Cadenza: differenze tra le versioni
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=== Opera lirica e concerto ===
Nell'[[Opera lirica|opera]] il termine cadenza indica un passaggio melodico, anche esteso e pressoché privo di [[accompagnamento]], utilizzato poco prima della conclusione del brano.
Fino alla fine del [[XVIII secolo]] le <u>cadenze delle [[Aria (opera)|arie]] d'opera</u> erano quasi sempre scritte o improvvisate dai cantanti che le eseguivano. In seguito i compositori provvedettero a scrivere le cadenze vocali per esteso, ma i cantanti non smisero di modificarle o riscriverle. È celebre la lunghissima cadenza col [[flauto]] nell'aria della pazzia di [[Lucia di Lammermoor]] di [[Gaetano Donizetti]], forse composta dal [[soprano]] [[Teresa Brambilla]] e comunque assente nell'originale donizettiano. Nel corso del [[XX secolo]] i cantanti d'opera abdicarono quasi del tutto a tale ruolo di compositori aggiunti, ma in cambio si assistette ad un curioso fenomeno di codificazione di ciò che in origine costituiva un momento improvvisativo, o almeno estemporaneo, dell'evento musicale: l'editore [[Ricordi (editore)|Ricordi]] pubblicò le cadenze (e le [[variazione (musica)|variazioni]]) raccolte ed elaborate dal maestro [[Luigi Ricci]], che i cantanti presero ad usare regolarmente in luogo di quelle - più in stile, oltre che normalmente più belle - delle partiture originali. Solo negli ultimi decenni del secolo la [[filologia musicale|filologia]] ha cominciato ad aver ragione di questa tradizione.
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