Lalla Fadhma n'Soumer: differenze tra le versioni

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Finalmente ho ritrovato un appunto con molte interessanti integrazioni!
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==Biografia==
 
Sulla vita di Fadhma N Soumer (''[[Lalla (Nordafrica)|Lalla]]'' è un epiteto di rispetto, riservato a donne di alto lignaggio o venerate come sante<ref>Dallet (1982): 441-442, s.v. ''lalla''.</ref>; ''Fadhma'' è la pronuncia berbera del nome arabo ''Fatima''<ref>Dallet (1982): 1028 ("Liste de prénoms kabyles masculins et féminins").</ref>) si dispone di informazioni sufficienti per tratteggiarla nelle sue grandi linee, anche se moltissimi dettagli vengono tramandati in modo differente e difficilmente potranno essere chiariti con precisione<ref>Sui problemi della ricostruzione della biografia di Lalla Fadhma, si veda tra gli altri il "preambolo" di Bitam (2000): 9-18</ref>. Quello che è certo è che nacque nel villaggio cabilo di Werja<ref>Nella regione di Michelet, oggi [[Ain El-Hammam]]. Cf., tra gli altri, Bitam (2000): 9 e Benbrahim (1999).</ref>, da una famiglia [[marabutti|marabuttica]], intorno al [[1830]], e che ebbe diversi fratelli e sorelle (4 o 5 secondo le fonti<ref>Quattro secondo Feredj (1979), cinque secondo Bitam (2000), che fa rilevare la discrepanza in una nota a p. 28.</ref>, ma forse anche più). Sicuramente aveva almeno 4 fratelli maschi: Si Tahar, Si Mohand, Si Chérif, Si El-Hadi<ref>Elencati in quest'ordine da Robin (1901: 361). Molte fonti sono concordi nell'indicare Tahar come il primogenito, per cui è possibile che questo sia anche l'ordine rispettivo di anzianità. In diverse fonti sembra esserci una certa confusione di nomi tra Si Tahar e Si Tayeb: Robin (1901) parla in più occasioni di Si Tahar ou Taïeb, p. es. p. 350 e 361, ma in qualche caso anche di Si Mohand Taïeb, p. es. ivi, p. 360: sembra di capire che Tayeb fosse propriamente un nome del padre o di un antenato). Sembra inoltre che vi fossero anche delle sorelle, ma senza fonti sicure di riferimento (Oussedik 1983 ne cita due, ma si tratta di una versione "romanzata" della storia, in cui non è ben chiaro quanto provenga da fonti storiche e quanto dalla fantasia dell'autore).</ref>. Il padre, Sidi Ahmed Mohamed, dirigeva la scuola coranica (in [[lingua berbera|berbero]] ''timâammert''<ref>Dallet (1982): 991, s.v. ''timεemmeṛt''</ref>) dell'avo Sidi Ahmed u Mezyan nel villaggio vicino di Summer<ref>Feredj 1979 conferma le notizie relative allo cheikh, sulla base anche della ''Rihla'' di [[al-Warthilani]] ([[XVIII secolo]]).</ref>. Le tradizioni raccolte sono concordi nell'affermare che fin da piccola Fadhma mostrò un carattere deciso e tutt'altro che rinunciatario, e una prova sarebbe il fatto che essa avrebbe insistito per frequentare le lezioni di Corano nella scuola del padre, cosa questa del tutto insolita per le bambine<ref>Sul senso di rottura di questa scelta controcorrente, cf. in particolare Bitam (2000): 29-32.</ref>.
 
===Il matrimonio e la rinuncia===
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L'[[11 luglio]] questo ultimo ridotto della resistenza cabila venne preso d'assalto e conquistato. Le cronache sullo svolgersi degli eventi sono confuse. Si parla di corruzione e di tradimenti, il che è altamente probabile (muoversi senza guide in quelle regioni impervie sarebbe stato estremamente problematico). I resoconti di parte francese accusano lo stesso fratello di Lalla Fadhma, Sidi Tayeb di avere venduto la sua tribù patteggiando in cambio il rispetto del villaggio dove era asserragliata la sorella con le truppe più fedeli<ref>Così, ad esempio, Carrey (1858): 270-271, che riporta quelle che sarebbero state le parole del fratello al generale Jusuf presso cui si era arreso: "... per provare la propria sincerità, si offre di condurli per facili sentieri fino alle cime che dominano il territorio della sua tribù, alla sola condizione che vengano risparmiati i villaggi del suo [[Caid|caidato]]".</ref>. Più probabilmente egli non fece che negoziare una resa, dopo la sconfitta militare. Comunque sia, se anche accordi vi furono, i Francesi non li rispettarono, ed invasero il villaggio, scacciarono con la forza gli uomini e costrinsero Lalla Fadhma ad uscire dalla casa in cui si era rinchiusa insieme alle donne e ai bambini della tribù.
 
Lalla Fadhma n'Soumer venne così fatta prigioniera insieme a circa duecento donne e bambini, che vennero poi inviati con lei in un campo di detenzione presso la Zaouia di Beni Slimane a Tablat, sotto il controllo di Si Tahar ben Mahieddin<ref>Hanoteau (1867): 127.</ref>, un ''bachagha'' (autorità locale) fedele ai Francesi<ref>Per i suoi servigi alla Francia (a partire dal [[1841]]), "Si Tahar-ben-Mahy-Eddine , bach-agha des Beni-Slimane" venne nominato nella [[Legion d'onore]], come cavaliere dal 1848, e come ufficiale dal [[1859]] (nomina per decreto imperiale in data [[23 aprile]] [[1859]] : cf. [http://books.google.it/books/pdf/Bulletin_officiel_de_l_Alg__rie_et_des_c.pdf?id=BFEMAAAAYAAJ&output=pdf&sig=OWQN5iTAAbRYyjHzrfez21CSb7U&source=gbs_summary_r&cad=0 ''Bulletin Officiel de l'Algérie et des colonies contenant les actes officiels relatifs à l'Algérie et aux colonies publiés pendant l'année 1859. Tome deuxième'' N 14-55], p. 134).</ref>. Oltre a ciò, i Francesi pretesero pesanti tributi in argento, in bestiame e in oggetti di valore, tra cui un gran numero di manoscritti della zawiya di Summer<ref>Le richieste francesi, secondo Robin (1901): 361 furono: 100.000 franchi in argento e gioielli, 82 buoi, 10 muli, 270 ovini, 50 fucili e "160 libri arabi di grande valore".</ref>.
 
Secondo le indicazioni di Robin (1901: 361), oltre a Fadhma, vennero inviati a Beni Slimane anche i suoi quattro fratelli "e gli altri membri della sua famiglia, che formavano in tutto una trentina di persone". E anche laggiù essa continuò ad essere oggetto di incessanti e nutriti pellegrinaggi da parte di Cabili a lei devoti: "si contarono fino a 300 pellegrini in una sola giornata" (ivi).
 
Una poesia composta pochi anni dopo recita:<br clear="all" />[[Immagine:Hanoteau_PPK.jpg|thumb|right|200px|Una pagina di A. Hanoteau (1867), con un brano sulla cattura di Lalla Fadhma n'Soumer]]
{{quote|Ahimè, o Fadhma n'Soumer!<br />&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;La Signora dalla chioma tinta d'[[Lawsonia inermis|henné]]<br />Il suo nome si spande per tutte le tribù <br />&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;L'hanno portata via, è scomparsa, non c'è più <br />Eccola a Beni Sliman<br />&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Colate, o lacrime, a torrenti |Da [[Adolphe Hanoteau|A. Hanoteau]], ''Poésies populaires de la Kabylie du Jurjura'', Parigi 1867, p. 132 [trad. di [[Vermondo Brugnatelli]]]|Amalah, ya Faṭma n Summer<br />&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;lal emm amzur d elḥenni<br />ism-is inuda leârac<br />&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;yewwi-tt tɣab wer telli<br />aha-tt di Beni Sliman<br />&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;sil a izri d elḥamali|lingua=ber}}
 
Lalla Fadhma n'Soumer morì nel settembre [[1863]], all'età di soli 33 anni, pera motivicausa nondi specificati,una "infiammazione al basso ventre che ha determinato gonfiore e paralisi probabilmentedelle pergambe": una malattia contratta nel campo di internamento, in cui le condizioni di vita dovevano essere molto rigide. Non si conosce, infatti, nessuno che ne sia tornato vivo. Il fratello maggiore, Si Tahar, era morto già nel [[1861]]<ref>Tutte queste informazioni sulla fine di Lalla Fadhma e del fratello provengono da Robin (1901): 361.</ref>.
[[Immagine:RANDON2.jpg|thumb|left|350px|Il Maresciallo Jacques Louis Randon ([[1795]]-[[1871]])]]