Puccio Pucci (notabile): differenze tra le versioni

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I primi incarichi politici furono come castellano o podestà di territori periferici (a [[Montecornaro]] nel [[1413]], al Cassereto di [[Arezzo]] nel [[1416]], a [[Monterappoli]] nel [[1417]], a [[Campiglia]] nel [[1420]]), poi come membro di varie magistrature fiorentine ordinarie e straordinarie (per la guerra contro [[Volterra]] del [[1427]] e contro [[Lucca]] del [[1429]]). Era intanto tra gli esponenti principali del partito dei [[Medici]], contro gli [[Albizi]], così preminente che la fazione veniva talvolta chiamata ''Puccina''.
 
Nel [[1433]] era compleamente schierato con Cosimo de' Medici, arrivando a provare a corrompere i giudici della [[Otto di Guardia e Balia|Balia]] che dovevano dichiararsi sulla colpa di tiranno di Cosimo, ma i suoi soldi servirono solo ad alleviare un po' la prigionia di Cosimo e, dopo la decisione di esilio, Puccio cercò di incitare il popolo a una rivolta. Per questo venne esiliato pure lui, con un confino decennale a [[L'Aquila]]. Tuttavia con il rientro di [[Cosimo il Vecchio]] a Firenze nel [[1434]] egli veniva prontamente richiamato in città e da allora rimase sotto la protezione del casato Mediceo. Si iscrisse all'Arte del Cambio e operò nell'ambito del Banco Medici. In particolare si dedicò alla riscossione dei crediti verso potenti caduti in proscrizione e si arricchì così enormemente, dirottando anche denaro pubblico nelle sue tasche. In sette anni il suo patrimonio arrivò a contare la stratosferica cifra di 54.000 fiorini e grazie alle sue potenti amicizie superò un'inchiesta circa i suoi guadagni.
 
Continuò l'attività politica ed eseguì alcune ambascerie per conto della [[Repubblica Fiorentina]] al pontefice e a [[Francesco Sforza]] ([[1435]]) in previsione della guerra contro [[Milano]] del [[1437]].