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Secondo quanto affermava Todeschini in una lettera alla redazione vi erano “accordi esistenti con la Santa Sede” che permettevano l’uso gratuito delle immagini del papa anche senza informazione giornalistica. Il segretario di Stato pontificio [[Tarcisio Bertone]] aveva comunque consigliato moderazione a Todeschini, suggerendogli la ripresa del dialogo con i giornalisti.
Tra i quattro il nome più noto era quello di [[Piero Schiavazzi (giornalista)|Piero Schiavazzi]], anchor-man con 500 telecronache papali all’attivo e numerose interviste a personaggi politici illustri.
Il [[12 settembre]] il [[pubblico ministero]] [[Giuseppe Corasaniti]] della Procura di Roma aveva però iscritto al registro degli indagati i quattro. I dipendenti avevano testimoniato dal pretore contro una giornalista accusandola di non aver rispettato l’orario di 36 ore settimanali, ma le dichiarazioni avevano insospettito Corasaniti, e dato che una indagine dell’''Istituto Nazionale Previdenza Giornalisti Italiani'' aveva dimostrato il contrario, era partita l’iscrizione dei testimoni al registro degli indagati per falsa testimonianza.
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