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Nel [[1566]] una lega di 400 tra nobili e ricchi mercanti presentò alla reggente Margherita una petizione, detta [[Compromesso di Breda]], per ottenere maggiore tolleranza; in tale occasione uno dei consiglieri di Margherita, il conte di Berlaymont, chiamò i rimostranti "''[[pezzenti]]''" ("''gueux''"), appellativo che essi assunsero subito come proprio distintivo.
 
===L'intervento del Duca d'Alba===
La situazione nei Paesi Bassi si fece sempre più difficile, a causa di vari fattori: oltre alla sempre presente ostilità dei leader calvinisti al dominio cattolico, si aggiunsero nel [[1565]] le difficoltà dovute ad un raccolto particolarmente scarso, difficoltà aggravate l'anno successivo dallo scoppio della [[Guerra nordica dei sette anni]], in seguito alla quale l'importante mercato [[Scandinavia|scandinavo]] vide di molto ridotti i profitti.
 
La situazione precipitò all'inizio di agosto del [[1566]], quando scoppiò una serie di rivolte popolari nelle principali città calviniste; il movimento assunse connotati [[Iconoclastia|iconoclastici]], e si verificarono episodi di assalto alle chiese cattoliche con lo scopo di distruggere le immagini dei santi, viste dai calvinisti come idoli. In realtà il numero di immagini distrutte sembra essere stato piuttosto esiguo, e l'episodio suscitò reazioni contrastanti all'interno della classe dirigente olandese: mentre Gulgielmo d'Orange ed altri nobili si opposero al movimento iconoclasta, altri notabili, tra i quali [[Enrico di Brederode]], diedero il proprio supporto.
 
Filippo si accorse ben presto di avere perso il controllo della situazione; la soluzione del governo centrale fu l'invio di [[Fernando Álvarez de Toledo|Fernando Álvarez de Toledo, Duca d'Alba]], alla testa di 10.000 soldati spagnoli, con lo scopo di schiacciare la ribellione. Alba ricorse ben presto a misure drastiche, nominando un tribunale speciale, il ''Consiglio dei torbidi'' ("''Raad van Beroerten''"), allo scopo di giudicare e condannare chiunque si fosse opposto al volere di Filippo; ben presto molti membri della nobiltà dei Paesi Bassi furono coinvolti nella repressione. Il caso più eclatante fu quello dei fuggitivi conti di Egmont e Horne: Alba costrinse la reggente Margherita a indurli a fare ritorno (Margherita per questo avrebbe poi rinunciato all'incarico nel settembre del [[1567]]), per poi accusarli di alto tradimento; essi furono condannati e giustiziati nella [[Grand Place di Bruxelles|Grand Place]] di [[Bruxelles]].
 
In realtà Egmont ed Horne erano due nobili cattolici moderati, che rimasero fino alla morte sempre fedeli al governo spagnolo; per questo la loro condanna suscitò una vasta ondata di proteste nei Paesi Bassi. Ma il tribunale continuò nella sua attività repressiva, e più di un migliaio furono le condanne a morte nei mesi seguenti; queste misure valsero al tribunale il soprannome di "''Tribunale di sangue''", e ad Alba quello di "''Duca di Ferro''". Alba, invece di controllare la situazione e di stabilizzarla, aveva di fatto aggravato i malcontenti fino ad un punto di non ritorno.
 
===L'intervento di Guglielmo d'Orange===
L'anno [[1568]] vide il deciso intervento di [[Guglielmo I d'Orange|Guglielmo d'Orange]], che assunse di fatto la guida del movimento di rivolta. Guglielmo era [[statolder]] delle province di [[Olanda]], [[Zelanda]] e [[Utrecht]], nonchè [[margravio]] di [[Anversa]], ed era il più influente tra i firmatari del Compromesso di Breda; all'arrivo del Duca d'Alba egli si era rifugiato presso il padre della moglie, [[Augusto I di Sassonia]], e tutti i suoi possedimenti nei Paesi Bassi erano stati incamerati nei domini del Re di [[Spagna]].
 
Guglielmo ritornò per tentare di allontanare il Duca d'Alba; egli vedeva questo tentativo non come una ribellione verso il dominio di Filippo, quanto piuttosto come un atto di lealtà e riconciliazione, in quanto, con l'allontanamento di Alba, Filippo avrebbe potuto riassumere il controllo della regione. Nonostante ciò, in vari opuscoli e in lettere dirette ai propri alleati, Guglielmo ribadì il concetto secondo cui se un sovrano non avesse rispettato i diritti e i privilegi dei propri sudditi, questi avrebbero avuto il diritto di recedere dal loro giuramento di obbedienza.
 
Le intenzioni di Guglielmo erano quelle di attaccare i Paesi Bassi da più direzioni: il suo piano prevedeva un'invasione proveniente dall'[[Sacro Romano Impero|Impero]] da parte di alcuni contingenti guidati dai propri fratelli, mentre le truppe [[Ugonotti|ugonotte]] avrebbero intrapreso un attacco da sud. Il [[23 aprile]] [[1568]] i rivoltosi furono battuti nella [[Battaglia di Rheindalen]], vicino a [[Roermond]], ma ottennero una vittoria nella [[Battaglia di Heiligerlee]] del [[23 maggio]], data che spesso viene considerata come inizio della guerra. Nonostante questa vittoria, la campagna si rivelò fallimentare, in quanto Guglielmo rimase a corto di fondi e le sue armate, non pagate, si dispersero, mentre quelle dei suoi alleati venivano distrutte dalle forze del Duca d'Alba. Guglielmo rimase comunque il leader riconosciuto della rivolta dei Paesi Bassi contro il dominio spagnolo.