Depsa: differenze tra le versioni
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==La carriera musicale e discografica==
Salvatore dimostra quasi subito la sua passione e predisposizione per la musica e per la creatività in generale. “Enfant prodige”, a sette anni già compone la sua prima canzone seria, “Amore” utilizzando il pianoforte della vicina di casa a Portici. A quattordici anni il padre, restio al fatto che lui imparasse a suonare, finalmente acconsente e gli regala un pianoforte usato, scordatissimo, ma col quale [[Salvatore]] impara da solo a suonare e che utilizza per mettere in musica le sue innumerevoli poesie. A diciassette anni l’incontro con [[Peppino di Capri]], l’unico cantante a livello nazionale che viveva a Napoli, e che è stato il pigmalione di Salvatore, al punto da registrarli finora oltre trenta canzoni, alcune delle quali di grande successo anche internazionale. E’ pero’ lo stesso Peppino a obbligarlo a sostituire il suo nome, Salvatore De Pasquale, che considera troppo “napoletano” con uno pseudonimo, e così nasce [[Depsa]]. Da notare che lo pseudonimo viene utilizzato da Salvatore solo nel campo musicale, mentre in tutti gli atre attività artistiche e professionali si firma col suo nome e cognome per intero.
La collaborazione con Di Capri porta subito a una serie di successi discografici, tra cui "[[
Trasferitosi a Milano, Depsa svolge per sette anni il lavoro di discografico, sempre però continuando a scrivere canzoni, oltre a testi di cabaret. Nel 1985 accetta di fare il suo primo programma come autore televisivo [[“Grand Hotel”]], lasciando definitivamente il suo posto di dirigente discografico e tornando a firmarsi col suo vero nome. Da allora in poi non ha mai smesso l’attività di ideatore e autore di programmi televisivi ma non ha neppure smesso di scrivere canzoni. Finora solo al festival di Sanremo ne ha piazzate 22, con un primo posto (1976), tre secondi posti (1981 “con Ti voglio bene“, 1990 con “Gli amori “ versione inglese “Good love gone bad”, 1997 con “Storie”) e un terzo posto nel 2005 nella sezione “Campioni uomini” (“La panchina”).
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