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Con la vittoria di [[Viktor Yushenko]], inviso al [[Cremlino] durante le elezioni presidenziali del [[26 dicembre]] [[2004]], dopo la [[rivoluzione arancione]], il baricentro politico dell'Ucraina si è spostata sempre più verso l'[[Unione Europea], alienandosi dall'influenza russa. L'Ucraina, però, era da decenni nell'orbita di [[Mosca]] e dipende dalla Russia per quanto riguarda l'energia. La maggior parte del gas ucraino, infatti, proviene dalla [[Gazprom]] russa, che vendeva il gas agli ucraini ad un prezzo di favore (50 [[dollari]] ogni 1000 metri cubi). Nel frattempo, però, l'Ucraina aveva ottenuto dalla UE lo [[status]] di [[economia di mercato]], pertanto la Gazprom ha iniziato a tariffare il gas a prezzi di mercato, dapprima a 160 dollari, poi, dopo il rifiuto ucraino, a 230 dollari ogni 1000 metri cubi di gas. Questo aumento è stato da molti osservatori giudicato più politico che economico, poichè si tratterebbe meramente di un tentativo di legare l'Ucraina alla Russia con una sorta di [[assedio]]. L'inverno ucraino, freddissimo, è infatti alle porte.
== Le conseguenze possibili ==
L'Unione Europea segue con attenzione l'evolversi della crisi: buona parte del gas importato in Europa dalla Russia, infatti, passa attraverso l'Ucraina, che ha minacciato di effettuare prelievi sul gas destinato all'Europa come pagamento dei diritti di transito (il 15% del totale). L'Ucraina si è inoltre appellata agli [[accordi di Budapest]] del [[1994]] e ai suoi garanti [[Gran Bretagna]] e [[Stati Uniti]], con cui l'Ucraina cedeva alla Russia tutto il suo arsenale nucleare al fine di non subire pressioni politiche ed economiche da Mosca.<br>
Il governo russo, tuttavia, ha tenuto a precisare che i diritti di transito sono già stati pagati dalla Gazprom, [[monopolio|monopolista]], e che gli accordi di Budapest riguardavano le minacce alla sovranità e alla integrità territoriale, e non gli accordi commerciali. Inoltre, alle voci che proponevano un aumento dell'affitto per le navi russe stanziate in [[Crimea]], la Russia ha risposto che si metterebbero allora in discussione anche gli accordi territoriali con l'Ucraina.<br>
La Russia, tuttavia, ha molto da perdere in una crisi con l'Ucraina, sia perchè potrebbe alienarsi le simpatie anche della parte russofona, sia perchè, se la crisi investisse l'Europa, ciò comporterebbe un irrigidimento dei rapporti, cosa che Mosca non vuole, soprattutto perchè il [[1 gennaio]] [[2006]] è iniziata la presidenza di turno del [[G8]].<br>
Anche la Gazprom subirebbe svantaggi: si vuole, infatti, che gli investitori europei entrino nell'azionariato della compagnia, ma queste possibili e ricche entrate potrebbero venire impedite dal blocco del gas in Ucraina.<br>
Tuttavia, anche l'Ucraina non ha da guadagnare da questa crisi: solo Yushchenko potrebbe ottenere un aumento dei consensi alle prossime elezioni politiche, mentre gli svantaggi graverebbero tutti sulle industrie, peraltro già in ginocchio e lontane dall'[[autarchia]] energetica.
== Lo sviluppo della crisi ==
Il [[30 dicembre]] [[2005]] [[Vladimir Putin]] propone all'Ucraina un compromesso: si ai prezzi di mercato, ma soltanto a partire dal [[1 aprile]] [[2006]]. Il presidente Yushchenko si è dichiarato possibilista, ma ha chiesto che i prezzi venissero prefissati. Tuttavia, Mosca ha interpretato questa richiesta come un tentativo di guadagnare tempo e ha dato via libera alla Gazprom per tagliare il rifornimento di gas agli ucraini. La mattina del [[1 gennaio]] [[2006]] la Gazprom annuncia la chiusura dei rubinetti per [[Kiev]], precisando che il gas europeo non avrebbe subito carenze. l'ente ucraino per l'energia ha però ribadito il contrario, sottolineando la possibilità, per l'Europa, di disagi nel rifornimento di gas. L'Europa, infatti, importa attraverso l'Ucraina il 25%
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