Saichō: differenze tra le versioni

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== La vita ==
 
'''Saichō ''' nacque in una famiglia di ferventi buddhisti. All'età di dodici anni i genitori lo inviarono a studiare presso il Kokubun-ji (國分寺), tempio provinciale di Ōmi (近江, oggi nella [[Prefettura di Shiga]]), sotto la direzione dell'abate Gyōhyō (行表, 722-797), un discepolo del monaco cinese [[Dàoxuān Lüshi]] (道宣律師, 702-760), fondatore della scuola giapponese [[Ritsu]] (律宗). Presso questo tempio Saicho studiò il sutra principale di questa scuola, l' ''[[l' Avataṃsakasūtra]]'' (l' Avataṃsakasūtra (華嚴經, ''Sutra dell'ornamento fiorito del Buddha'', giapp. ''Kegonkyō''), ma si interessò anche al ''[[Sutra del Loto]]'' (妙法蓮華經, sanscrito ''Saddharmapundarīkasūtra'', giapp. ''Myōhō renge kyō'' o ''Hokkekyō''). Venne ordinato monaco nel 785 presso il tempio [[Tōdaiji]] (東大寺) di [[Nara]] sede centrale della scuola [[Kegon]] (華厳宗) e subito dopo decise di ritirarsi in un piccolo eremo sul [[Monte Hiei]] (比叡山, giapp. ''Hieizan'') situato sul lato nord-orientale di [[Kyōto]]. Durante questo periodo approfondì le pratiche meditative e le dottrine [[Kegon]] ma anche i testi della scuola cinese [[Tiāntái]] (天台宗) portati in [[Giappone]], nel 754, dal monaco cinese [[JianzhenJiànzhēn]] (鑑眞, 688-763), patriarca della scuola giapponese [[Ritsu]]. La presenza solitaria di un monaco sul Monte Hiei contrastava con la vita, spesso di corte, dei monaci residenti a [[Nara]], ciò consentì a Saichō di acquisire rapidamente una fama di 'santità'. Nel 795 [[Kyōto]] divenne la capitale del [[Giappone]], i [[geomanti]] incaricati di verificarne la posizione segnalarono che la presenza dell'eremita buddhista sul Monte Hiei, quest'ultimo collocato in una posizione 'esotericamente' pericolosa (l'Est era considerato la porta da dove entravano i demoni), era di assoluto buon auspicio. Ciò rese SaichoSaichō noto alla Corte imperiale, in particolare al clan [[Wake]], e fu nominato, nel 797, cappellano di Corte. Non solo, il suo piccolo eremo ebbe l'opportunità di ingrandirsi e divenire sede delle annuali riunioni sul [[Sutra del Loto]] (le ''Hokke'e''). A [[Nara]] il Buddhismo continuava a dividersi per le polemiche dottrinali tra le scuole [[HossoHossō]] (rappresentante degli insegnamenti [[cittamātra]]) e [[Sanron]] (三論宗, che seguiva invece le dottrine [[mādhyamika]]). Fu quindi obiettivo della Corte riportare armonia tra le scuole buddhiste sostenendo proprio quei monaci lontani dalle divisioni e dagli intrighi, spesso anche politici. Per questa ragione quando SaichoSaichō chiese, nell'804, alla Corte l'autorizzazione a recarsi in Cina per approfondire gli insegnamenti [[Tiāntái]] e procurarsi nuovi testi religiosi, tale permesso gli fu subito accordato. Giunto in [[Cina]], Saichō si recò sui Monti Tiāntái, sede della scuola buddhista cinese [[Tiāntái]], divenendo discepolo diretto del decimo patriarca, Xingdao [[Daosui]] (道邃), allievo a sua volta Jingqi [[Zhanran]] (湛然). Dopo una permanenza di alcuni mesi, Dasoui consegnò a Saichō una ordinazione speciale che di fatto lo indicava come rappresentante del [[Tiāntái]] in [[Giappone]]. Ma in [[Cina]] Saichō approfondì anche gli insegnamenti esoterici della scuola [[ZhenyanZhēnyán]] (真言宗) con il maestro [[Shunxiao]] (順曉) e del [[Buddhismo ChanChán]] ''Beizong'' (Scuola ChanChán settentrionale). Saichō riceverà in Cina anche il lignaggio, dal maestro [[Xiaoran]] (翛禪), della scuola [[buddhista ChanChán]] denominata [[NiutouchanNiútóuchán]] (牛頭宗, [[pinyin]] Niútóu zōng). , che scomparirà dalla [[Cina]] pochi decenni dopo e che egli trasferirà in [[Giappone]] come scuola ''Gozu'' (牛頭宗, ''Gozu shū''). Rientrato in [[Giappone]] nell'805, Saichō fu ricevuto dall'imperatore [[Kammu]] (桓武天皇, Kanmu Tennō, 737-806) in persona che, molto malato, sperava nei rituali esoterici portati da Saichō dalla [[Cina]] per poter guarire. Non fu così e [[Kammu]] morì l'anno successivo, nell'aprile dell'806. Saichō si rese tuttavia conto che ai governanti interessavano più gli insegnamenti esoterici che la pratica meditativa e le dottrine [[Tiāntái]]. L'appoggio della Corte imperiale nei confronti di Saichō aumentò ugualmente e le donazioni gli consentirono di fondare la scuola [[Tendai]] di fatto erede degli insegnamenti e dei lignaggi del [[TiantaiTiāntái]] cinese. Il fatto che la Corte gli donasse un capitolo di finanziamenti specifico per le dottrine esoteriche spinse Saichō ad approfondire questi insegnamenti. E' da tener presente che sia il Buddhismo Tiantai che quello Tendai, fin dalla loro fondazione, si sono caratterizzati per il sincretismo delle dottrine e delle pratiche. Pur privilegiando la dottrina esposta nel ''[[Sutra del Loto]]'' e la pratica meditativa dello [[zhǐguān ]] (止觀, giapp. ''shikan'') queste scuole hanno accolto e diffuso anche altri sutra, soprattutto [[mahayana]], e varie pratiche che vanno dallo ''zuochanzuòchán'' (坐禅, giapp. [[zazen]]) tipica delle scuole ChanChán e Zen, al '' niànfó'' (念佛, giapp. ''[[nembutsu]]'') tipica della scuole Jìngtǔ zōng (淨土宗, giapp. [[Jōdoshū]]), fino ai vari rituali esoterici delle scuole tantriche cinesi ([[Zhēnyán]]) e giapponesi ([[Shingon]]).
{{Mahayana}}
La ragione di tale sincretismo risiede nel fatto che per le scuole [[Tiāntái]] e [[Tendai]], gli insegnamenti dottrinali e le pratiche spirituali sono sempre ''mezzi abili'' (sanscrito ''[[upāya]]'', cin. 方便, ''fāngbiàn'', giapp. ''hōben'') che devono addattarsi alle differenti condizioni dei discepoli e dei praticanti buddhisti. Saichō comprese che le dottrine esoteriche (密教, giapp. ''[[Mikkyō]]'') erano le pratiche più adatte (sanscrito ''[[upayaupāya]]'') per far comprendere all'aristocrazia il messaggio buddhista e, a ricaduta in una società fortemente gerarchizzata come quella giapponese dell'epoca, consentire di far giungere tale messaggio a tutto il popolo. Sempre nell'806 rientrò in [[Giappone]] dalla [[Cina]] un altro monaco pellegrino, [[KukaiKūkai]] (774-835) che invece aveva esclusivamente approfondito le dottrine esoteriche della scuola cinese [[ZhenyanZhēnyán]] e si avviava a fondare la scuola [[Shingon]]. Saichō chiese a KukaiKūkai di insegnargli le dottrine esoteriche che aveva appreso e tra i due nacque un sodalizio che tuttavia terminò nell'816 per delle inconcilibilità dottrinali (a differenza di SaichoSaichō, Kūkai sosteneva la superiorità delle dottrine esoteriche rispetto a quelle TiantaiTiāntái), per il rifiuto da parte di [[Kūkai]] di prestare a Saicho un testo esoterico e per la defezione del più importante discepolo di SaichoSaichō (e successore designato), [[Taihan]] (778-858), a favore della scuola [[Shingon]]. In quel periodo furono numerosi i monaci [[Tendai ]] che abbandonarono il monastero Hieizan (poi denominato 延暦寺 [[EnryakujiEnryaku-ji]]) per passare alle scuole [[Hossō]] e [[Shingon]]. Per questa ragione, Saicho iniziò a redigere una serie di testi dottrinali mirati a difendere gli insegnamenti della scuola [[Tendai]] contro le scuole rivali. In particolare contro la scuola [[Hossō]], la quale ereditava dalla scuola cinese [[Faxiang Fǎxiāng]] (法相宗) la dottrina degli [[icchantika]] (cin. 一闡提, ''yīchǎntí'' o anche ''duànshàngēnzhě'', giapp. ''issendai'') ovvero di coloro a cui era impedita per sempre l' ''illuminazione'' (cin. 菩提 ''pútí'', giapp. ''putibodai''). Saichō difese il principio per cui chiunque può raggiungere la buddhità, l' ''illuminazione''. Sul piano della disciplina monastica (sans. [[vinaya]], giapp. ''ritsu'') Saichō stabili che i monaci dovevano completare un periodo di studio e pratica della durata di almeno dodici anni. Inoltre ritenne opportuno abolire l'ordinazione ''[[hinayanaHīnayāna]]'' secondo il [[vinaya]] dharmaguptaka (sans. ''Caturvargikavinaya'', cin. ''Shifenlu'', giapp. ''Shibun ritsu''), mantenendo invece l'ordinazione [[mahayana]] secondo il ''[[Brahmajalasutra]]'' (cin. ''Fanwangjing'', giapp. ''Bonmokyo''). In questo Saichō operò una cesura con il [[Buddhismo cinese]], e con lo stesso [[Buddhismo Tiāntái]], che, con la scuola [[Lǜ]] zōng fondata nel VII secolo da [[Daoxuan]], aveva sempre difeso la doppia ordinazione. Secondo Saichō i 250 precetti del [[vinaya]] [[dharmaguptaka]] essendo di origine ''[[hinayanaHīnayāna]]'' (giapp. ''shojo'') sarebbero stati di ostacolo allo sviluppo spirituale del monaco [[mahayanamahāyāna]] (giapp. ''daijo'') a differenza dei 58 precetti [[mahayanamahāyāna]] contenuti nel ''[[Brahmajalasutra]]''. Saichō, infine, propose alla Corte imperiale di poter effettuare le ordinazioni monastiche direttamente sul [[Monte Hiei]] liberandosi in questo modo dal condizionamento del monastero [[TodaiTōdai-ji]] (東大寺) di [[Nara]], sede della scuola [[Kegon]] e luogo, insieme allo [[Yakushi-ji]] (薬師寺) e al [[Kannon-ji]] (觀音寺), di tutte le ordinazioni monastiche in [[Giappone]]. La Corte imperiale negò tale autorizzazione fino alla morte di Saichō, il 4 giugno dell'822. Una settimana dopo la sua scomparsa, infatti, giunse allo ''[[Hieizan]]'' l'autorizzazione ad attivare una piattaforma monastica, specificatamente [[mahayanamahāyāna]], per le ordinazioni.
 
==La dottrina==