime]]- a 3 anni di [[confino]] perché sospettato di aver cospirato contro il regime fascista in relazione ai primi due attentati a [[Mussolini]] ([[Tito Zaniboni|Zaniboni]] e [[Violet Gibson|Gibson]]), e comunque perché considerato elemento capace di organizzare attentati contro il [[Duce]]. Subisce il [[confino politico]] a [[Pantelleria]] dal 22 novembre 1926 al 16 marzo 1927 e poi a [[Ustica]] fino al 9 ottobre 1927, data nella quale viene liberato condizionalmente per le sue condizioni di salute <ref>Quaderni dell'Anppia, "Antifascisti nel Casellario Politico Centrale", vol. 8, Anppia 1992, p. 109.</ref>.
Tornato in Veneto, dove risiedeva la famiglia, viene assunto come confidente della Milizia per la Sicurezza Nazionale ([[MVSN]]), e inviato in servizio a Gorizia. Dopo una settimana, i responsabili della MVSN ne denunciano la malafede e lo rinviano a Mestre, "licenziandolo". A Mestre, "spacciandosi per agente della Milizia" Riccardo organizza una curiosa manovra: fa stampare a dei fascisti con cui era entrato in contatto dei manifestini che inneggiano allo sciopero dei tessili di Pordenone e, spacciandosi anche a Pordenone come agente della Milizia, li distribuisce. In conseguenza di questa azione, viene nuovamente condannato al confino come "comunista pericolosissimo" per 3 anni. La manovra di cui si è detto, è stata interpretata da alcune fonti (quali il Calendario del Popolo) come l'azione di un informatore che viola le direttive di organizzare provocazioni <ref> Mauro Canali, "Le spie del regime", Il Mulino, 2004, pag.163. </ref>. Dalla lettura della sentenza della commmissione del confino, risulterebbe invece il sospetto, da parte fascista, che Riccardo Fedel sia un agente provocatore del Partito Comunista. In ogni caso, l'effetto è il confino politico in provincia di [[Potenza]], dove rimane (con alcune ‘pause’ carcerarie: 6 mesi a Potenza e 14 mesi ad [[Avellino]], per tentata fuga) dal 16 maggio 1928 sino al 1930, quando viene trasferito –come ulteriore misura punitiva- alle [[isole Tremiti]], ove termina di scontare il periodo di confino il 30 settembre 1931. Nel dopoguerra, proprio sulla base dei citati rapporti con la MVSN, il suo nome fu inserito nelle liste dei collaboratori dell'[[OVRA]], dal quale, su ricorso della madre, sarà cancellato con decisione regolarmente pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 5 marzo 1948, con la motivazione di "non esser stato assunto a confidente dell'OVRA".