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'''Guillaume Seznec''' ([[1878]] - [[1954]]) è stato il protagonista di uno dei '''casi giudiziari''' più celebri e controversi della [[storia della Francia|storia francese]], secondo per fama solo a quello di [[Alfred Dreyfus]]. Un caso che non ha cessato di avere ripercussioni sull'ordinamento giudiziario francese fino a giorni nostri. Al caso di Guillaume Seznec, solo per sottolinearne la fama, sono stati dedicati [[film]], [[Fiction|sceneggiati televisivi]] e persino un famoso [http://www.prato.linux.it/~lmasetti/canzonicontrolaguerra/canzone.php?id=3274&lang=it ciclo di canzoni] (riprese in massima parte da composizioni popolari) dei [[Tri Yann]].
 
==Chi era Guillaume Seznec?==
 
Guillaume Seznec (il cognome è la resa francese del [[lingua bretone|bretone]] ''saoznek'' che significa, alla lettera, ''inglese'') era nato a [[Plomodiern]], nel dipartimento del [[Finistère]], in [[Bretagna]], il [[1° maggio]] [[1878]], da una famiglia contadina. In giovane età si era trasferito a [[Morlaix]], sempre in Bretagna ma nel dipartimento delle Côtes d'Armor (allora chiamato ''Côtes du Nord''), dove aveva avviato un'attività come falegname e commerciante di legname.

Dotato di una spiccata propensione per gli affari, aveva ben presto fatto una discreta fortuna, si era sposato con una ragazza del luogo, Marie-Jeanne, dalla quale aveva avuto quattro figli. Una vita normale e agiata; aveva stretto amicizia con un notabile del luogo, '''Pierre Quémeneur''' (il cognome è la resa francesizzata del bretone ''kemener'', che significa ''sarto''), persona dal carattere peraltro lontano dal suo; ove Seznec era taciturno e di abitudini sobrie, Quémeneur era un ''bon vivant'' impegnato in politica, [[Regioni francesi|consigliere regionale]] del Finistère e in procinto, con ottime speranze di riuscire, di essere eletto presidente dello stesso consiglio per un partito di ispirazione [[Conservatorismo|conservatrice]].

La vita tranquilla di Guillaume Seznec e Pierre Quémeneur si interrompe tragicamente per una vicenda apparentemente banale, il [[25 maggio]] [[1923]].
 
==I fatti==
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All'alba del 25 maggio 1923 Guillaume Seznec lascia Morlaix diretto a [[Parigi]] a bordo di una vecchia automobile, una monumentale quanto malandata [[Cadillac]] che Seznec aveva acquistato dallo stesso Quémeneur, il quale la aveva recuperata dalle eccedenze lasciate in Francia dall'esercito [[Stati Uniti d'America|americano]] durante la [[I guerra mondiale]]. E tale automobile avrà un ruolo decisivo nella tragica vicenda di Guillaume Seznec.
 
Pierre Quémeneur lo attende in un albergo di [[Rennes]] in preda all'impazienza: i due amici, infatti, si devono recare a Parigi dove sperano di poter vendere l'automobile e di ricavarne qualcosa. Ma non hanno fatto i conti con le condizioni pessime della vettura: Seznec deve fare fronte a continui guasti e forature, e all'impressionante quantità di benzina che la macchina richiede. Dopo che Seznec è arrivato a Rennes con un ritardo spaventoso, i due partono finalmente per Parigi; i continui guasti e le forature proseguono senza sosta.

È già quasi notte, e per di più i fari non funzionano. Pierre Quémeneur, che deve essere assolutamente a Parigi per le 10 del mattino del giorno dopo, chiede all'amico di lasciarlo ad una stazione ferroviaria dove avrebbe preso il treno per la capitale; Seznec lo avrebbe raggiunto in seguito da solo con l'automobile. Alle 10 di sera Seznec lascia Quémeneur alla stazione di [[Houdan]]; sarà l'ultima volta che viene notato vivo. Guillaume Seznec prosegue da solo, come stabilito; ma a soli cinquanta chilometri da Parigi, sulla salita di [[Millemont]], la vecchia Cadillac dà forfait.

Seznec decide di pernottare in macchina e, il giorno dopo, invece di raggiungere Parigi, se la fa riparare alla meglio e dopo un viaggio di ritorno da tregenda ritorna a Morlaix, dove giunge nel pomeriggio del [[26 maggio]] non preoccupandosi di avere notizie dell'amico. Esausto, va a dormire.
 
Pierre Quémeneur non fu mai più rivisto.
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Qualche giorno dopo, stante la perdurante assenza di Quémeneur, monta il caso giudiziario che farà storia. Quémeneur era scomparso senza lasciare nessuna traccia e, seppure senza nessun indizio preciso (né prova, né testimonianza), la sua famiglia non esita ad accusare Seznec della sua uccisione (ovvero quella di un uomo di cui neppure era stato ritrovato il cadavere). Nelle accuse si distinguerà il cognato di Quémeneur, il [[notaio]] ''Jean Pouliquen'', che anche durante il processo sarà il più implacabile accusatore di Seznec.
 
Le indagini poliziesche sono condotte, in modo assai approssimativo, dall'ispettore Vidal e da un celebre "superpoliziotto", l'ispettore ''Bonny'' (che, in seguito, diverrà un famoso collaborazionista durante il [[Governo di Vichy]] del maresciallo [[Philippe Pétain]], nonché collaboratore della [[Gestapo]]; per questo verrà processato, condannato a morte e fucilato nel [[1946]]). Per questo bizzarro delitto senza cadavere e senza prove, non si ha neppure un movente valido: tra le scarse prove a carico di Seznec vi sarebbe stata una [[macchina per scrivere]] che Quémeneur avrebbe acquistato a [[Le Havre]] e che sarebbe servita per compilare una promessa di vendita, fatta da Quémeneur a favore di Seznec, di un podere di campagna nell'isolata località di Traou-Nez.

La macchina per scrivere fu ritrovata proprio a casa di Seznec, probabilmente (come fu accertato in seguito) sistematavi proprio dall'ispettore Bonny per "creare la prova". Poco prima di essere fucilato, l'ispettore Bonny confesserà al figlio di "aver mandato al bagno un innocente".
 
Non fu tenuto nessun conto di una testimonianza di un pescatore che, una sera di fine maggio (cioè pochi giorni dopo la scomparsa di Quémeneur) aveva sentito, la sera, uno sparo provenire proprio dal podere di Traou-Nez; né del fatto che, molti anni dopo, quando Seznec era già al bagno penale, furono ritrovati seppelliti presso lo stesso podere dei resti umani e una cartuccia di fucile, che in seguito scomparvero misteriosamente dagli archivi giudiziari. Infine, il grande accusatore di Seznec, il notaio Pouliquen, aveva un movente ben più valido di quello di Seznec: Quémeneur gli aveva infatti prestato una grossa somma di denaro (circa 160.000 [[franco|franchi]]) per aprire il suo studio, e ne reclamava insistentemente la restituzione. Si spiegherebbe così la solerzia di Pouliquen nell'accusare Seznec.
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È tra le altre cose possibile che la vendita dell'automobile al misterioso cliente parigino con cui Quémeneur doveva incontrarsi la mattina del [[24 maggio]] [[1923]] nascondesse qualcosa di abbastanza losco (si parlò di un traffico clandestino di merci in favore dell' [[Unione Sovietica]], che allora era sottoposta ad embargo commerciale da parte della Francia e di altri paesi).
 
Guillaume Seznec viene arrestato il [[1° luglio]] [[1923]] e condotto in carcere a [[Quimper]]. Nella stessa città, sede della Corte d'Assise di Bretagna, si apre il processo nell'ottobre del [[1924]], processo che si svolge in un'atmosfera allucinante, carica di tensione e violenza. Il processo di primo grado, nella Francia di allora, prevedeva una sentenza inappellabile; e l'atteggiamento del presidente della corte, Dollin du Fresnel, è assai ostile all'imputato; l'avvocato difensore di Seznec, Kahn, è un giovane legale di [[religione ebraica]] che diverrà in seguito uno dei principi del foro francesi, ma che, al suo primo grande processo, patrocina in modo assai incerto o comunque non con il vigore che un caso del genere avrebbe richiesto. Il notaio Pouliquen rincara la dose; uno dei pochi testimoni a favore di Seznec, il bigliettaio di autobus ''François Le Her'' (che sposerà poi una figlia di Seznec, Jeanne, divenendo padre di ''Denis Seznec-Le Her'', di cui avremo modo di parlare meglio in seguito), cerca di scagionare l'imputato resistendo in tutti i modi, ma viene delegittimato e deriso brutalmente dal presidente della corte, che lo fa passare per un ubriaco e per un folle. L'interrogatorio della moglie di Seznec, Marie-Jeanne, e dell'anziana madre, si svolgono tra le lacrime; Marie-Jeanne non cesserà mai di credere nella totale innocenza del marito e di lottare per lui.
 
Il notaio Pouliquen rincara la dose; uno dei pochi testimoni a favore di Seznec, il bigliettaio di autobus ''François Le Her'' (che sposerà poi una figlia di Seznec, Jeanne, divenendo padre di ''Denis Seznec-Le Her'', di cui avremo modo di parlare meglio in seguito), cerca di scagionare l'imputato resistendo in tutti i modi, ma viene delegittimato e deriso brutalmente dal presidente della corte, che lo fa passare per un ubriaco e per un folle. L'interrogatorio della moglie di Seznec, Marie-Jeanne, e dell'anziana madre, si svolgono tra le lacrime; Marie-Jeanne non cesserà mai di credere nella totale innocenza del marito e di lottare per lui.

La tesi della colpevolezza di Seznec prevale tra i giurati con un solo voto di scarto; molti di loro, nel [[1934]], in piena campagna per la liberazione di Seznec, si pentiranno di quel voto e cercheranno invano di ritrattarlo. Seznec viene condannato il [[4 novembre]] [[1924]] per [[omicidio di primo grado]] ai [[Ergastolo|lavori forzati]] a vita. L'addio con la moglie al termine del processo è straziante; non la rivedrà mai più. Il [[12 gennaio]] [[1925]] viene rinchiuso nel [[bagno penale]] di St.Martin, sull [[Isola di Ré]], noto per essere il "bagno di transito" per i condannati da deportare alla [[Cayenne|Cajenna]].

In condizioni già terribili, Seznec vi resta rinchiuso per oltre due anni potendo soltanto corrispondere (e sotto [[censura]]) con la moglie. Nel frattempo, quest'ultima e la famiglia devono subire ogni sorta di vessazioni: il patrimonio familiare viene completamente [[confisca|confiscato]] e la donna deve accettare i lavori più umili per mantenere i figli. La figlia maggiore di Seznec si farà suora per assistere i deportati e restare in qualche modo vicina al padre; ma muore all'età di soli 21 anni, nel [[1930]].
 
==La deportazione in Guyana==
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A Guillaume Seznec viene attribuito il numero di matricola '''49 302'''. Tra i primi lavori che gli vengono imposti, quello di ripulire un fossato melmoso, e poi di spaccare legna. Le condizioni di vita sono indescrivibili: un clima malsano, caldissimo e umido, con un sole ardente e piogge torrenziali; i guardiani (''chaouchs'') usano una brutale violenza sui condannati e sono in gran parte dediti all'alcool. Tra i forzati stessi regnano il terrore e la legge del più forte.
 
Guillaume Seznec medita di evadere, e comincia a studiare e mettere in atto un progetto. Ma viene scoperto. Il [[26 novembre]] [[1928]] compare dinanzi al ''Tribunal Maritime Spécial'', che lo condanna ad essere deportato nel ''Bagno dei bagni'', le '''Isole della Salvezza''' (''Îles du Salut''), tre minuscoli isolotti che formano un piccolo arcipelago al largo di [[Kourou]]. Da quelle isole è impossibile evadere : le acque circostanti sono battute da correnti fortissime, e infestate di [[Squalo|squali]]. Seznec viene dapprima deportato nella maggiore delle isole della Salute, l'Isola Reale (''Île Royale''). Non si dà per vinto, e continua a studiare progetti di evasione e a fare dei preparativi ; ma, sfortunatamente, viene di nuovo scoperto e deve comparire di nuovo davanti al TMS.

Nonostante il suo comportamento, a detta di tutti esemplare, Guillaume Seznec è condannato a cinque anni di isolamento nell'[[Isola di Saint-Joseph]], detta '''Isola del Diavolo''' la stessa dove era stato rinchiuso [[Alfred Dreyfus]]. Là dovrà vivere rinchiuso in permanenza in una cella di ferro di sei metri di lunghezza per due di larghezza, nella quasi totale oscurità e sorvegliato dall'alto dai guardiani. È di regola il silenzio assoluto. La sola uscita avviene una volta al mese : il condannato deve far passare la testa attraverso uno sportello, per farsela rasare.
 
Lo stato di salute di Guillaume Seznec si fa catastrofico. Il medico del bagno, fortunatamente, se ne accorge e intercede in suo favore. Dopo sei mesi di quell'atroce regime, ottiene che la punizione sia annullata. Il giorno stesso della sua liberazione, Seznec viene informato della morte della moglie, avvenuta il [[14 maggio]] [[1931]], e fatto tornare all'Isola Reale, dove rimane in condizioni più accettabili occupandosi, tra le altre cose, di un [[semaforo]], un segnalatore marittimo al quale dedicherà le più grandi cure.
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==Bibliografia==
 
* Pascal Bresson (préface de Denis Seznec), ''Guillaume Seznec, une vie retrouvée'', Éditions Ouest-France, Rennes, 2006;
 
* Denis Le Her-Seznec, ''Nous les Seznec'', Éditions [[Robert Laffont]], Paris, [[1992]];
 
* Daniel Le Petitcorps, ''Seznec En quête de vérité'', Éditions Le Télégramme, 2003, ISBN 2-84833-058-9;
 
* '''Guy Penaud''', ''''L'Enigme Seznec'''', Éditions de La Lauze, Périgueux, 2006.
 
* Bernez Rouz, ''L'affaire Quéméneur Seznec - Enquête sur un mystère'' , Éditions Apogée, Rennes, 2005.