Ilario Tabarri: differenze tra le versioni
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Sin dagli anni '70, la figura di Tabarri come comandante delle formazioni partigiane è stata messa in discussione, soprattutto per quel che riguarda l'avvicendamento con "[[Libero]]" ([[Riccardo Fedel]]). Prima da isolate iniziative di ex partigiani (quali ad esempio il comandante [[Umberto Fusaroli Casadei]]) e poi da altre interpretazioni storiografiche che, contrariamente a quanto fatto da Flamigni-Marzocchi nel 1969 <ref> Flamigni-Marzocchi, La Resistenza in Romagna, La Pietra, 1969</ref>, hanno riletto il rapporto generale di Tabarri in maniera critica. Per esempio, nel 1984 [[Lorenzo Bedeschi]] indicava tra le "''problematiche ormai apertamente dibattute nelle sedi scientifiche [...] il peso da attribuirsi nel consuntivo del partigianato locale al ritardato ordine di sganciamento dal parte del comando Tabarri durante il massiccio rastrellamento tedesco di aprile nell'illusione, almeno inizialmente, che gli uomini della brigata potessero resistere sul posto anziché filtrare tra le maglie dei reparti nemici senza accettare il combattimento. Oppure l'altra questione, altrettanto controversa, riguardante non tanto la incerta fine di Libero quanto invece il significato e il valore della sua opera di primo comandante dei ribelli in questa zona dell'Appennino se si pensa che la struttura fondamentale della futura 8^ brigata coi suoi quadri militari migliori risulta essere la stessa costituita a suo tempo [dallo stesso Libero] e che le basi principali a cui la brigata continuerà a far riferimento resteranno quelle individuate dall'esecutivo militare di Tolloy fin dal dicembre '43.''"<ref>Dalla prefazione di Bedeschi al libro di Guglielmo Marconi (Paolo) "Vita e Ricordi sull'8^ brigata romagnola", p. 11 e ss.</ref>
Nel 2008, il dibattito è stato ravvivato da un lavoro di [[Natale Graziani]] poi ripreso da [[Giampaolo Pansa]] che nel suo "[[I gendarmi della memoria]]" dedica alla vicenda un intero capitolo, "Libero e lo spagnolo", nel quale si dimostrerebbe come [[Riccardo Fedel]] fosse un antifascista di lungo corso che con poca probabilità potrebbe aver commesso quei "crimini" di cui fu accusato da Tabarri.
Alle argomentazioni di Pansa (e Graziani), Davide Spagnoli ha replicato su "[[Il Calendario del Popolo]]" con un articolo che -utilizzando estratti da documenti d'archivio- mette in dubbio l'antifascismo di [[Riccardo Fedel|Fedel]], il quale, seppur condannato al confino per due volte nel 1926 e nel 1928 (entrambe le volte per 3 anni) e schedato al [[casellario politico centrale]] come "comunista pericoloso", sarebbe stato in realtà, secondo Spagnoli, un confidente della MVSN. Il che dimostrerebbe, sempre secondo Spagnoli, come ben abbia fatto Tabarri, nel 1944, a "liquidarlo". Nel lavoro di Graziani, invece, si sostiene che la "sentenza" di condanna pronunciata nei confronti del Fedel sarebbe stata prodotta a posteriori (nel 1948), come dimostrerebbe l'intestazione del documento alla OTTAVA Brigata: denominazione assunta dalla formazione solo nel maggio del '44, mentre la "sentenza" riporterebbe la data del 22 aprile. Peraltro, la "sentenza" di cui parla Graziani (e che Spagnoli riporta come autentica nel suo articolo sul Calendario del Popolo) non esiste se non "per citatazione" in una lettera privata del '48 dello stesso Tabarri alla sorella di Ricardo Fedel
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