Concilio di Orange: differenze tra le versioni
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I '''Canoni del Secondo concilio di Orange''' respingono chiaramente ciò che più tardi sarà conosciuta come [[doppia predestinazione]]. Agostino non l'aveva di fatto sostenuta perché il suo interesse principale, rispondendo a Pelagio, risiedeva nell'idea di depravazione e di grazia. La questione della [[doppia predestinazione]] sarà soprattutto oggetto dell'attenzione della [[Riforma protestante]] come sarà resa popolare da [[Beza]], ed emerge fortemente nel [[Sinodo di Dordrecht]] ([[1618]]-[[1619]]) contro [[Jakob Hermandszoon|Giacomo Arminio]].
I Canoni del Concilio di Orange aiutano a rendere stabile la dottrina agostiniana della [[depravazione totale]], del [[peccato originale]] e della [[Grazia (teologia)|grazia di Dio]] che domineranno nella Chiesa sino alla metà del [[1700]]. Dato che erano stati scritte come risposta a [[Pelagio]] queste concezioni mettono in forte rilievo il ruolo sovrano di Dio nella salvezza. La comprensione agostiniana della [[Grazia (teologia)|grazia]], però, permetteva la scelta umana, per quanto nei limiti della [[precognizione di Dio]]). Concezioni posteriori sviluppate in circoli [[Calvinismo|calvinisti]] al riguardo della [[predestinazione]], permetteranno alla grazia di Dio d'operare solo negli eletti e solo attraverso il suo sovrano decreto di salvezza, indipendentemente dalle scelte umane e dall'idea stessa di precognizione [[vedasi la [[Confessione di fede di Westminster]].
Sebbene la posizione agostiniana diventi la posizione cristiana "ortodossa" per i mille anni seguenti al Concilio di Orange, la questione rimarrà in sospeso per riemergere solo al tempo della [[Riforma protestante]]. Sebbene anche [[Jakob Hermandszoon|Giacomo Arminio]] sia condannato come eretico, le sue concezioni permarranno nella Chiesa in una versione leggermente modificata nella teologia di [[John Wesley]].
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