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==Le crisi del Banco Ambrosiano==
La prima crisi del Banco risale al [[1977]]. Una mattina di novembre [[Milano]] si sveglia tappezzata di cartelloni in cui si denunciavano presunte irregolarità del Banco Ambrosiano. Artefice del gesto era [[Michele Sindona]], un banchiere [[Sicilia|siciliano]] in affari con Calvi e come lui [[P2|piduista]]. Sindona voleva vendicarsi di Calvi, cui aveva chiesto senza successo di "tappare i buchi" delle sue banche.
La prima crisi del Banco si ebbe nel [[1977]], quando una mattina di novembre [[Milano]] si svegliò tappezzata di cartelloni in cui vennero denunciate presunte irregolarità del Banco ambrosiano. Artefice del gesto fu [[Michele Sindona]], un banchiere [[Sicilia|siciliano]] in affari con Calvi e come lui [[P2|piduista]]. Fu una ripicca, poiché Sindona aveva chiesto soldi a Calvi per "tappare i buchi" delle sue banche e Calvi aveva rifiutato. La situazione si stabilizzò celermente, ma il [[17 aprile]] [[1978]] alcuni ispettori della [[Banca d'Italia]] entrarono nel Banco Ambrosiano, dove rimasero per alcuni mesi, uscendo con un rapporto pieno di irregolarità che fu consegnato al giudice [[Emilio Alessandrini]]. Egli purtroppo non riuscì nemmeno a leggerlo, ucciso da un attentato del gruppo terroristico di estrema sinistra [[Prima Linea]]; il governatore della Banca d'Italia [[Paolo Baffi]] e il capo della vigilanza Mario Sarcinelli che avevano ordinato l'ispezione vennero invece accusati dal magistrato [[Antonio Alibrandi]] di alcune irregolarità nella gestione di un altro caso finanziario. I due imputati vennero definitivamente prosciolti nel [[1983]] dopo essere stati comunque tagliati fuori dal caso sul Banco Ambrosiano. Intanto per Calvi, anche questa seconda crisi, forse con qualche aiuto, fu superata; non fu però l'ultima: le seguenti, di carattere finanziario ed in particolare di mancanza di liquidità per il Banco, furono arginate facilmente grazie ai finanziamenti della [[Banca Nazionale del Lavoro|BNL]] e dell'[[ENI]] per circa 150 milioni di [[Dollaro|Dollari]], per cui Calvi dovette pagare tangenti a [[Claudio Martelli]] e [[Bettino Craxi]]. Il "castello di carte" dell'Ambrosiano crollò nel [[1981]] con la scoperta della loggia P2 che lo proteggeva: Calvi si ritrovò senza alcuna difesa contro lo scandalo appena scoppiato e cercò l'intervento del Vaticano e dello IOR, ma poco meno di due mesi dopo venne arrestato per reati valutari, processato e condannato.
Per alcuni mesi, a partire dal [[17 aprile]] [[1978]] alcuni ispettori della [[Banca d'Italia]] analizzano la situazione del Banco Ambrosiano e denunciano molte irregolarità, segnalate al giudice [[Emilio Alessandrini]], ucciso da un commando di terroristi di estrema sinistra appartenenti a [[Prima Linea]]. Il governatore della Banca d'Italia [[Paolo Baffi]] e il capo della vigilanza Mario Sarcinelli, artefici dell'ispezione sono accusati dal magistrato [[Antonio Alibrandi]] di alcune irregolarità e posti agli arresti (domiciliari per Baffi), salvo essere assolti nel [[1983]].
In seguito il Banco si trova a disporre di scarsa liquidità e riceve finanziamenti dalla [[Banca Nazionale del Lavoro|BNL]] e dall'[[ENI]] per circa 150 milioni di [[Dollaro|Dollari]], per ottenere i quali Calvi paga tangenti a [[Claudio Martelli]] e [[Bettino Craxi]]. Il "castello di carte" dell'Ambrosiano crollò nel [[1981]] con la scoperta della loggia P2 che lo proteggeva: Calvi ritra senza protezioni ad affrontare lo scandalo e cerca l'intervento del Vaticano e dello IOR, ma poco meno di due mesi dopo viene arrestato per reati valutari, processato e condannato.
==Tentativo di salvataggio==
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