Oreste Baratieri: differenze tra le versioni

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Eletto deputato per la [[Destra storica]] a [[Breno]], in [[provincia di Brescia]], Baratieri confermerà il suo seggio per sei legislature. Nominato colonnello a [[Cremona]] nel [[1886]], nel [[1892]] viene scelto dal re [[Umberto I d'Italia]] governatore della colonia [[Eritrea]] e comandante in capo delle truppe col grado di maggior generale e poi di generale comandante.
 
Obbligato dal governo ad [[Prima guerra Italo-Abissina|invadere l'[[Etiopia]], dopo qualche successo contro gli abissini venne intimorito dall'eccidio di un reparto italiano compiuto sull'[[Amba Alagi]] nel [[dicembre]] del [[1895]] e per questo presentò le dimissioni, ma fu costretto dal primo ministro [[Francesco Crispi]] (che non intendeva rinunciare alla sua politica colonialista) a prendere le armi contro gli africani, nonostante essi fossero in netta superiorià numerica e logistica: a differenza di quanto pensava il Crispi, infatti, gli etiopi erano dotati non solo di lance e frecce, ma anche di moderni [[fucile|fucili]].
 
L'attacco quasi all'arma bianca operato dal nolente Baratieri si concluse l'[[1 marzo]] [[1896]] con la [[battaglia di Adua]], una delle disfatte più tremende della storia d'[[Italia]]. Sottoposto ad un umiliante processo per la sua scarsa tenuta militare, il generale risultò prosciolto da ogni accusa, ma venne collocato a riposo e abbandonò la carriera militare. Negli ultimi tempi della sua vita soggiornò ad [[Arco]], ma morì improvvisamente a Vipiteno, dove si era recato a visitare dei parenti.