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Helgi ritornò quindi in Danimarca seguito da Starkaðr, che era partito dopo alcuni giorni ma era così elettrizzato dall'idea dello scontro che era riuscito a percorrere in un giorno la distanza che altri avevano fatto in dodici, così giunsero contemporaneamente. Non appena egli entrò nella sala di Ingjaldr, ''Angantýr'' e i fratelli non lo accolsero con onore, ma con insulti e gesti di disprezzo.
In seguito fu celebrato il matrimonio fra Helgi ed Helga e, non appena i due sposi raggiunsero la camera nuziale, Starkaðr si assunse il compito di stare di guardia, sbarrando addirittura l'ingresso con una [[spada (arma)|spada]] al posto di una trave. Il duello era programmato per il giorno seguente. Helgi si svegliò troppo presto si rimise a dormire; Starkaðr, alle prime luci dell'[[alba]], entrò nella stanza e vide il re che dormiva ancora, allora decise di affrontare gli avversari da solo. Per questo motivo, uscì senza farsi sentire e si recò su un pianoro; in seguito si sedette sotto un pendio di una [[montagna]] e rimase così, esponendo il proprio corpo al [[vento]] e alla [[neve]]. Come se non fosse altro che una lieve [[brezza]], si tolse la tunica e cominciò a cacciare le pulci; in seguito si tolse anche il mantello di [[porpora]] che aveva avuto recentemente in dono da Helga, gettandolo sopra un [[rovo]] perché non si pensasse che lo aveva usato come riparo dalla [[grandine]].
Arrivarono quindi i nove fratelli, avvicinandosi alla montagna da una direzione differente, si cercarono un posto al riparo dal vento e accesero un [[fuoco]] per vincere il [[freddo]]. Non videro Starkaðr, perciò mandarono un uomo in ricognizione sulla vetta della montagna. Questi, non appena arrivò, vide il vecchio seduto sul pendio e ricoperto di neve fino alle spalle. Quando gli chiese se fosse lui il guerriero che avrebbe dovuto affrontarli, questi rispose affermativamente e così l'altro andò a chiamare i fratelli. Quando arrivarono, gli domandarono se per caso volesse affrontarli uno per volta o tutti insieme: Starkaðr decise di combatterli tutti contemporaneamente e non appena lo scontro inziò ne uccise sei senza aver subito una minima ferita. Gli altri tre fatelli, invece, gli provocarono 17 ferite così profonde che gran parte delle interiora gli uscì fuori dall'addome; nonostante questo, riuscì a vincere anche i 3 fratelli.
Poi, ferito molto gravemente, debole e [[sete|assetato]], si trascinò vicino ad un [[ruscello]] poco distante, ma non bevve poiché l'[[acqua]] era contaminata dal [[sangue]] di ''Angantýr' che era caduto nella corrente. Starkaðr, allo stremo delle forze, si appoggiò ad una [[roccia]] e il segno lasciato dal suo corpo è, secondo le leggende, visibile ancora oggi. Mentre l'eroe ferito giaceva in quel luogo passarono diverse persone che si offrirono di aiutarlo, ma lui rifiutò per vari motivi: il primo passante era un amministratore<ref>Nel ''Gesta Danorum'' viene definito con l'espressione [[lingua latina|latina]] ''praeconis partibus fungi''</ref> e viveva rovinando economicamente i meno abbienti, il secondo aveva preso in moglie una [[schiavo|serva]] e stava lavorando dal padrone di lei per riscattarla, per terza passò una donna che sarebbe dovuta stare a casa a prendersi cura della figlia.
Arrivò, infine, un giovane che guidava un [[carro]]. Quando Starkaðr gli chiese chi fosse, disse di essere il figlio di un [[contadino]]: questa volta il moribondo accettò l'aiuto di questo e lo ricompensò con il mantello di porpora che aveva gettato in precedenza sul [[rovo]]. Il giovane, così, gli fasciò tutte le ferite e lo trasportò sul proprio carro fino al palazzo del re. Starkaðr andò nella camera nuziale di Helgi facendovi irruzione. Ma Helgi, avvisato dalla moglie che il vecchio guerriero avrebbe voluto una degna ricompensa per quell'impresa, non ebbe ritegno per le ferite di chi lo aveva aiutato e, impugnata la spada, vibrò un fendente su di lui. Quando provò a ripetere il colpo, la moglie Helga lo parò con lo [[scudo]], in modo da salvare il vecchio e da avvisare il marito. Starkaðr non s'incollerì con il giovane, ma anzi apprezzò il suo gesto, ritenendolo forte espressione di valore.
Dopo questa impresa, Starkaðr tornò nuovamente in [[Svezia]], ma si trattenne poco in quanto partì quasi immediatamente per una nuova avventura: gli erano giunte voci, infatti, che [[Ingjaldr]], il figlio di [[Fróði]], anziché punire gli assassini del padre aveva stretto patti di amicizia con loro. Starkaðr si recò dunque alla corte del re travestito e con un grosso sacco di [[carbone]] sulla schiena. Quando i passanti gli chiedevano a cosa servisse ciò che trasportava, egli rispondeva che con quei carboni avrebbe forgiato una lama tanto acuminata da tagliare in due l'ottuso Ingjaldr. Giunto alla reggia del re, ricevette la dovuta ospitalità andando a sedersi insieme agli anziani. Ma la regina, figlia dell'uomo che aveva ucciso Fróði, lo trattò con disprezzo, intimandogli di lasciare la reggia, a causa degli abiti che portava. Sebbene provasse dolore per quel trattamento, il vecchio ubbidì e si alzò per allontanarsi: benché frenasse la propria colera, uscendo andò ad urtare contro una delle pareti del palazzo e le fece tremare a tal punto che esso cadde quasi in rovina.
Quando Ingjaldr tornò dalla battuta di [[caccia]], vide com'era stato trattato l'uomo a cui era stata affidata la sua educazione tanti anni prima e rimproverò la regina, che da quel momento prese a trattarlo con la più servile adulazione. Nonostante questo cambiamento nel trattamento ricevuto, Starkaðr, disgustato dal lusso della corte, dall'eccessiva cura che si aveva nei confronti del cibo e da vedere come la moderazione di un tempo fosse diventata dissolutezza e corruzione, non nascondeva il suo fastidio. La regina, credendo di riuscire a scacciare la collera con doni, gli offrì una coroncina e gliela pose sul grembo durante la cena; Starkaðr considerò questo gesto un'offesa piuttosto che un omaggio e reagì male, scagliandogliela in faccia. Infine, non sopportando i suoi tentativi di cattivarsi l'approvazione e non potendo più trattenersi, sfogò tutta la sua indignazione recitando versi di rimprovero e incitando Ingjaldr a vendicarsi di suo padre.
In seguito si narra che Starkaðr abbia combattuto di fianco ad un re di nome ''Rögnvaldr''<ref>''Regnaldus'' nel ''Gesta Danorum''</ref> ("potente [come gli] dèi") nella battaglia in [[Zelanda (isola)|Sjælland]]: questa battaglia fu importante perché per la prima volta si diede alla fuga.
==Note==
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